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ISEE: DOPPIA VITTORIA L'ISTITUZIONE DI UNA SEDE STABILE DI CONFRONTO

Roma, 7 agosto- E’ stato approvato ieri, con diverse osservazioni, dalle commissioni riunite Finanze e Affari Sociali della Camera il parere allo schema del Dpcm sulla revisione delle modalità di determinazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee).
“Siamo soddisfatti - dichiara il Portavoce del Forum del Terzo Settore, Pietro Barbieri -  perché nelle osservazioni al Parere è stata accolta la nostra richiesta di istituire un Tavolo di consultazione stabile con le Istituzioni, i Comuni, le Regioni, le parti sociali e le associazioni nazionali portatrici di interessi. Nelle scorse settimane avevamo seguito con molta attenzione l’iter per la revisione del nuovo indicatore, incontrando e confrontandoci con il Ministro e Viceministro del welfare, con i gruppi parlamentari e con le Commissioni congiunte Finanze e Lavoro alle quali abbiamo espresso tutte le nostre preoccupazioni che sono state in parte accolte, a partire da una maggiore attenzione alle famiglie numerose e alle persone con disabilità.”


“L’istituzione del Tavolo - prosegue il Portavoce -rappresenta per noi una grande e duplice vittoria. Lo chiedevamo da tempo al Ministero di competenza perché riteniamo tanto urgente quanto fondamentale che un organismo di monitoraggio sia partecipato dalle forze sociali e dalle amministrazioni locali. Eppure fino ad ora non aveva trovato risposta. Oggi invece leggiamo nel Parere che  ‘considerata la complessità della nuova disciplina e la necessità di valutarne l'effettivo impatto’ il Governo provvede alla costituzione di una sede stabile di confronto. La sede, che appare prossima all’esperienza dell’Osservatorio nazionale sulla 328, rappresenta non solo il luogo attraverso il quale monitorare l’applicazione dell’Isee  e correggere in corso d’opera eventuali difetti del nuovo strumento, ma sarà anche uno spazio per vigilare e guidare, da una prospettiva privilegiata, il percorso sull’integrazione, l’erogazione dei servizi e le Politiche Sociali nel loro complesso, a partire dalla definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale.”

 

 

IL FORUM TERZO SETTORE HA INCONTRATO IL VICEMINISTRO ALL’ECONOMIA FASSINA

Roma, 2 luglio - Una delegazione del Forum Nazionale del Terzo Settore ha incontrato ieri il Viceministro all'Economia e alle Finanze Stefano Fassina. “Un incontro positivo – dichiara il Portavoce Pietro Barbieri –  che ci ha permesso di porre all’attenzione del Viceministro questioni per noi prioritarie. A partire dalla necessità, condivisa con il Viceministro, che il Terzo Settore trovi una sua collocazione ben definita e spazi di riconoscimento all’interno dei quali il welfare non sia più considerato residuo e subordinato, ma parte integrante e qualificante del nostro sistema economico e di sviluppo, in grado di garantire coesione, e sicurezza sociale, equità e occupazione, in particolare giovanile e femminile.” 

 

Tra le questioni che la delegazione del Forum, composta dal portavoce Pietro Barbieri, i rappresentanti del  coordinamento Enzo Costa, Andrea Fora, Maurizio Mumolo, Stefano Tassinari e il Direttore del Forum Domenico Iannello, ha presentato al Viceministro Fassina, la questione sociale del Paese che oggi è diventa ogni giorno di più emergenziale, il mantenimento dell’Iva al 4% per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali, il rifinanziamento dei Fondi per le politiche sociali e l’aumento delle risorse destinate alla cooperazione internazionale - secondo gli impegni presi -, la stabilizzazione del 5 per mille che deve diventare una questione di diritto, la definizione di un piano d’azione nazionale contro la povertà, il tema occupazionale, la riduzione delle spese militari, la revisione dell’Imu per il non profit, il ritardo dei pagamenti da parte della PA e la necessità che venga ripristinato un organismo come l’Agenzia per il Terzo Settore

“Abbiamo apprezzato l’attenzione del Viceministro Fassina – prosegue Barbieri – vicino al nostro mondo e sensibile alle nostre istanze. Proprio da parte del Viceministro è arrivata infatti la proposta di individuare alcune priorità sulle quali cominciare a lavorare insieme, pur tenendo conto della difficile situazione economica del nostro Paese e di quella della finanza pubblica. Il Viceministro ci ha invitati a fissare un secondo incontro già da settembre e ad avviare un confronto ed una collaborazione anche con l’Agenzia delle Entrate e con i Presidenti della Commissione Finanze di Camera e Senato.” 

