Dieci elementi di riflessione del Movimento Europeo in Italia

Abstract di Patrizio Petrucci. Nella dichiarazione per i sessant’anni dai Trattati di Roma un capitolo è dedicato all’Europa Sociale perché favorisca la coesione, lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà con un richiamo preciso ai giovani. Per la medesima occasione il Pontefice si è rivolto ai leader europei affinché l’Europa ritrovi speranza nella solidarietà: una solidarietà caratterizzata da fatti e gesti concreti che avvicinino al prossimo in qualunque condizione si trovi.
Anche l’Anpas ha aderito alla Dichiarazione cambiamo rotta all’Europa, che rimanda al disegno originario contemplato nel Manifesto di Ventotene di un’ Europa vicina ai diritti delle persone e dei popoli.  

Temi presenti negli incontri avviati con le associazioni per conoscere, ed individuare quali siano le potenzialità Anpas sul terreno del sociale: un campo fondamentale che, con diverse forme e interlocutori, dalle Istituzioni, al profit, al terzo settore, sta crescendo nel nostro Paese. La nostra identità di movimento per la solidarietà dovrà misurarsi con questa nuova, e ci auguriamo positiva, fase storica.

Samicontest

 


Dieci elementi di riflessione del Movimento Europeo in Italia

1. La “Dichiarazione di Roma” del 25 marzo, l’avvio dei negoziati per il recesso del Regno Unito dall’Unione europea il 29 marzo con la lettera del Primo Ministro Theresa May e gli orientamenti del Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, le risoluzioni approvate dal Parlamento Europeo in gennaio e febbraio – a cui si collega idealmente la Dichiarazione “Più integrazione europea: la strada da percorrere” sottoscritta da quindici presidenti di parlamenti nazionali – per sfruttare le potenzialità dei Trattati europei, completare l’unione economica e monetaria, rafforzare la dimensione sociale e riformare il sistema europeo in senso sopranazionale, il “Libro Bianco sul futuro dell’Europa” della Commissione europea del 1° marzo segnano l’inizio di una nuova fase nel processo di integrazione europea.

2. Questi avvenimenti si iscrivono in uno scenario politico in cui il vento sovranista sembra perdere di intensità com’è avvenuto a dicembre in Austria, poi nei Paesi Bassi ed ora anche in Bulgaria e in Serbia mentre appaiono le bandiere europee nella campagna elettorale francese – seppure in un quadro dove appaiono per ora forti le spinte nazionaliste – e il confronto politico in Germania avviene fra partiti “per l’Europa” che rappresentano oltre l’80% del corpo elettorale tedesco.

3. Dopo un lungo periodo in cui lo spazio pubblico europeo, la stampa e i media sono stati quasi interamente occupati da movimenti euro-ostili o euro-scettici, le voci di chi vuole “più Europa” stanno crescendo. Il segnale più forte è venuto a Roma dalle manifestazioni popolari di migliaia di persone mobilitate dalle organizzazioni federaliste ed europeiste anche a seguito dell’appello che lanciammo il 5 luglio 2016, a Parigi, Bruxelles, Berlino, Dusseldorf, Dublino, Barcellona e Varsavia in occasione delle celebrazioni dei sessanta anni dai Trattati di Roma come pure dalla mobilitazione di Londra per il remain rispondendo anche a chi – pur dicendosi contro il Brexit – ha di fatto rinunziato a contrastarlo, da iniziative spontanee di cittadine e cittadini europei in molte città dell’Unione (“Pulse for Europe” nato a Francoforte nel novembre 2016), da nuove iniziative della società civile come la Coalizione “Cambiamo rotta all’Europa” e dai risultati dei sondaggi d’opinione dopo il referendum britannico del 23 giugno 2016.

4. La crisi del processo di integrazione europea viene da lontano, preparata dal Trattato di Maastricht che aveva dato la priorità all’economia e non alla politica mentre il mondo stava rapidamente cambiando, e poi acuita dal rifiuto francese e olandese del Trattato-costituzionale. L’Unione europea non era così attrezzata per rispondere al caos nella finanza internazionale innescato nel 2007 dagli Stati Uniti con effetti estesi in tutti i settori vitali della società europea con rischi di disintegrazione tuttora non scongiurati. Sono profonde le diseguaglianze fra paesi membri e all’interno dei paesi membri, la disoccupazione in particolare giovanile e femminile è drammaticamente elevata, intere parti delle nostre società sono a rischio di insopportabili deprivazioni materiali e immateriali, l’Unione e i suoi membri non sono ancora in grado di governare il fenomeno epocale dei flussi crescenti di persone che fuggono dalle guerre, dalla fame e dai disastri ambientali, le cittadine e i cittadini europei sentono che la loro sicurezza non è garantita, la risposta dell’Unione europea ai mutamenti nella politica americana in materia di difesa e di lotta al cambiamento climatico è ancora debole e incerta così come lo sono le relazioni con gli altri attori internazionali (Russia e Cina in primo luogo) e la politica di vicinato con il Mediterraneo, l’Unione europea è silenziosa di fronte alla mancanza di regole nella finanza internazionale e alle violazioni dei diritti fondamentali.

