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L’ALTRO SUD IN MARCIA VERSO L’ALTRA ITALIA…  A(N)PAS-SIONATAMENTE

MigrantiNon capivo. Ero piccolo e non capivo. Non capivo perché sul nostro campetto di calcetto, in pochi mesi, venne costruita un’impenetrabile caserma NAPS (n.d.R. Nucleo Antisequestri Polizia di Stato).

Non capivo perché le strade tranquille del mio paese, Canolo, iniziarono a pullulare di autocivette, sirene e lampeggianti.

Non capivo perché in un centro di 400 abitanti erano arrivati più di 300 poliziotti. Non capivo perché gli elicotteri svolazzavano di giorno e di notte sui nostri tetti.

Poi mi hanno spiegato… ed ho capito. E mi sono vergognato. Vergognato di appartenere ad una terra, l’Aspromonte, genitrice di figli indegni e senza scrupoli. Capaci di strappare con barbara violenza la libertà dalla vita.

Poi sono cresciuto e ho smesso di vergognarmi. Perché avevo compreso dell’altro. Tanto altro. Avevo compreso che l’Aspromonte, oltre a partorire figli imbastarditi dalle pratiche criminali e mafiose, è anche e soprattutto una terra generosa. Ricca di storia, cultura, tradizioni, valori, suoni. Odori. Saperi e sapori. Una terra che disconosce i figliastri nati al di fuori del matrimonio con la civiltà millenaria e industriosa tipica delle popolazioni montanare. Una terra della quale essere consapevoli, fieri ed orgogliosi.

In questa parabola è racchiuso in sintesi il senso della Carovana dei Briganti Migranti: denuncia, consapevolezza, riscatto. Un altro Sud. Un altro Sud in Marcia.

Siamo partiti da Caulonia. Con l’ausilio di Francesco (il pulmino ANPAS ribattezzato ad Altamura in ricordo di Francesco Cassol) abbiamo attraversato per mari e monti il tacco calabro dell’italica nazione. Con noi hanno marciato per alcune tappe Adelaide Vuono e i volontari della PA Aspa di Acri. Abbiamo percorso la Basilicata, assaporato la Murgia pugliese e varcato le terre di Gomorra. A Pagani siamo stati accolti, accuditi e coccolati dalla PA Papa Charlie. A Villa Literno abbiamo incontrato Renato Natale, Presidente della Pubblica Assistenza di Casal di Principe (CE), e abbiamo portato la nostra testimonianza alla manifestazione in ricordo di Jerry Masslo. In questo cammino, abbiamo conosciuto donne e uomini straordinari: impegnati e combattivi. E infine siamo giunti a Teano.

In quella Teano dove il 26 ottobre di 150 anni or sono, l’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele segnò l’infausto passaggio del meridione nel regno sabaudo. In quella Teano dove oggi invece si è riunita l’Altra Italia. L’Altra Italia fatta di accoglienza, cultura, associazionismo, impegno, attivismo, lotta. Risveglio e proposte.

In quella Teano che si conferma ancora luogo storico fondamentale per la vita del nostro paese: da ogni dove sono intervenuti cittadini, enti, comuni, associazioni, movimenti. Si è discusso di buone pratiche e di cittadinanza attiva, di partecipazione responsabile e di buona politica. Di verità storica, di economia equa e sociale, dei giovani che stanno creando nuove imprese sui beni confiscati alle mafie. Hanno parlato e denunciato gli operai e i lavoratori che sono in lotta per la difesa dei diritti fondamentali. Ci sono stati gli interventi e le testimonianze di Tonino Perna, di Alex Zanotelli, di Luigi Ciotti, di Sandra Bonsanti, di Paolo Beni, di Riccardo Iacona, di Matteo Cosenza, di Marco Revelli, di Lilia Ghanem, di Piero Bevilacqua, di Paul Ginsborg, di Lucy Riall e tantissimi altri.

La sintesi di questo intenso programma è stata assunta con un atto di grande solennità: la sottoscrizione della Carta di Teano per un nuovo patto unitario tra gli italiani e per una nuova riconciliazione nazionale.

In questo atto, in questa sottoscrizione, abbiamo ritenuto necessario dare un contributo. Il contributo di un altro Sud. Un Sud consapevole che non nasconde la vergogna generata dagli infami respingimenti verso la Libia, dallo sfruttamento, dall’umiliazione e dalla deportazione dei migranti. La vergogna del silenzio, delle sotterranee collusioni mafia-istituzioni, della mentalità mafiosa, della mattanza delle faide. Del Sud brutto, pregno di cervelli privati di prospettive, che si scontrano con la cronica disoccupazione e costretti alla migrazione, alla fuga, alla resa.

Ma anche un Sud che non si arrende e che propone. Quel Sud che sperimenta modalità concrete di accoglienza alternative ai militarizzati CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione): ne sono esempi Riace e Caulonia. Il Sud fatto di reti e comitati che battagliano con grinta e passione contro le ingiustizie sociali e lo stupro del territorio. Il Sud che ricorda e marcia, scrive e denuncia. Il Sud delle nostre Pubbliche Assistenze, che accompagnano i malati a fare dialisi, che aiutano gli anziani e i disabili, che lottano contro gli incendi e l’inquinamento. Il Sud amministrato da donne e uomini che dicono di no e a volte, per questo, muoiono. Il Sud fatto di imprenditori che denunciano e fanno arrestare. E rimangono soli. Il Sud dei giudici che lottano e non demordono, anche se spesso mancano i soldi per la benzina. Il Sud delle cooperative che tra attentati e intimidazioni generano sapori e lavoro dai terreni libera-ti dalle mafie. Il Sud di 40 mila persone che in un sabato di fine settembre, scendono in piazza per urlare che “la ‘ndrangheta è una montagna di merda”.

Il Sud che non vuole più essere rappresentato da quattro coglioni che inneggiano alle doti del boss arrestato ma da centinaia, migliaia di meridionali che applaudono e sostengono i magistrati e le forze dell’ordine ogni qualvolta ne hanno bisogno.

Noi riteniamo che questa nostra parte di Sud possa contribuire al rilancio, alla civilizzazione, al riscatto dell’Italia intera. Che può ancora salvarsi se capisce che deve rifondare il suo patto sociale su altre basi valoriali e culturali.

Giuseppe Trimarchi, Presidente Pubblica Assistenza di Canolo e Responsabile Internazionale ANPAS Calabria


Info su: www.versoteano.it

Vedi anche: Il concetto di dono, di Marco Revelli | Riace, un'altra Calabria, di Chiara Paganuzzi

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