“Da parte nostra – conclude il Portavoce – abbiamo chiesto che anche con il Ministero dell’Economia venga istituito un Tavolo permanente di consultazione che consenta un confronto e un dialogo con il nostro mondo, che ci coinvolga in prima persona e che sancisca quel segnale di riconoscimento del nostro ruolo che rivendichiamo da tempo.”

 

 

 

La lettera si riferisce alla situazione di forte incertezza sul futuro dei servizi a Genova e annuncia una mobilitazione: 300 i lavoratori a rischio

Gent.mo Sindaco, 

la perdurante situazione di incertezza nella costruzione del Bilancio diprevisione del 2013, accompagnata alle notizie secondo cui per l anno incorso ci sarà una  riduzione della spesa nel welfare municipale, stacomportando un disagio crescente ai limiti della sopportazione nei servizi in  convenzione con il Comune. 

Come enti del Terzo Settore continuiamo ad andare avanti in regime didodicesimi (quando va bene), o già in contrazione, e questo  fa viverenell incertezza e nella precarietà organizzazioni cooperative, associazionie lavoratori che non sanno come sarà l immediato futuro e che servizipotranno ancora essere offerti ai cittadini.
Andare avanti  in dodicesimi significa che i servizi in convenzione sonorinnovati di mese in mese, un mese alla volta, con una conseguenteprecarietà di lavoro, prospettive, progettualità.

Se fossero confermati i tagli, almeno un terzo dei servizi gestiti dallerealtà del Terzo Settore dovrebbe chiudere o essere fortementeridimensionati con una perdita di occupazione per almeno 300 lavoratori sui1000 circa a Genova.

Come Forum del Terzo settore ci siamo impegnati in  questo primo anno con laSua Amministrazione  a condividere e a realizzare un percorso di confrontoper rileggere i bisogni dei cittadini più fragili e permettere una riorganizzazione dei servizi sociali, con l'obiettivo anche disalvaguardare l' occupazione per centinaia di operatori che quotidianamente,in condizioni sempre più precarie, continuano a svolgere delicate attivitàcon minori, disabili, anziani, adulti in difficoltà.

Ad oggi questo confronto non ha ancora prodotto risultati significativi soprattutto, riteniamo, per la poca chiarezza degli obiettivi politici diquesta Giunta in tema di servizi sociali. 

Questa condizione è inaccettabile per tutte le realtà del terzo settore che in questi anni hanno svolto sussidiariamente al Comune di Genova quellafunzione pubblica per la quale sono riconosciute investendo risorsefinanziarie e soprattutto risorse umane  che devono essere considerate allapari dei lavoratori del comparto pubblico, in grado di perseguirel interesse generale e sviluppando capitale sociale all interno dellecomunità locali ponendo l attenzione in particolare sui cittadini più fragili.

Chiediamo pertanto a Lei sig. Sindaco di fare chiarezza a noi e alla cittàsulle reali intenzioni della Sua Amministrazione mettendo in atto tutte le iniziative possibili perché quanto sta avvenendo può essere inteso come unavolontà di non salvaguardare il sistema dei servizi di welfare cittadinocontrariamente agli impegni da Lei presi in più occasioni.  

Come Forum del Terzo Settore genovese,  congiuntamente con tutti glioperatori  delle organizzazioni cooperative, dell associazionismo dipromozione sociale e del volontariato manifesteremo il nostro disagio edissenso attraverso una mobilitazione davanti a Palazzo Tursi per il giorno 9 Luglio 2013 alle ore 13.30 in occasione della seduta del Consiglio comunale al quale vogliamo partecipare.

In attesa di un Suo riscontro Le porgiamo Cordiali saluti 
Ferdinando Barcellona
Portavoce del Forum del Terzo Settore genovese



 

 

 

La Rete “Cresce il Welfare, cresce l’Italia” - promossa da 40 organizzazioni sociali tra le più rappresentative del nostro Paese che operano nel campo dell’economia sociale, del volontariato e del sindacato – ha presentato nella conferenza stampa di oggi i primi dati di una ricerca su investimenti nel welfare e rilancio dell’occupazione.

