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Dall’introduzione (di Fausto Casini). Il piano triennale che la Direzione sta elaborando riguarda un periodo che, seppur breve, è gravato da forti aspettative di cambiamento dello scenario sociale Italiano ed Europeo e quindi non può essere immaginato come un documento finito ma deve essere considerato un elenco di azioni e di obiettivi con cui confrontarsi ogni giorno per verificarne sostenibilità, efficacia e adeguatezza. E’ quindi importante che ogni Consigliere nazionale, ogni Consiglio di Comitato regionale coinvolgendo i dirigenti di tutte le pubbliche assistenze lo arricchisca individuando carenze, segnalando criticità, e soprattutto indicando risorse ed alleanze interne ed esterne al movimento che possano concorrere alla crescita delle pubbliche assistenze e dell’Anpas.
Un primo sforzo iniziale è anche quello di individuare all’interno del piano la suddivisione per annualità e le urgenze su cui impegnarsi con un primo punto di passaggio che dovrebbe trovare coerente concretizzazione nel bilancio preventivo del 2012. Come metodo: è necessario dare immediato avvio alle commissioni e ai gruppi di lavoro che dovranno concorrere, partendo dalle direzioni individuate, aggiungendo la giusta coralità alla proposta, immettendo la possibilità di improvvisazione data dalle creatività individuali, determinando però regole e ritmiche per evitare caos e inutili rumori di sottofondo.
Questo metodo di lavoro presuppone la fiducia che ognuno stia lavorando avendo come faro la crescita quantitativa e qualitativa del nostro Movimento nella responsabilità condivisa di coesione e di inclusione.
Il triennio precedente ci ha consegnato un’associazione in buona salute e con l’accresciuta consapevolezza della sua forza e della necessità di evitare frammentazioni e protagonismi. Come era inevitabile i Congressi regionali e nazionale hanno provocato fibrillazioni, modifiche di equilibri e anche qualche frustrazione, ma questo non può e non deve essere fonte di recriminazioni, ma deve servire ad aumentare il senso di responsabilità con le giuste autocritiche personali e collettive per improntare in modo motivato la nostra azione futura. Le diverse schede di settore sono state costruite dopo una riflessione corale della Direzione nazionale che ha provato a individuare priorità e parole chiave (che sono poi in sintesi i titoli delle varie schede) attorno alle quali cercare specifici percorsi di attività e impegno di risorse. In questo senso l’individuazione di una responsabilità specifica nei rapporti con i Comitati regionali, che è associata alla delega al personale della segreteria nazionale, ha come obiettivo di costruire un punto di riferimento reale di raccordo tra i Comitati regionali, il Consiglio e la Direzione nazionale supportato dalla struttura.
L’interlocuzione tra le direzioni e le presidenze – nazionale e regionali – dovrà comunque trovare spazi di relazione diversi e maggiormente stringenti: su questo la delega non può riguardare un solo componente della Direzione.
La costruzione di un riferimento presuppone però che anche quelli a cui ci si riferisce mantengano organicità nelle relazioni. In questo senso e su questo il Consiglio dovrà immaginare il proprio coinvolgimento e diventa sostanziale il ruolo dei consiglieri nazionali di ciascuna regione e l’esplicitazione da parte dei comitati regionali delle loro responsabilità di collegamento e di proposta. Grandi assenti nelle schede sembrerebbero le parole “sociale” o “welfare”: non è una mancanza di sensibilità sul tema che ci dovrà vedere protagonisti. Su questo credo sia necessaria ancora una riflessione più generale su obiettivi e ruolo di Anpas viste anche le diverse iniziative che sono state recentemente attivate nei luoghi in cui il Terzo Settore esercita il proprio ruolo di parte sociale. Differente è la rilevazione delle attività in ambito sociale e le azioni di mutualità per le capacitazioni dei territori e delle politiche di welfare comunitario sviluppate o progettate dalle pubbliche assistenze. Su questo tema è necessaria la prosecuzione delle attività di rilevazione nell’ambito delle relazioni con i Comitati regionali per utilizzare la leva della comunicazione per la circolazione delle buone prassi. Anche l’individuazione delle risorse sulla progettazione già presenti e attivabili nella rete Anpas prevedendo poi la loro messa a sistema e la consapevolezza che nei moduli formativi per dirigenti sia necessario promuovere l’attenzione ai sistemi locali e alle esigenze sul territorio sono funzionali alla crescita del Movimento su questo terreno. Parlare di politiche di welfare senza parlare di “lavoro” oggi non è più possibile e quindi aver istituito una specifica responsabilità su questo tema ritengo sarà un nostro punto di forza e di distinzione. C’è un importantissimo sviluppo in corso che vede associarsi per sensibilità l’attenzione al territorio la capacitazione dei cittadini nella prevenzione e la protezione civile. Se si associa tutto questo all’idea di dare valore ai territori lavorando su carte e mappe e soprattutto di un vero e proprio sistema informativo georeferenziato possiamo anche qui vedere importanti sinergie sulla protezione sociale.
Sfoglia il piano triennale Anpas
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