Anpas Informa anno 2012 num.3

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Newsletter Anpas Informa - archivio numeri

Anno 2012 - dicembre, numero 3 (scarica in pdf)

 

 

L'editoriale di Fausto Casini.

Ora. Si sta avvicinando il natale, e il 2012 questo impegnativo anno bisestile si prepara a lasciare il posto al 2013 che come ogni anno ci auguria- mo migliore del precedente.

Cresce il welfare, cresce l'Italia

 

E' il momento di fermarsi a riflettere, dedicherò questa pausa alla famiglia e a recuperare sane letture, ma l’ottavo anno di presidenza dell’Anpas convissuto con il terremoto nella mia terra e le riflessioni scaturite dagli ultimi incontri mi impongono di affrontare il nuovo anno con lucidità e con chiarezza di strategie.

Quest’anno è stato carico di attività, di entusiasmi di fatiche e di cambiamenti. Questa newsletter rendiconta buona parte dei risultati importanti della nostra attività: abbiamo innovato sul campo la nostra protezione civile sia nella gestione dell’emergenza che nella azione per costruire comunità resilienti; siamo cresciuti nella nostra capacità di interlocuzione e collaborazione con il mondo accademico e nel rapporto con la comunità scientifica e la firma del protocollo con Reluis ne è una testimonianza; abbiamo costruito il regolamento di applicazione del nuovo statuto che apre il nostro movimento alle affiliazioni di nuovi soggetti in Italia e all’estero, abbiamo avviato un attività istituzionale per accogliere in tutti i livelli i giovani e le loro idee e l’iniziativa del meeting sulle 8 idee per cambiare il mondo ne è un importante risultato; abbiamo  deciso di rivoluzionare l’idea di sviluppo del movimento e stiamo costruendo un processo partecipato che attivi tutti nella crescita e nel rafforzamento della rete, il tutto mentre un terremoto che ha colpito l’Emilia ci ha impegnato a fondo nella nostra solidarietà a quelle popolazioni.

Nonostante questo la sensazione è quella di essere fragili, di non fare abbastanza e soprattutto di non aver costruito un pensiero indipendente e autonomo intorno a cui mobilitare l’Anpas.

E’ strano, proprio mentre stiamo raggiungendo i risultati che per anni avevamo dichiarato: l’omogeneizzazione dell’immagine è ormai a buon punto, il dare impulso alla comunicazione ed essere produttori di narrazione oggi ci contraddistingue rispetto alle altre grandi reti, il lavoro con l’archivio storico sta trasformando la nostra storia in memoria disponibile e interrogabile per fare le nostre scelte, il nostro collegamento con l’europa sta diventando fattivo e il nostro protagonismo con i Samaritan sta aumentando; abbiamo mobilitato così tanto senza aumentare il costo che le nostre associate devono sostenere per il funzionamento della rete e non ci mancano progetti ambiziosi come il trasformare le nostre sedi in “sentinelle “ per il rischio e le nostre associazioni in centri di educazione permanente sulla sicurezza dell’ambiente e in aiuto ai nuovi cittadini e agli anziani. E allora?

La riflessione: ” [...] Il nostro movimento, 882 Associazioni, centinaia di migliaia di soci, decine di migliaia di volontari, una presenza capillare nel territorio, un rapporto positivo con le popolazioni tarda, ad esprimere autonomamente i segni di una strategia adeguata alla fase straordina- ria che stiamo vivendo ondeggiando, sempre in modo subordinato, fra il richiamo del “mercato”, il legame con la tradizione, la presenza dentro soggettività politiche datate e ambigue; in sinte- si una massa a disposizione di altrui disegni. Dopo il Congresso le poche occasioni offerte per il confronto non sono state utilizzate per scava- re a fondo e per disegnare traiettorie adeguate; oggi l’avvio di questo dibattito interno non è più rinviabile. Occorre una fase attenta di analisi e la discussione larga sulla prospettiva per arrivare ad una sintesi condivisa e solida. Questo ti chiediamo come programma di lavoro prioritario per il 2013 [...]”. Questo è uno stralcio di una lettera che Attilio Farnesi, Presidente di Anpas Toscana, mi ha inviato è che esplicita nel modo condivisibile, la situazione in cui si trova chi dirige le nostre associazioni e le nostre articolazioni di rete e l’Anpas nazionale. Il segnale è chiaro e ci deve profondamente interrogare.

Questi interrogativi devono essere affrontati cercando di individuare i percorsi di approfondimento, le strategie e le articolazioni dei temi che ci sottopongono. Sintetizzo la lettura: “Siamo grandi, abbiamo tanta fiducia dai nostri concittadini, abbiamo una storia che ci dona idee attuali anche nella società in evoluzione, le istituzioni riconoscono la nostra qualità e affidabilità, la nostra identità è chiaramente definita, i nostri valori sono esplicitati nei documenti che co- struiamo dal bilancio sociale ai no- stri statuti e li ritroviamo nel nostro agire, ma non riusciamo a tracciare la via per le nostre associazioni per abitare il futuro ne riusciamo a condizionare le politiche del nostro paese in modo efficace.

