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Archivio storico

Archivio: La riforma sanitaria

7. LA RIFORMA SANITARIA

 

 

 

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Lettera di Patrizio Petrucci del 10 aprile 1980 al presidente della Repubblica Sandro Pertini nella quale, dopo una premessa sul ruolo storico che la pubblica assistenza ha giocato anche in ambito sanitario sino all’avvento del fascismo, passa a considerare il moto sessantottino di «riappropriazione della difesa della salute nei luoghi di lavoro» che spinse l’associazionismo ad «assumere poi un proprio ruolo per il varo della legge di riforma sanitaria». Tale problematica sarà al centro del tema del 34° Congresso nazionale di Firenze del giugno 1980. – scarica in pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Archivio: Campo profughi di Posusje nella ex-Jugoslavia

8 – PROGETTO DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER IL CAMPO PROFUGHI DI POSUSJE NELLA EX-JUGOSLAVIA1

 

 

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1. Nella relazione di Myriam D’Andrea, responsabile del progetto “Campo profughi di Posusje” e membro della Commissione internazionale Anpas sulle attività svolte al campo profughi nella prima settimana del gennaio 1993, si legge l’intera settimana della missione. I volontari partono da Ancona e arrivano a Spalato. Portano con sè mezzi e medicinali e sono a supporto del campo, ma anche delle strutture sanitarie locali.

Particolarmente interessante la descrizione della ricognizione delle strutture ospedaliere di Mostar: la parte vecchia della città non è raggiungible perché tutti i ponti che solcano il fiume Neretva sono stati minati, e in città si continua a sparare.

“è necessario, per quanto comprensibilmente difficile, selezionare i partecipanti all’iniziativa . In ogni caso è indispensabili renderli consapevoli del fatto che non sono responsabili solo di fronte a se stessi”, spiega Myriam nei suggerimenti in fondo alla relazione, “ma all’intera riuscita del progetto”- scarica in pdf

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2. Piantina di Posusje con dislocazione del campo e del dormitorio volontari

 

 

 

 

 

 

 

 

1Fra la fine del 1992 ed il 1993, le pubbliche assistenze hanno gestito, insieme ad altre organizzazioni (Arci, Girasole) e con la collaborazione delle Nazioni Unite un campo per l’accoglienza di profughi musulmani durante la guerra nella ex-Jugoslavia.

Posusje si trova al confine fra la Croazia e la Bosnia-Erzegovina.

Clicca qui per vedere la cartina della zona dove si trova Posusje

 

 

 

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Archivio: i notiziari storici

4. I notiziari storici

 

Per gli appassionati di storia e di comunicazione (e non solo), vi proponiamo tre notiziari storici che abbiamo ritrovato nel nostro archivio storico.

 

1908 il bollettino della Federazione

1. Primo numero del «Bollettino della Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e soccorso» (gen. 1908), bimestrale diretto da Vincenzo Bidolli e pubblicatoa Spoleto.

Lo scopo dichiarato fu di «diffondere e mettere in evidenza l’utilità socialedelle associazioni […] le quali si uniranno in un unico intento, quello della propaganda».

Propaganda mirata anche a sensibilizzare gli enti morali, i comuni, le province, le congregazioni di carità, che, con tale strumento potranno «interessarsi col loro appoggiomorale e per quanto è possibile col soccorso pecuniario, alla vita di esse».

 

  
             

 

2. «Il Volontario del soccorso» notiziario della Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza. Il periodico fu dato di nuovo alle stampe a partire dall’agosto 1948 per «darevoce e collegamento fra loro di tutte le [società di pubblica assistenza] consorelle», e «per rendere noto a tutti cosa fanno, come vivono, come esplicano la loro attività profondamenteumanitaria […] nel raggiungimento sublime del bene svolto in favore della Umanità sofferente.»

Direttore generale: Vittore Menichelli Redattore: Carlo Bonapace Stampa: Milano, Grafica Giuliani

  
     

 

Capodanno Assistenziale

3. «Capodanno assitenziale», numero unico del 15 gen. 1971 dedicato al saluto di commiatode «Il Volontario del soccorso», cessato nel dicembre 1970 a causa di «mille e mille difficoltà impreviste ed imprevedibili».