 

Un gruppo di ricercatori, coordinati da Andrea Ciarini dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha già individuato alcuni significativi elementi che possono incidere sulle riflessioni di queste settimane in tema di occupazione, e che supportano la convinzione della Rete che il welfare non sia un costo ma un investimento. I dati sono straordinariamente attuali viste anche le recenti decisioni della Commissione UE che consentiranno deviazioni temporanee dal raggiungimento dell’obiettivo di medio termine del rapporto PIL/spesa pubblica. Un’occasione epocale di investire in modo intelligente nel welfare.

 

In Europa, tra il 2008 e il 2012 (nel pieno della crisi), a fronte di una perdita di occupazione nei comparti manifatturieri di 3 milioni e 123mila unità l’incremento nei servizi di welfare, cura e assistenza è stato pari a 1 milione e 623mila unità (+7,8%).

Ma solo alcuni Paesi europei si sono resi conto che il welfare può essere un volano per la ripresaeconomica. Fra questi l’Italia non c’è: al contrario essa comprime la spesa sociale, delega massicciamente l’assistenza alle famiglie, mantiene limitati e risibili gli sgravi per l’occupazione domestica e di assistenza, favorendo il lavoro sommerso e senza tutele.

 

Destinare risorse pubbliche al welfare rappresenta, contrariamente a molti luoghi comuni, un investimento. Alcuni studi recenti confermano che l’uso della spesa pubblica per creare lavoro ha effetti sull’occupazione molto più alti e in tempi più rapidi rispetto ad altri tipi di misure: fino a 10 volte superiori rispetto al taglio delle tasse, da 2 a 4 rispetto all’aumento di spesa negli ammortizzatori sociali o alla riduzione dei contributi sul lavoro per le imprese.

 

Purtroppo gli interventi per favorire l’occupazione non sembrano andare in questa direzione. Si preferiscono misure che continuano a puntare sostanzialmente sul miglioramento delle condizioni di occupabilità e adattabilità dei lavoratori. Al contrario nulla è rimesso alla creazione diretta di occupazione attraverso un innalzamento degli investimenti finanziari nelle politiche sociali, come leva strategica per la creazione di nuovo lavoro.

 

La Rete “Cresce il Welfare, cresce l’Italia” avanza invece una proposta diversa, e complementare per il rilancio dell’occupazione, dell’economia e per il sostegno alle famiglie italiane, proponendo al Governo l’adozione di alcune misure strategiche:

-        finanziare adeguatamente i Fondi per il sociale (azzerati per il 2014) anche al fine di estendere e qualificare la rete dei servizi sui territori;

-        dotarsi di un Piano nazionale per la non autosufficienza e di un Piano di contrasto alla povertà;

-        aumentare la solvibilità (cioè la capacità di pagare) delle famiglie italiane per l’assunzione di assistenti familiari, ma in un quadro di maggiori e migliori servizi pubblici di assistenza alle persone;

-        favorire l’emersione del lavoro nero aumentando significativamente gli incentivi fiscali e contributivi;

-        favorire la qualificazione e la tutela dei lavoratori; investire per il raggiungimento degli obiettivi europei di presa in carico della prima infanzia, in particolare quelli relativi agli asili nido;

-        raccogliere l’opportunità offerta dalla decisione della Commissione UE che ha concesso all’Italia una maggiore flessibilità di bilancio nel 2014 per investimenti produttivi e per rilanciare la crescita.

 

Il vice Ministro alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra, presente alla conferenza stampa, ha espresso apprezzamento e condivisione per lo sforzo mirato ad aumentare la conoscenza su questi aspetti. “Conoscere e diffondere la conoscenza contribuisce a smantellare i luoghi comuni da cui derivano convinzioni e scelte politiche conseguentemente sbagliate. E il primo luogo comune è proprio che il welfare sia una spesa improduttiva.”

Concorda Guerra che il welfare invece possa davvero rappresentare un volano per l’economia. “Ma welfare significa anche interventi redistributivi che possano rafforzare la domanda di servizi di cura e di assistenza.”