5. Di fronte a questi problemi, l’Unione europea appare come il capro espiatorio cui addossare la responsabilità di problemi nazionali non risolti, di contrapposti egoismi e di crescenti disaccordi fra i governi nazionali. Ne discende la tentazione di cercare soluzioni autonome, si contestano le regole comuni, se ne legittima o giustifica la violazione, si teorizza la contrapposizione, il conflitto come
metodo di lavoro invece del dialogo. Queste tentazioni sono apparse pericolosamente anche in Italia, dove vengono sottovalutati i vantaggi economici e sociali dell’integrazione europea e dove è invece il nostro sistema che non è stato capace di sfruttarli in pieno: l’accesso ai mercati europei delle PMI, il turismo paneuropeo, la protezione contro le pratiche monopolistiche, il miglioramento degli standard qualitativi dei prodotti e della salute, la mobilità di studio e di lavoro per non parlare delle politiche di coesione territoriale e degli effetti positivi della moneta unica.

6. La “Dichiarazione di Roma” contiene un importante messaggio di chiusura alle suggestioni della disintegrazione, un messaggio significativamente sottoscritto da ventisette capi di Stato e di governo oltre che dai leader delle istituzioni europee. Tale messaggio si accompagna all’impegno comune nella lotta alla disoccupazione e alle diseguaglianze, alla condivisione del metodo del multilateralismo e del commercio equo e solidale a livello internazionale, alla lotta al cambiamento climatico, alla necessità di sviluppare la dimensione europea della sicurezza esterna e della difesa, al rispetto delle regole comuni e alla prospettiva del rafforzamento democratico delle istituzioni comuni.

7. Il messaggio venuto dal Campidoglio – lanciato mentre a Roma si svolgevano manifestazioni popolari a favore di un’Europa unita, solidale e democratica, e, perciò, più autorevole sulla scena mondiale e capace di sviluppare un’autentica politica planetaria di pace – deve essere valutato nella sua giusta dimensione. Un messaggio non basta se esso non è accompagnato da impegni concreti e precisi sul contenuto dei progetti, sul metodo e sull’agenda per realizzarli in mancanza dei quali il messaggio rischia di essere rapidamente disatteso e contraddetto come è avvenuto poche ore dopo la sua firma da parte dei paesi del Gruppo di Visegrad e dall’Austria.

8. Il Movimento Europeo condivide e sottoscrive pienamente le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 22 marzo secondo cui “la riforma dei trattati europei è ormai ineludibile” e del 25 marzo secondo cui occorre aprire “una fase costituente” sapendo che “senza la prospettiva di passi in avanti crescenti si rischia una paralisi fatale impossibile da sostenere”. A nostro avviso questa fase deve porsi come traguardo le elezioni europee nella primavera del 2019, quando il Parlamento europeo dovrà esercitare un ruolo sostanzialmente costituente e dovrà essere superato il vincolo dell’unanimità.  In questo spirito, il Movimento europeo intende iscrivere la sua azione nel terzo scenario indicato dal Libro Bianco della Commissione europea: “those who want more do more” e cioè di un’Europa a cerchi concentrici a partire dall’Eurozona nella prospettiva della trasformazione dell’Unione in una Comunità federale con un vero governo responsabile davanti al Parlamento europeo eletto.

9. Il Movimento europeo è peraltro convinto che sia possibile rispondere inizialmente alle domande delle cittadine e dei cittadini europei – a partire dai trattati esistenti – per gettare le basi di un’effettiva “unione sociale” accompagnata da una “unione della prosperità”, garantire lo sviluppo sostenibile in un’economia fondata su energie rinnovabili e alternative, trasformare il “Meccanismo Europeo di Stabilità” in un vero strumento di bilancio dell’Eurozona, governare i flussi crescenti di immigrazione rispettando i principi dell’accoglienza e della solidarietà e sviluppando un’efficace politica di aiuto allo sviluppo, assicurare la sicurezza interna ed esterna dell’Unione, tutti elementi caratterizzanti di un’autentica Europa politica democratica fondata su una vera cittadinanza europea.

10. Il Movimento europeo, facendo anche appello alle tante organizzazioni che hanno elaborato e condiviso la dichiarazione “Cambiamo rotta all’Europa”, intende contribuire alla redazione di un “Patto dell’Italia per l’Europa” da sottoporre al mondo dell’economia  e del lavoro, alle forze politiche e al mondo della cultura offrendo questo contributo alle altre realtà del Movimento europeo nei paesi membri dell’Unione. Nello stesso tempo, il Movimento Europeo decide di avviare una campagna di sensibilizzazione “l’Europa più vicina a te” per ridurre le distanze tra i cittadini europei e le istituzioni dell’UE e meglio informare i cittadini sui vantaggi della cittadinanza europea.

 

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