 

 

 

  
       

 

 

 

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Archivio: il servizio di ambulanza

5. CRONACHE DALL’UNIONE REGIONALE TOSCANA – il servizio di ambulanza

 

Piombino inaugurazione sezione e ambulanza

I tre documenti, estrapolati dall’archivio storico del Comitato Regionale Anpas Toscana, intendono mettere insieme esperienze storiche diverse, ma concordi nel ritenere essenziale il servizio di ambulanza.

Nell’articolo di Maresca si riporta un aneddoto del 1910 a fronte del quale si deve la nascita di un carro lettiga antesignano della moderna ambulanza.

Veicolo il cui acquisto, ancora nel 1954, rappresentava una conquista fondamentale di riconoscimento e prestigio delle pubbliche assistenze.

Nell’articolo de «La Nazione» si riporta la cronaca di una vera e propria celebrazione che coinvolse autorità e personalità artistiche per l’inaugurazione della «seconda potente auto-ambulanza, dotata di un motore FIAT della forza di 34 hp e capace di due lettucci per il trasporto degli infermi e di n. 8 posti per i militi di servizio».

Un analogo evento inaugurale doveva essere stato quello di Piombino, popolato da un folto corteo di pedoni e di ciclisti.

 

1. Piombino, 11 aprile 1920. Fotografia del corteo per l’inaugurazione della Nuova sezione e Autoambulanza “Ilva” nella frazione di Cotone

 

 

La nazione - Prato L'Avvenire-2

 

 

 

 

 

 

 

2. Articolo estratto da «La Nazione» del 16 maggio 1922, Cronaca di Prato, dal titolo L’inaugurazione dell’Autoambulanza n. 2 alla pubblica assistenza di Prato ‘L’Avvenire’ – scarica

 

3. Articolo estratto da «Il Giornale del mattino» del 5 febbraio del 1954, notizie da Maresca, dal titolo “Storia e sviluppo della Società di pubblica assistenza” – scarica

 

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Archivio: tra il Ventennio e la CRI

3. Tra Fascismo e Croce Rossa Italiana – le associazioni cercano prima di sopravvivere e poi di rinascere

 

Firenze. E’ il 19 aprile del 1934 e Mario Cioni, Presidente delle pubbliche assistenze riunite di Empoli, firma, sotto giuramento, il passaggio di tutte le associazioni che non erano sparite in precedenza in IPAB (Istituto pubblico di assistenza e beneficenza organismi di diritto pubblico che sono stati istituiti con il regio decreto n. 2841 del 1923)

“Si modificano gli statuti”, si legge. “L’elezione del presidente viene fatta dal prefetto e le cariche sono controllate dal Governo”. Il corpo volontari è disciplinato, militarizzato e ridotto al semplice servizio di ambulanza.

Dopo lo sviluppo del primo ventennio del ‘900 sarà il fascismo a bloccare lo sviluppo del Movimento sia asservendo queste realtà al suo potere, ma anche creando il primo stato sociale che, se da un lato dà risposte organiche ed efficaci ai bisogni primari, dall’altro esclude dalla loro gestione i corpi intermedi e le stesse amministrazioni locali. Nel 1930 fu emanato il decreto legge n. 84 del 12 febbraio contenente «provvedimenti necessari per assicurare il funzionamento della Croce Rossa Italiana». All’articolo 2, laddove venivano elencati gli scopi di questa istituzione, si leggeva fra l’altro: «La Croce Rossa può istituire così servizi ordinari di pronto soccorso nei Comuni nei quali non vi sia sufficientemente provveduto dagli ospedali esistenti, come posti di prima assistenza dove se ne manifesti la necessità». Con decreto reale, su proposta del ministro per l’Interno, possono essere sciolte le associazioni di assistenza non ancora erette in ente morale, e possono essere destinate le relative attività patrimoniali alla Croce Rossa, che si sostituirà nei compiti delle associazioni disciolte. Tutti gli immobili sedi delle pubbliche assistenze passati alla Croce Rossa nel 1930 non saranno da allora più restituiti e oggi lo schema di Decreto Legislativo di riorganizzazione della Croce Rossa italiana prospetta la dismissione del patrimonio della CRI (imponente per il settore immobiliare e del quale fanno parte anche i beni già appartenuti alle pubbliche assistenze) destinato ad essere dismesso e magari svenduto per la copertura dei debiti dell’Ente. Le associazioni che riuscirono a sopravvivere subirono una pesante riduzione dei meccanismi di democrazia interna. Vennero inquadrate nella normativa sulle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB organismi di diritto pubblico istituiti con il regio decreto n. 2841 del 1923) con nuovi statuti che, oltre a cancellare tutti i riferimenti agli ideali laici e umanitari della storia passata dell’associazione, le sottoposero al rigido controllo delle autorità governative.(Fonte: Conti Fulvio, I Volontari del Soccorso, Venezia, Marsilio, 2004) 

