Dopo le prime scosse accadute nel pomeriggio e nella serata del 14 gennaio causando danni limitati, un terremoto di magnitudo stimata Mw pari a 6.3 alle 3.01 del mattino del 15 gennaio 1968 colpì 15 comuni del Belice. Dei quindici paesi interessati, dieci furono quelli maggiormente colpiti e, fra questi, quattro furono completamente distrutti: Gibellina, Montevago, Salaparuta e Poggioreale. L’area danneggiata in modo più rilevante fu molto vasta, all’incirca un triangolo che va, ad ovest, da Menfi a Salemi, attraverso Partanna e Santa Ninfa e, ad est, a Poggioreale attraverso S. Margherita. Secondo INGV la sequenza sismica durò a lungo, sino a febbraio del 1969. La scossa principale fu preceduta da una serie di eventi minori iniziati il 14 Gennaio, di cui tre con magnitudo momento Mw compresa fra 4.9 e 5.2, e seguita da altri 79 eventi, con una forte replica di magnitudo Mw=5.5 il 25 gennaio. Riuscire a ricavare numeri certi per la ricostruzione è pressoché impossibile perché, di fatto, è ancora in corso oggi, a 48 anni dalla sequenza sismica. Solo fino al 1990 (Di Sopra, 1992) gli stanziamenti ammontavano alla cifra di 7.932,6 miliardi di lire (circa 4 miliardi di Euro).

Terremoto del Belice

"Lo schiacciamento del tetto da parte delle macerie, aveva provocato la rottura del finestrino laterale permettendomi, dopo qualche minuto, di uscire, scavando nelle macerie, dalla macchina e quindi fuori dale rovine. Aiutavo il collega a usciree grazie all’utilizzo della torcia elettrica in dotazione alla macchina di servizio, ci rendemmo conto della nostra posizione cercando di individuare i punti noti del paese oramai completamente distrutto e pressocché irriconoscibile. Non dimenticherò mai il silenzio surreale che regnava intorno, nel buio, scandito da numerosi energici altri tremori". 

La testimonianza di Pino Aceto (Anpas Sicilia)  della pubblica assistenza Il Soccorsoche nella qualità di Guardia di Pubblica Sicurezza.  Ero arrivato nelle zone colpite dal terremoto inviato dal Questore, incaricato di foto-documentare l’accaduto, non si era ancora a conoscenza della reale situazione in merito a danni a persone o cose. Da subito insieme ad altri colleghi già presenti in zona ci siamo attivati per un primo soccorso alla popolazione con distribuzione di primi viveri di conforto di pane e latte caldo e la distribuzione di coperte che nel frattempo arrivavano. Intorno alle due di notte di lunedì mi trovavo a Poggioreale e avendo saputo che era in arrivo un camion carico di coperte del nostro Reparto Celere di Palermo, con il collega autista a bordo della "850" dell'amministrazione ci stavamo portando incontro al camion proveniente da Gibellina e diretto a Poggioreale. Giunti a Salaparuta ci ha sorpreso la forte scossa di terremoto a causa della quale è stato raso a suolo il paese. Il crollo delle abitazioni sulla strada ci sorprendeva e ci intrappolava all’interno della nostra automobile. Probabilmente, posso ancora raccontare l’evento, poiché fortunatamente una grossa trave di legno appartenente al soffitto di una casa prospicente alla strada, nel crollo si disponeva in direzione trasversale alla strada proteggendo il tetto della macchina: il crollo delle costruzioni veniva attutito dalla trave prima di sommergere la nostra macchina.

Terremoto del Belice

Ci rendevamo conto quindi, di essere all’ingresso del paese di Salaparuta. Giungeva, dopo qualche tempo, sul posto, il camion con le coperte che noi aspettavamo. L’autista a bordo del camion non si era accorto della gravità della situazione. A quel punto, ricordo di essere entrato nel panico perdendo i sensi. Ricordo di avere ripreso coscienza di quanto accaduto e mi ritrovai – dopo essere stato a mia volta soccorso dai colleghi intervenuti – nei pressi di Gibellina, dove ero stato portato dal collega con il camion. A Gibellina si erano intanto adunati altri colleghi e cittadini scampati dal crollo delle abitazioni. Ci rendevamo conto di non potere chiedere aiuto, non essendoci più alcun sistema di comunicazione funzionante. Le abitazioni erano crollate, la locale Stazione dei Carabinieri era crollata e gli apparati radio e telefonici non erano più funzionanti.

La gestione del primo intervento. Esisteva una colonna mobile dei Vigili del Fuoco con sede a Roma e dei distaccamenti locali. Insieme alla Pubblica Sicurezza costituita da Polizia e Carabinieri, e tutti, dipendevamo dalla Prefettura. Il comando delle operazioni sul posto veniva affidato al più alto in grado presente sul posto delegato dal Prefetto.

La mattina all'alba con l'arrivo dei soccorsi provenienti dalle località vicine, per la perlustrazione della zona alla ricerca di eventuali feriti, dei soccorritori udivano le conversazioni radio provenienti dall'autovettura sepolta. Veniva identificato il mezzo e iniziavano le operazioni di soccorso nel tentativo di trovarci noi feriti o addirittura deceduti all’interno della vettura. Il protocollo fu, nell’immediato di comunicare al nostro commando che eravamo dispersi.  La notizia pervenne in casa a mezzo dei notiziari radiofonici, i cui corrispondenti sul posto, appresa la notizia della macchina della Polizia sepolta da macerie, comunicò anche i nominativi dei due dispersi che potenzialmente potevano trovarsi a bordo.

Essendo inesistente una organizzazione di Protezione Civile i soccorsi erano molto lenti e venivano prestati dalle forza dell'ordine e dai Vigili del Fuoco. La macchina dei soccorsi è stata molto complicata per causa della viabilità interrotta e dei mezzi di comunicazione non piu funzionanti. Dopo qualche giorno, si aggiunsero a noi nelle operazione di soccorso alla popolazione Esercito e Marina. 

L'archivio di storie del terremoto del Belice 

L’archivio storico Anpas sul Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche 


L’archivio storico Anpas Toscana sul Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche

La fotogallery

Fonti 

http://www.archiviomemoriagrandeguerra.it/
http://www.grandeguerra100.it/
http://www.europeana1914-1918.eu/it
Il video-doc interattivo del Guardian http://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2014/jul/23/a-global-guide-to-the-first-world-war-interactive-documentary


Nel 2009 l’Archivio storico di Anpas Nazionale ha ricevuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – So­vrintendenza Archivistica per la To­scana la dichiarazione di interesse culturale in quanto esso costituisce “una fonte di primaria importanza per lo studio dell’associazionismo di Pubblica Assistenza in Italia” e per documentare la storia sociale, la tradizione e l’innovazione dell’assistenza pubblica in Italia

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Come e quando consultare l'Archivio Storico Anpas. L’Archivio storico di Anpas nazionale e del Comitato Regionale Anpas Toscana si trova in Via Pio Fedi 46/48 a Firenze.   È possibile la consultazione on line degli inventari attraverso la piattaforma informatica OsseeGenius.  La consultazione dei fondi archivistici è aperta ad utenti esterni previo appuntamento dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00.  

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