Sasso Marconi: l'anniversario dell'incidente aereo al Salvemini

Il racconto di Bruno, volontario intervenuto durante l'incidente aereo all'istituto scolastico Salvemini di Casalecchio di Reno, il 6 dicembre 1990.

6 dicembre. Dodici ragazzi morti, di cui quattro di Sasso Marconi; più di 80 feriti, la metà di questi provenivano dal nostro comune. Molti erano stati miei alunni alla scuola media. Questo fu il tragico bilancio del disastro all’istituto scolastico “G. Salvemini” di Casalecchio di Reno quando, il 6 dicembre 1990, un velivolo militare cadde sulla scuola. 

salvemini

Nonostante siano passati tanti anni, il ricordo di quei tragici avvenimenti è ancora vivo, un  dolore per le famiglie delle vittime e per i ragazzi che sono rimasti gravemente segnati da quel terribile avvenimento, per il quale non vi è stato neppure il conforto di una giusta attribuzione di responsabilità.

Anche per me quel ricordo è particolarmente doloroso. Quella mattina venni chiamato dal centralinista della Pubblica Assistenza, per avvisarmi che la radio collegata con le ambulanze cittadine segnalava un aereo in fiamme sul cielo di Bologna, pertanto occorreva che mi tenessi pronto ad intervenire come soccorritore volontario, nell’equipaggio di una seconda ambulanza, oltre a quella di turno. Dopo pochi minuti arrivò la richiesta di intervento.

Quando io e Paolo Fabbri, l’altro soccorritore, arrivammo a Casalecchio, all’inizio della Bazzanese, da tutte le parti incontrammo ragazzi che correvano, urlanti e spaventati.

Arrivati in via del Fanciullo, al Salvemini, trovammo l’inferno: un grande squarcio nel muro fra le due finestre di un’aula nell’angolo basso dell’edificio, fumo dalla fusoliera dell’aereo entrato nell’aula, fiamme che uscivano dall’ingresso principale della scuola, un denso fumo nero che usciva da alcune finestre del piano superiore, altre parti dell’aereo sparse nel prato circostante, ragazzi con i volti anneriti dal fumo, piangenti, inebetiti, tremolanti, paralizzati assistevano; parecchi erano a terra, feriti perchО si erano lanciati dalle finestre per sfuggire al fumo e alle fiamme, altri erano paurosamente appesi ai davanzali di alcune finestre, dalle quali usciva una densa nube di fumo nero.

I Vigili del Fuoco della vicina caserma, già stavano spegnendo le fiamme e soccorrendo gli alunni che non erano riusciti ad uscire dalla scuola, con scale, attraverso le finestre.

Le nostre 2 ambulanze e quella proveniente da Bazzano - le prime ad intervenire - furono subito impegnate a soccorrere i ragazzi feriti, gli intossicati, gli ustionati e a trasportarli agli ospedali cittadini, assieme alle altre ambulanze nel frattempo sopraggiunte.

Alla folla di genitori che man mano arrivava ad accerchiare il luogo della tragedia e angosciosamente cercavano i propri figli, si cercò di dare risposta affiggendo alla vetrina di un vicino esercizio commerciale, un elenco dei feriti ricoverati nei vari ospedali.

Per molti genitori l’angoscia poi continuò per ore perché continuarono a non avere notizie dei propri figli (a quei tempi non esistevano ancora i telefoni cellulari), continuando a cercarli nei diversi ospedali. Conclusi gli interventi di soccorso, fino a sera fui poi impegnato presso il Centro di medicina legale, per l’assistenza ai genitori che vi si recavano, alla ricerca dei propri figli che non erano rientrati a casa e non risultavano fra i ricoverati negli ospedali.

In me è ancora molto vivo il ricordo dello strazio di quelle ore, i corpi di dodici persone straziati, contorti, alcuni irriconoscibili, nel forte odore di kerosene.

Ricordo il supplizio di padri e madri che non erano riusciti a contattarsi e giungevano separati, la struggente disperazione di quei genitori che riconobbero la propria figlia fra le vittime, dopo che si erano già recati all’ospedale dov’era ricoverata un’altra ragazza con lo stesso nome e cognome, l’assillante tormento che mi esprimevano alcuni genitori, che già mi conoscevano perché ero stato insegnante dei figli e mi chiedevano rassicurazioni. La rabbiosa disperazione di alcuni, il silenzio lacerante di altri, le urla strazianti e il violento rifiuto di una madre alle autorità militari che in serata arrivarono a portare le condoglianze. Una tragedia che con il tempo non si riesce a dimenticare.

Dopo l’intervento in seguito all’attentato ferroviario a S. Benedetto Val di Sambro il 23 dicembre 1984, questa fu la seconda grande emergenza che impegnò la nostra associazione; ancora una volta la nostra appartenenza alla comunità locale determinò anche un nostro forte coinvolgimento emotivo, di grande condivisione. Negli anni successivi questo si è ripetuto molte altre volte in tanti interventi nelle calamità di protezione civile e di solidarietà

Bruno Capri

L'impegno della pubblica assistenza Ireos (Firenze)

Firenze, 14 dicembre: test anonimo e gratuito presso la pubblica assistenza Ireos - sito Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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