1. Decreto del Prefetto di Firenze del 4 maggio 1934: il presidente della pubblica assistenza di Empoli Mario Cioni, prestando giuramento di fedeltà nelle nuove disposizioni di legge (decreto 40/1930), acconsente alla trasformazione della società in Istituzione di pubblica assistenza e beneficenza – IPAB. In una nota di commento dattiloscritta, si osserva come in generale tale processo abbia comportato una ingerenza del Governo nella vita istituzionale delle Pubbliche assistenze ed un loro ridimensionamento «…nel quale la presenza delle istanze popolari e della partecipazione è ridotta a finzione».

 

  
             

 

Archivio: tra Ventennio e CRI2. Lettera in data 22 luglio 1947 del presidente della Federazione Ezio Pontremoli all’Alto Commissario per l’Igiene e la Sanità pubblica: la Federazione auspica che la commissione incaricata di determinare i compiti della C.R.I in tempo di pace tenga in considerazione il movimento di rinascita delle Pubbliche assistenze, già incorporate col decreto 40/1930 nella Croce Rossa. Si richiede la piena autonomia delle PP.AA. con una nuova legge che superi i limiti del quadro normativo risalente al 1890. Nell’allegato alla lettera si riportano le proposte di mozione formulate durante il Congresso di Genova del novembre 1947, primo tassello del processo di ricostruzione delle pubbliche assistenze di nuovo riunite in una Federazione.

 

 

 

 

  
         

 

 

 

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Archivio: l’alluvione di Firenze e la risposta delle pubbliche assistenze

2. L’ALLUVIONE DI FIRENZE (1966)

Alluvione Firenze

«Nella notte dal 3 al 4 novembre il picchetto di notte ebbe sentore della minaccia che si profilava per la piena dell’Arno». Inizia così la relazione delle attività dei volontari della Fratellanza Militare di Firenze sulle attività svolte dall’associazione durante l’alluvione del 4 novembre 1966. Durante l’emergenza i 74 “militi” che in 72 ore che  in quelle giornate risposero con «slancio, abnegazione, senza risparmio». Allestirono tre postazioni di pronto soccorso in città (Gavignana, Piazza Pitti e Piazza Duomo) con quella «caratteristica di silenziosa dedizione al bene del prossimo cui si ispira l’opera delle pubbliche assistenze d’Italia».

I documenti selezionati dal nostro archivio storico riportano la drammatica cronostoria degli interventi svolti dalla Compagnia di pubblica assistenza Fratellanza Militare di Firenze nelle giornate successive all’evento del 4 novembre 1966 e che, avendo sede in piazza Santa Maria Novella, fu a sua volta duramente colpita dall’alluvione. In una relazione si elencano in dettaglio i servizi prestati dagli smassatori: «Due ambulanze non poterono rientrare in sede; delle rimanenti, una fu portata sul sagrato della Chiesa di Santa Maria Novella e di qui, passo passo, arretrando davanti all’acqua, fu fatta salire fino al piano dell’altar maggiore».

Ad essa è allegata una lettera d’encomio della Questura di Firenze «per la messa a disposizione delle tre ambulanze salvate dalle acque e per i servizi prestati da numerosissimi militi per il soccorso».

L'alluvione di Firenze e la pubblica Assistenza di Pontassieve

In un successivo rapporto della Federazione nazionale delle associazioni di pubblica assistenza e soccorso ai ministeri del 18 febbraio 1967, a firma dell’allora presidente Acrisio Bianchini, si elencano i danni subiti dalle pubbliche assistenze, l’opera da essi compiuta e l’organizzazione di una vasta raccolta di aiuti. 

Questa mobilitazione, che ha coinvolto anche pubbliche assistenze di altre regioni, verrà ricordata come antesignana dell’organizzazione di quei servizi di protezione civile che circa venti anni dopo verranno formalizzate appieno e avranno riconoscimento istituzionale.

