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Caserta, 2 aprile. Otre 1500 presenze complessive. Il bilancio del Campus Felix, cominciato giovedì pomeriggio (31 marzo) presso la tensostruttura di Teverola e conclusosi ieri mattina (sabato 2 aprile) a Carinaro con l’intitolazione della piazza alla memoria di don Diana, è certamente positivo e non solo per il riscontro di adesioni avute da parte degli studenti della provincia di Caserta, di Napoli e di Salerno.

E’ stata una tre giorni sui temi della legalità che ha parlato ai giovani con tavole rotonde, sulla possibilità di uno sviluppo, sull’ecomafie e sull’integrazione, ma anche attraverso cortometraggi realizzati dagli stessi ragazzi e nel Campus presentati e con una mostra di pittura estemporanea che ha avuto come motivo ispiratore proprio la cittadinanza attiva.

I giovani hanno avuto l’opportunità di riflettere su temi importanti convincendosi della necessità di vivere nella legalità per poter conservare la libertà di fare ogni cosa desiderata, hanno però avuto anche l’occasione per incontrare altri ragazzi e ragazze, confrontarsi, conoscersi e stringere amicizie.

“Un’esperienza unica che sarà – commenta Francesco Diana, presidente dell’associazione Formazione Viaggio che ha promosso il Campus insieme alla rete di Libera Caserta e del Comitato don Diana- sicuramente replicata. Questa, è stata solo la prima edizione e per l’anno prossimo abbiamo già nuove idee.  Qualche suggerimento ci è arrivato dagli stessi ragazzi che dovranno sentire il Campus  un fatto loro, fino in fondo. I veri protagonisti sono stati loro e questa sarà una contante irrinunciabile. Ai ragazzi bisogna parlar chiaro e lo faremo sempre di più, esattamente come ci ha insegnato don Peppe Diana”.

L’obiettivo, dopo Teverola, Casaluce e Carinaro, è portare il Campus in altri tre Comuni della provincia di Caserta illuminando tutte le zone d’ombra, che ancora ci sono.

Quanto emerso dal Campus – conclude Diana- lo elaboreremo ancora meglio nei prossimi giorni ma una cosa è certa: la camorra insinuante,quella che cancella ogni forma di creatività e che getta territori e menti nel degrado è molto più diffusa di quanto pensiamo. Ridurla alla sola Casal di Principe, è una semplificazione che non solo non ripaga ma rischia di far cadere tutti gli altri in un baratro senza via d’uscita".

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