Archivio storico: il terremoto della Marsica

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Le pubbliche assistenze dell'Abruzzo e il racconto del terremoto della Marsica nell'anno del Centenario.

Avezzano, Italy, Earthquake of January 13, 1915. Scenes of Avezzano, Italy, Earthquake. Every street was like this

Avvenne alle ore 07:53, e fu dell'XI grado della Scala Mercalli (7.0 Richter) con epicentro nella conca del Fucino, ma l'ondata sismica colpì anche alcune zone dell'Italia centrale al confine col Lazio e la Campania, con effetti pari o superiori al VII grado Mercalli. Le vittime, secondo studi recenti, raggiunsero complessivamente il numero di 30.519. Avezzano, principale centro amministrativo dell’area, perse più dell’80% dei suoi abitanti (10.700 morti su un totale di poco più di 13.000 residenti), Gioia dei Marsi il 78%, Albe il 72%, Ortucchio e Pescina il 47%. Gli effetti più distruttivi interessarono non solo l’area del Fucino ma anche la Val Roveto, il Cicolano e la zona di Sora, nel Frusinate.

«Coloro che giunsero sul luogo il giorno 13 e il seguente udirono le rovine risuonare di grida, di gemiti, videro membra vive sporgersi fra le travi e i calcinacci, sentirono agonizzare intorno a sé tante vite per cui la salvezza il soccorso era disastrosamente insufficiente. Anche questa volta l’opera privata fu più sollecita che l’azione governativa, quantunque entrambe troppo impari al bisogno. Quel che sarebbe stato prezioso e lodevole il primo giorno diventa insufficiente e criticabile il quarto e il quinto», racconta Giovanni Cena, accorso nei luoghi del terremoto e che descrive in un reportage in cui propone la protezione civile e il servizio civile che verrà «Il disastro ha fortemente provato la terra e l’uomo, ma non li ha distrutti. L’uomo anela a rifarsi un focolare, un ambiente, una vita sociale sulla terra che ama. Aiutiamoli a fare da sé! Il terremoto è una guerra. Vi sono delle difese preventive, le abitazioni antisismiche. Ma noi abbiamo troppe maravigliose città monumentali per immaginare che in un prossimo avvenire gl’italiani vi rinuncino per fabbricarsi delle città di legno, e intanto dobbiamo pure pensare alle sconfitte che questa guerra potrà ancora infliggere.

La guerra vuole una milizia. L’ideale della guerra moderna non è di creare dei cataclismi rapidi e intensi per imporre la pace! E poiché questa guerra infierisce su donne e bambini, ma è anche vero l’opposto: le energie si esaltano, l’incuranza della propria vita dove infuria la morte suscita gli atti eroici.

Questa milizia resterebbe sempre inoperosa perché il terremoto è raro. Essa non potrebbe esercitarsi, perché non si può allestire un terremoto artificiale. Stessa obiezione potrebbe farsi per la guerra. Eppure per la guerra vi si dedica una preparazione permanente e meravigliosa per la sua complessità. Un servizio obbligatorio per la gioventù essendo utile all’individuo quanto alla società, io penso che il servizio militare evolverà verso un servizio civile e sociale. Vi è un piccolo esempio in italia di milizia sociale. I giovani di Saint Rhèmy, ultimo nostro paesello verso il gran san bernardo sono esentati dal servizio militare, ma obbligati per dieci anni a tenere sgombra la strada dalla neve e ad accompagnare i viaggiatori, durante l’inverno, al famoso valico alpino

L’educazione moderna può facilmente preparare la gioventù a questo compito patriottico e sociale. Incominciando dalle scuole elementari, invece di una ginnastica a vuoto, s’insegnino gli atti della pubblica assistenza. I ragazzi esploratori ora addestrati quasi soltanto alla vita militare, imparino questa nuova forma. Le società sportive preparino i loro membri a questo servizio sociale, ne saranno nobilitate.

L’Italia, cui la natura è prodiga di meravigliosi doni e di tanti elementi di sventura, può dare all’umanità questo nuovo esempio e una nuova milizia che incarni un patriottismo, un eroismo profondamente umano, di fronte al quale la difesa materiale delle frontiere non è che il primo gradino». 

 

Avezzano: i volontari della Croce Verde Civitella Roveto al monumento di Avezzano

Radici spezzate - Il terremoto della Marsica raccontato da INGV

FarAnpas: l'esercitazione di protezione civile a Fara San Martino

Faranpas in 10 foto (a cura del gruppo comunicazione Anpas Abruzzo)


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Il montaggio della tensostruttura in timelapse (di E. Bruni)

 

Nel 2009 l’Archivio storico di Anpas Nazionale ha ricevuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – So­vrintendenza Archivistica per la To­scana la dichiarazione di interesse culturale in quanto esso costituisce “una fonte di primaria importanza per lo studio dell’associazionismo di Pubblica Assistenza in Italia” e per documentare la storia sociale, la tradizione e l’innovazione dell’assistenza pubblica in Italia

L'inaugurazione dell'Archivio storico di Anpas

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