 


Vai all’indice catalogo archivi storici

Vai al catalogo dell’archivio storico dell’Anpas

Numero 1-  IV Congresso a Spoleto (1904)

Numero 2- L’alluvione di Firenze (1966)

Numero 3 – Tra la sopravvivenza durante Fascismo e la rinascita dopo Croce Rossa

Numero 4- I notiziari storici

Numero 5 – Cronache dall’unione regionale toscana, il servizio di ambulanza

Numero 6 – Avrei (ancora) un’obiezione! A 40 anni dal riconoscimento legale dell’obiezione di coscienza

Numero 7 – La riforma sanitaria

Numero 8 – Progetto di cooperazione internazionale: campo profughi di Posusje nella Ex-Jugoslavia

Numero 9 – IX Congresso della Federazione Nazionale delle Società e Scuole di pubblica assistenza (1922)

Numero 10 – Elisoccorso

Numero 11 – Congresso Regionale Toscano del 1903

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Archivio: la resistenza della Fratellanza Militare di Firenze

Corriere del Mattino_17.01.1945_L'elogio

“Una nuova offensiva russa in Polonia”. E’ il titolo del Corriere del Mattino di mercoledì 17 gennaio 1945. Costo di una copia: una lira. E’ il giorno in cui le truppe del maresciallo Zhukov passano all’attacco a Sud di Varsavia marciando verso ovest parallelamente a quelle di Koniev. “Più della metà di Budapest occupata”, dice l’occhiello del giornale. Scorrendo il giornale si legge anche: “Energiche affermazioni di Churchill sulla condotta politica della guerra”. 

Ma è un articolo al centro della pagina che richiama l’attenzione ad un elogio di una pubblica assistenza: quello del Corpo Volontario della Libertà alla fratellanza Militare recita:

«Il corpo volontario della Libertà, comando Militare Toscano, ha inviato alla Fratellanza Militare Vittorio Emanuele II la lettera seguente che ci piace rendere di pubblica ragione:

Questo Comando sente il dovere di esprimere il suo riconoscimento ed elogio per l’opera altamente umanitaria e patriottica svolta con sprezzo del periocolo ed instancabilità, dai militi di contesta compagnia durante il periodo dell’emergenza e delle operazioni per la liberazione della città dal giogo nazi-fascista (3-31 agosto 1944) a favore dei Patrioti combattenti.

Plaude inoltre all’opera svolta dai dirigenti di cotesta Società che hanno saputo occultare e salvare al completo dalla rapina nazi-fascista le auto-ambulanze così necessarie per svolgere la sua attività destinata al bene di tutti i cittadini.

 La Fratellanza Militare ha acquistato un altro ed indimenticabile dei tanti titoli di riconoscenza dei fiorentini che la considerano come uno dei più benemeriti istituti della Città

-Il Commissario Politico: Cap. Dino Del Poggetto. Il Vice Comandante: Magg. Luigi Trenti»

 

Corriere del Mattino_17.01.1945

 

Lo stesso giorno la stampa italiana dedica tanto spazio al “problema” della partecipazione italiana alla guerra. L’Unità scrive: «Chiunque ha coscienza di italiano ha accettato entusiasticamente questa parola d’ordine: tutto per la guerra! Anche se questa comporta sacrifici ulteriori ori,misure eccezionali, limitazioni rigorose per i ceti più abbienti, provvedimenti straordinrari , questa parola d’ordine deve essere assolutamente applicata»

Sull’Avanti, Giuseppe Saragat (il quinto presidente della Repubblica) nel suo editoriale scrive: «Venti milioni di italiani soffrono sotto l’oppressione nazista. Venticinque milioni di italiani sanno che è dal loro contributo alla guerra che la unità nazionale uscirà rinsaldata».

 

Una curiosità. Anche la comunicazione, in tempi di guerra, ha bisogno di spazi contingentati. È interessante leggere nella stessa pagina: “Per il crescente affluire delle notizie di cronaca, la disponibilità si va facendo sempre più ristretta. Invitiamo perciò gli Enti, i Partiti e le associazioni a volere ridurre i loro comunicati al minimo indispensabile. Solo attenendosi a una rigorosa sobrietà potranno facilitarne, come è interesse e desiderio di tutti, una sollecita pubblicazione”.

