“A differenza con le altre emergenze, questo evento critico si protrae invadendo la zona della ripresa”: l’impatto psicologico dell’emergenza sui soccorritori.

Simona Ius, responsabile psicologia dell’emergenza Anpas.  “questo primo, ma non totale, allentamento potrebbe essere terreno per la manifestazione dell’affaticamento psicologico sperimentato fin qui”.

 

Ogni emergenza conosce diverse fasi di reazione tipiche: dopo l’impatto con l’evento catastrofico ed un primo momento critico, segue una fase di reazione positiva (honeymoon) di percezione di autoefficacia, di possibilità di gestire gli eventi a cui segue disillusione e crisi e, infine, una ripresa più lenta e realistica.

Coronavirus: l'intervento Anpas

Possiamo ravvedere anche in quest’emergenza le stesse fasi? La prima differenza fondamentale è che l’evento critico non è un momento puntiforme sulla linea del tempo (il sisma, l’alluvione, l’incidente…) si protrae invadendo la zona della ripresa. Inoltre tutti abbiamo iniziato il lockdown immaginando il momento festoso in cui saremmo usciti di nuovo a riprende attività lavorative e sociali, ben presto ci siamo resi conto che sarebbe stata necessaria una gradualità faticosa e pesante. Si è spesso raccomandato di non fare paragoni bellici con il virus e, infatti, non avremo un evento puntiforme come un armistizio a dirci che potremo ricostruire la normalità.

Altro tassello rilevante di questo scenario anomalo: siamo tutti coinvolti in questa emergenza, chi soccorre non può mai del tutto distanziarsi dal contesto in cui opera, anche psicologicamente non potremo mai rivolgerci a specialisti che non stiano loro stessi accusando la tensione dell’isolamento e la preoccupazione per sé o i propri cari.

I volontari e i sanitari hanno dovuto reggere un carico fisico ed emotivo imponente in questi ultimi mesi. Alcuni hanno offerto il loro servizio di soccorritori con turni più frequenti o più lunghi del solito, molti sono stati preoccupati di non mettere a rischio i propri cari rientrando in casa (“Quella divisa sempre in lavatrice!”). C’è chi ha paragonato la presenza nella sede associativa con l’essere al campo di emergenza (“Finché sei lì, prevale l’impegno, l’adrenalina”). Più di una richiesta, tra quelle ricevute dagli psicologi dell’emergenza a disposizione con lo sportello Skype, è venuta da responsabili e caposquadra preoccupati contemporaneamente per i servizi da prestare alla popolazione e per i volontari occupati in essi. Tutti patiscono l’ingombro dei DPI e la difficoltà di comunicare empaticamente dietro mascherine e occhiali. I guanti li hanno sempre tenuti, ma anche una carezza sembra diventata più difficile.

Volontari impegnati nell’assistenza alla popolazione con consegna di pacchi alimentari, soccorritori, sanitari hanno già sostenuto una forte pressione emotiva da febbraio a oggi e questo primo, ma non totale, allentamento potrebbe essere terreno per la manifestazione dell’affaticamento psicologico sperimentato fin qui.

Anche senza scomodare le categorie cliniche dello stress postraumatico o del disturbo di adattamento, si deve prestare grande attenzione alla condizione psicoemotiva di ciascuno. Il vissuto che ognuno sperimenta e l’intensità dell’emozione associata sono massimamente soggettivi e per questo richiedono costante cura e rispetto. Questa fase 2 potrebbe essere più impegnativa sul piano emotivo della precedente.

– Simona Ius

 

Per i soccorritori e i sanitari che in questo momento di allentamento misto a tensione e attesa voglio chiedere consiglio, gli psicologi dell’emergenza Anpas sono a disposizione:
Skype: Psicologi Emergenza Anpas
Telefono: 05578765280
lunedì e giovedì 10:00 – 13:00,
martedì e venerdì 15:00 – 18:00,
mercoledì e sabato 20:00 – 23:00,
domenica 18:00 – 21:00
Email: consulenzapsicologica@anpas.org
Compilazione questionario proqol al link: https://forms.gle/ChLKony6VsUbrcho6

 

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