È necessario cambiare angolo prospettico. “Politiche sociali non più intese come interventi riparatori, ma soprattutto come servizi e supporti inclusivi, affinchè le persone siano davvero artefici e protagoniste della propria esistenza.” In questo senso le politiche sociali non rappresentano più un costo ma un investimento.

Ed infine una considerazione sulle risorse. “Non basta conquistare le risorse, è necessario che il sociale diventi sistema, progetto, programma consolidato, impossibile poi da smantellare o da comprimere. Non solo trasferimenti monetari, ma anche progetti inclusivi per le persone.”

 

  

Il welfare produce occupazione. I dati lo confermano

Conferenza stampa - venerdì 5 luglio, alle ore 11.00

Roma, sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, Piazza Monte Citorio

Esiste un dato poco noto riguardo all’occupazione. In Europa, tra il 2008 e il 2012 (nel pieno della crisi) a fronte di una perdita di occupazione nei comparti manifatturieri di 3 milioni e 123mila unità l’incremento nei servizi di welfare, cura e assistenza è stato pari a 1 milione e 623mila unità (+7,8%). Ma solo alcuni Paesi europei si sono resi conto che il welfare può essere un volano per la ripresa economica.

Fra questi l’Italia non c’è: al contrario essa comprime la spesa sociale, delega massicciamente l’assistenza alle famiglie, mantiene limitati e risibili gli sgravi per l’occupazione domestica e di assistenza favorendo il lavoro sommerso e senza tutele. 

Destinare risorse pubbliche al welfare rappresenta, contrariamente a molti luoghi comuni, un investimento.

Alcuni studi recenti confermano che l’uso della spesa pubblica per creare lavoro ha effetti sull’occupazione molto più alti e in tempi più rapidi rispetto ad altri tipi di misure: fino a 10 volte superiori rispetto al taglio delle tasse, da 2 a 4 rispetto all’aumento di spesa negli ammortizzatori sociali o alla riduzione dei contributi sul lavoro per le imprese. 

Un esempio di questi effetti si rileva in Francia: uno dei Paesi europei che di più ha puntato su una strategia di integrazione tra politiche di welfare e politiche per la creazione di occupazioneregolare nella cura e assistenza alle persone, sostenendo la domanda con voucher, contributi, sgravi fiscali. Nel 2011 sono state 3,4 milioni (il 13% del totale) le famiglie francesi che hanno usufruito di servizi di cura e assistenza personale.L’impatto di queste politiche ha determinato un aumento dell’occupazione regolare del 47% tra il 2003 e il 2010 (+ 330 mila unità tra il 2005 e il 2010) giungendo a occupare un milione e mezzo di lavoratori. 

La Rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia” - promossa da 40 organizzazioni sociali tra le più rappresentative del nostro Paese che operano nel campo dell’economia sociale, del volontariato e del sindacato - ha messo ben in evidenza questi e molti altri dati avvalendosi di un gruppo di ricercatori coordinati da Andrea Chiarini dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Ne esce una proposta diversa e nuova per il rilancio dell’occupazione, dell’economia e per il sostegno alle famiglie italiane. I primi interessanti risultati verranno presentati in una conferenza stampa il 5 luglio, alle ore 11.00 presso la sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Piazza Monte Citorio a Roma.

 

 

 

 

 Vedi la giornata Cresce il Welfare, cresce l'Italia dell'1-2 marzo

 

Dichiarazione di Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore: “Auspichiamo una rapida e coerente riattribuzione delle deleghe”
Roma 25 giugno 2013 -“Apprezziamo il gesto di responsabilità del Ministro alle Pari opportunità, sport e politiche giovanili, Josefa Idem che ieri pomeriggio ha presentato le sue dimissioni al Presidente del Consiglio Enrico Letta. Un gesto dovuto e una scelta di rigore dopo gli scandali e gli insulti che la avevano investita nelle ultime settimane.  Esprimiamo anche apprezzamento per l’atteggiamento  di serietà e coerenza che il Presidente Letta ha mostrato in questa circostanza.  Il nostro auspicio è che l’annunciata ridistribuzione delle deleghe si verifichi in tempi rapidi e secondo criteri di buon senso e giudizio che portino a nuovo slancio, e non ad un indebolimento, di tematiche delicate  e rilevanti come le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili.”  

 

 

 

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