 

 

 

L’archivio storico di Anpas

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Archivio storico DEF

Archivio storico Anpas: un mare da interrogare 

Nel 2009 l’Archivio storico di Anpas Nazionale ha ricevuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – So­vrintendenza Archivistica per la To­scana la dichiarazione di interesse culturale in quanto esso costituisce “una fonte di primaria importanza per lo studio dell’associazionismo di pubblica assistenza in Italia” e per documentare la storia sociale, la tradizione e l’innovazione dell’assistenza pubblica in Italia.

Anpas Savona

Nel 2010 Anpas ha aderito al progetto “Non ti scordar di te” del Cesvot che offre un servizio di ordina­mento, descrizione e conservazione degli archivi storici delle associazioni di volontariato toscane e successivamente ha ricevuto con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’approvazione e il finanzia­mento per il riordino dell’Archivio Storico sia di Anpas Nazionale che del Comitato Regionale Anpas Toscana.

StoricaAnpas
Il progetto avviato il 1 settembre 2011 è rivolto a evitare il deterioramento e la dispersione dei documenti conservati rendendo fruibile l’archivio storico da parte degli studiosi e del pubblico attraverso l’ordinamento e la schedatura. Inoltre mediante la rilettura del passato, Anpas vuole promuovere una nuova cultura della solidarietà popolare sostenendo iniziative di carattere sperimentale e formativo che stimolino nei soci approcci più originali e creativi nello svolgimento della mission sociale.
Le testimonianze del passato ci suggeriscono esempi e soluzioni per il presente ed il futuro. Un presente che vogliamo monitorare con strumenti informativi adeguati alla corretta formazione e trasmissione della memoria perché quanto oggi viene prodotto a soli fini amministrativi e gestionali, diventerà in futuro materiale storico.

Anpas intervento Irpinia

 

Consistenza: Unità 558: 254 bb. contenenti 48 regg., 432 fascicoli, 1.237 sottofascicoli; archivi aggregati: 13 bb. contenenti 85 fascc., 40 opuscoli, 1 inserto.

Storia archivistica: L’archivio dell’associazione ha subito consistenti perdite conseguenti ai numerosi trasferimenti di sede, oltre che a causa dei danni riportati durante l’alluvione di Firenze nel 1966. Le serie archivistiche prevalenti partono dal secondo dopoguerra e si fanno via via più organiche e meno frammentarie solo a partire dagli anni Settanta. Un primo strumento di corredo, privo però dei caratteri di scientificità, fu realizzato alla fine degli anni Novanta a cura di alcuni volontari del Servizio civile. Nel corso del biennio 2011-2012 l’archivio è stato riorganizzato, selezionato e descritto a cura degli archivisti Roberto Baglioni e Gaia Baglioni nell’ambito del progetto Cesvot “Non ti scordar di te” – catalogo delle biblioteche e degli archivi delle associazioni di volontariato toscane. La presentazione ed apertura ufficiale al pubblico è avvenuta nel corso del febbraio 2013.


Link

L’inaugurazione dell’Archivio storico di Anpas e lo speciale di Repubblica

L’archivio storico Anpas Toscana sul Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche

Consulta l’archivio storico Anpas online

I due ebook dell’archivio storico “Proxima estacio Balkan” e “Novantasei“.

Il libro: “I volontari del soccorso“, di Fulvio Conti, Marsilio Editore


Come e quando consultare l’Archivio Storico Anpas

L’Archivio storico di Anpas nazionale e del Comitato Regionale Anpas Toscana si trova in Via Pio Fedi 46/48 a Firenze. È possibile la consultazione on line degli inventari attraverso la piattaforma informatica OsseeGenius.  La consultazione dei fondi archivistici è aperta ad utenti esterni previo appuntamento dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00.  