 

Fausto Casini e RSI

Ci troviamo di fronte ad una distanza frustrante fra le aspettative e quello che riusciamo ad ot- tenere e su questo dovremo orientare il nostro futuro. Definire la visione è fondamentale, ma dobbiamo interrogarci sul nostro ruolo di grande associazione di volontariato provando a definire cosa spetta a noi in questa terribile crisi culturale che colpisce la nostra società.

La sopravvivenza. La responsabilità a cui la no- stra storia ci obbliga è contenuta nei valori fon- danti delle pubbliche assistenze e oggi è affidata a noi; la sopravvivenza ci impone la difesa dei minimi di sostenibilità per agire e di immaginare nuove forme di attività al passo con i tempi. I modelli organizzativi non possono affidarsi alla benevolenza dei regolatori. Purtroppo l’attuale scarso senso di responsabilità di chi opera nella pubblica amministrazione non è affatto sensibi- le alla domanda:”Senza di noi come fareste?”. o meglio: “Con che risorse potreste continuare a dare risposte ai cittadini se ci rendete impossibile la sopravvivenza?” oggi vige la regola: ”Ho pochi soldi. !uello che riesco a fare, bene. Il resto sono fatti degli altri”.

Tutto questo ignorando i diritti fondamentali dei cittadini definiti dalla Costituzione. non gioca a nostro favore il fatto che, dove siamo fortemente strutturati o dove operiamo in modo coordinato con il 118 e con le ASL, molti cittadini ci percepiscano come un servizio istituzionale. Le normative a cui ci siamo adeguati prima fra tutte la legge 266/91 non consentono attività di autofinanziamento né riconoscono le reti, inoltre alcune interpretazioni errate delle normative europee sulla concorrenza tendono a chiederci di snaturare la nostra identità per farci parte- cipare ad attività sul territorio. non passa giorno senza che escano provvedimenti iniqui e frustranti per le nostre associazioni. Anche il modo con cui si sta privatizzando la CRI dimostra che il nostro modo di aggregare i cittadini non è sicuramente il preferito da chi oggi governa il nostro Paese.

Costruire modelli e alleanze inedite. noi abbiamo un grande vantaggio: la varietà. Ma questa diventa risorsa solo se siamo in grado di leggerla e valorizzarla. Il nostro obiettivo non può essere uniformare, ma dobbiamo cominciare a catalogare e per ogni forma che troviamo coerente con i nostri valori dobbiamo costruire l’elenco delle necessità e delle risorse per valorizzarla. Questo modello corale deve incardinarsi in una visione di società che decida qua- le spazio secondo noi spetta al pubblico, quale al terzo settore, e all’interno del terzo settore in quali spazi ci possiamo cimentare. Le alleanze non si possono solo limitare ai Forum del Terzo settore, alle consulte del volontariato; quelli sono luoghi dove ci si esercita alla ricerca di una rappresentanza unitaria, che è tra i nostri obiettivi principali, ma di volta in volta dobbiamo costruire reti di ambito tematico o di progettazione e raggruppamenti con obiettivi di pressione politica che rompendo gli schemi classici si coagulino sull’idea di benessere, sul modello di difesa, sul sistema della salute e dell’educazione fino ad arrivare anche al consumo consapevole e alla attenzione all’ambiente. Chiamarsi movimento significa essere in grado di promuovere impulsi di cambiamento nella società.

Armonizzare i ritmi. Il grande lavoro che spetta alla rete oltre che tracciare linee è quello di sincronizzare il sistema, non basta enun- ciare degli obiettivi ne definire strategie, essere movimento signifi- ca camminare assieme, solo così la nostra dimensione può diventare forza. E' fondamentale evitare gli strappi, cercare di aiutare chi va più piano e ascoltare i profeti sapendo che ogni processo richiede pazienza e condivisione di aspirazioni. Su questa traccia si muove il piano triennale che la direzione nazionale ha costrui- to, ma non basta dobbiamo pervicacemente ricercare il confronto e la crescita culturale. Il volontariato agisce su due grandi fronti: il primo è l’espressione della soggettività politica nei luoghi della rappresentanza e nel rapporto con le istituzioni, ma l’altro su cui allo stesso modo ci si deve misurare, è quello di essere luogo di educazione e formazione permanente della cittadinanza e quindi liberatore di pensieri che possono promuovere il cambiamento al di là dell’appartenenza associativa.

Il 2013 ci aspetta con queste domande e ci affida questa grande responsabilità, ma ”l’amore per le Pubbliche Assistenze e la consapevolezza del ruolo che queste possono svolgere come hanno sempre fatto nel passato” (così conclude la lettera di Anpas Toscana) che so essere presente in tutto il nostro bel mondo mi dice che l’attrezzatura ce l’abbiamo.

Concludo con un tweet: i volontari sono coloro che svolgono un’azione volontariamente per il semplice piacere di realizzare aspirazioni. Aspiriamo profondamente e buon 2013 a tutti!

              

 

 

 

 

In questo numero si parla di:


 

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