Per gli appuntamenti per la consultazione dell’Archivio scrivere a: segreteria2@anpas.orgformazione@anpastoscana.it Tel. +39 055.303821 – 055.787651

 

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Archivio: il IV Congresso a Spoleto

1. IV CONGRESSO NAZIONALE DELLE SOCIETÀ DI PUBBLICA ASSISTENZA E SOCCORSO

Spoleto, agosto 1904 ovvero della costituzione della Federazione nazionale delle pubbliche assistenze [pp. 156-157]

1. Manifesto del Comitato ordinatore del Congresso alla presenza di Giovanni Giolitti e del ministro Luigi Rava. Formulazione della mission delle pubbliche assistenze che «rappresentano esse una delle più importanti funzioni dello Stato moderno» e dunque della necessità di «rafforzarle, migliorarle, disciplinarle, costituirle in giuridiche entità… compito doveroso che non può essere ulteriormente prorogato» [pp. 15-16];

IV Congresso Nazionale
2. Cronaca dei festeggiamenti ed evento d’inaugurazione del Congresso con rappresentazione dell’Otello al Teatro Massimo e ricevimento presso il Municipio [pp. 19, 29-30];

3. Definizione delle società di pubblica assistenza quali «istituzioni civili e laiche dipubblica utilità» che adempiono alle loro funzioni di beneficenza e assistenza «osservando il più assoluto altruismo verso chiunque, senza riguardo a nazionalità, a condizione sociale, fedepolitica o religiosa…» [pp. 76-77]

 


             

 

 

 

L’archivio storico Anpas sul Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche 

L’archivio storico Anpas Toscana sul Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche

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Tesseramento, dal 1892 al 2004: i riferimenti storici delle definizioni

Essere soci di una pubblica assistenza, non significa solo sostenerne economicamente le attività, ma è soprattutto una scelta di impegno e partecipazione.

Con la tessera si acquisisce la possibilità di partecipare alla vita dell’associazione, determinandone le linee di sviluppo e, di conseguenza, incidendo sulla propria comunità. Nei testi si fa riferimento più volte al tesseramento come strumento fondamentale per promuovere il senso di appartenenza ad un Movimento nazionale che oggi può vantare oltre 860 associazioni, 100.000 Volontari e circa 400.000 Soci.  E’ per questo che i Volontari delle pubbliche assistenze, fin dalla fine dell’800, hanno dibattuto sul valore da dare al tesseramento all’interno dell’organizzazione nazionale.

Uno strumento per determinare, in modo equilibrato, le quote associative? Per assicurare la rappresentatività delle associazioni negli organismi nazionali?
Per dare rappresentanza ed identità unica, anche attraverso un’immagine unitaria, a tutte le donne e gli uomini che considerano le pubbliche assistenze un importante riferimento per le loro comunità e per il nostro Paese? Vediamo come si è articolato negli anni questo dibattito.

Nel patto federale fra le associazioni di pubblica assistenza ed affini (Spezia, agosto 1892) troviamo un richiamo ai soci come elemento per definire la rappresentanza ed il “peso” di contribuzione economica della associazione: “Tasse di ammissione (art. IX). La tassa annua d’ammissione sarà di L. 50 per le associazioni aventi un  numero di soci eguale a 100, di L. 30 da 50 a 90 soci, e di L. 25 fino a 50 soci” . “Consiglio Federale (art. IV) Il Consiglio federale rappresenta la Federazione: è formato da tutti i Presidenti delle singole associazioni federate che contino un numero di soci effettivi non minore di 100 e che funzionino regolarmente almeno da un anno. Le associazioni che avranno un numero di soci inferiore a 100 saranno rappresentate … da uno dei Consiglieri mediante Delegazione…”.

Molto interessante ciò che troviamo scritto all’art. VII che anticipa di più di cento anni uno degli obiettivi del progetto attuale e cioè la raccolta degli elenchi soci: “Domande di ammissione nella Federazione. La domande di ammissione dovranno essere correlate da un elenco nominativo del Consiglio direttivo e dei soci…” . Il concetto viene confermato nel successivo articolo XIV “Le associazioni che fanno parte della Federazione dovranno .. inviare al Commissario federale una relazione sull’andamento morale ed economico finanziario di ciascuna di esse, insieme all’elenco nominativo dei soci regolarmente iscritti …”.

Nel primo Statuto della Federazione fra le Società di pubblica assistenza e Pubblico Soccorso (1904) ritroviamo (art.IV) solo il riferimento al socio come indice per la determinazione della quota associativa: “Ogni associazione regolarmente accolta dovrà pagare anticipatamente una tassa di ammissione di L. 10 ed una tassa federale di L. 5 per ogni 100 soci ad essa iscritti “

La figura del socio volontario conferma la sua centralità nelle associazioni nel dopoguerra, nel momento della ricostruzione delle pubbliche assistenze. Dagli atti del 1° Congresso Nazionale delle Società di pubblica assistenza e Soccorso del 1946 (Milano 14/15 dicembre): “Tutti sanno, almeno lo speriamo, che nelle pubbliche assistenze vivono giovani ed anziani volontari che dedicano le loro ore di riposo concesse dal lavoro, che altri sciupano in divertimenti ed in pericolosa apatia, a favore dei malati, degli infortunati dei colpiti dalla sventura. E giova anche ricordare che questa opera è continua e ininterrotta sia nelle ore diurne che in quelle notturne senza nulla chiedere e senza nulla manifestare, tanto sembra loro un dovere di assistenza sociale fra esseri che vivono sotto lo stesso cielo e soggetti tutti agli stessi capricci che può giocare il destino…. Le necessità delle pubbliche assistenze sono necessità di popolo, il quale attinge in seno ad esse sollievo per le sue disgrazie e per le sue sciagure”.

Negli anni ’70 nelle premesse dello Statuto della Federazione (1975) vi è una lunga riflessione sui soci: “i SOCI delle  associazioni di pubblica assistenza e Soccorso sono elementi costituenti la forza e la rappresentatività delle associazioni, delle loro Unioni (ndr: gli attuali Comitati Regionali), della Federazione Nazionale; sono i soggetti attivi e partecipi con ogni diritto alle decisioni fondamentali della vita interna delle associazioni, i protagonisti e sollecitatori dei fini generali, umani e sociali, propugnati dalle associazioni e dalla Federazione…  Due categorie fra loro complementari: I SOCI VOLONTARI sono coloro che, compreso il valore umano e sociale dell’opera attiva per la salute ed il soccorso, gratuitamente mettono a disposizione della collettività, tramite le associazioni di pubblica assistenza, una parte del proprio tempo libero per realizzare i compiti stabiliti dagli organi statutari delle associazioni e della Federazione ….  Sono la genuina testimonianza della vitalità delle associazioni, il corpo vivo che rende palese il contributo disinteressato che le associazioni offrono alle comunità ove esse operano. Costituiscono l’elemento rilevante di diretta partecipazione nella organizzazione volontaria, offrendosi alla soluzione dei problemi posti in ordine alla tutela della salute e alla salvaguardia della vita. I SOCI ORDINARI sono coloro che non avendo possibilità per diversi motivi di prodigarsi nelle attività specifiche ed opere dirette nell’ambito del corpo volontari, danno il loro apporto pure volontario, in altre forme attive e partecipi alla vita ed allo sviluppo delle associazioni stesse, senza discostarsi per il perseguimento dei fini comuni delle associazioni e della Federazione, dai principi informatori”.

Lo Statuto del 1989, che sancisce la trasformazione da Federazione ad associazione nazionale, riconosce che “… il fondamento organizzativo di Anpas è l’associazione di pubblica assistenza aderente nella quale si manifestano l’impegno, le energie e l’intelligenza dei SOCI che la costituiscono….Nella associazione aderente i soci trovano la concreta e quotidiana espressione dei propri ideali che, nel comune impegno dell’organizzazione, divengono progetto di rinnovamento…”.

Troviamo nuovamente la distinzione fra categorie di soci delle pubbliche assistenze: “… assumono particolare valore quelli attivi, che mediante la loro attività volontaria assicurano il perseguimento degli obiettivi associativi. I volontari quindi, in quanto fondamento ed elemento primario della struttura e della vita delle pubbliche assistenze aderenti … sono l’aspetto più importante della intera organizzazione. Mediante la loro scelta di vita ed il loro impegno civile e morale le singole pubbliche assistenze aderenti e l’Anpas nel suo insieme affermano nella società i valori solidaristici di cui sono portatrici e su cui fondano le ragioni della loro esistenza.”

Altre tappe di questo viaggio sono il 43° Congresso (Modena, 1993) con l’entrata in vigore della tessera associativa nazionale, ed il 49° Congresso nazionale (Roma, 2005) che introduce l’obbligo per le pubbliche assistenze di sottoscrivere il tesseramento nazionale e di inviare gli elenchi soci, scelte che si stanno progressivamente realizzando e che, come abbiamo visto, affondano le loro radici nella storia del nostro Movimento nazionale.

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