Roma – la storia di cittadino e del suo soccorso in metropolitana

Giuliano ha partecipato ad uno dei corsi di pronto soccorso aperti alla cittadinanza he i volontari Anpas della pubblica assistenza Riano Soccorso hanno svolto pochi giorni fa. Questa è la storia del suo intervento, questa mattina, in metropolitana, che ha voluto condividere con i suoi istruttori e volontari Orlando ed Elsa.

Roma, 6 marzo 2013 – Alla stazione metro di Rebibbia, appena sceso dal bus, noto delle persone che stavano attorno ad una ragazza accasciata a terra, in un’aiuola rialzata. Vedendo che non c’era nessuno di “pratico”, ho pensato di mettermi a dare un’occhiata più da vicino.

La ragazza, sui 25 anni, era assolutamente priva di conoscenza, respirava velocemente ed in maniera agitata, mascella serrata, sudore freddo, occhi chiusi e tremanti. Le slaccio il giubbotto, cerco di chiamarla (ho scoperto dopo che si chiama Ana, probabilmente dell’Est) ma continua a non rispondermi e il respiro si fa sempre più corto e affannoso, e rimane completamente incosciente e i denti strettissimi. Tra tutti quelli che erano li, vengono chiamati 113, 112, 118. Mancava di chiamare l’esercito.  

La ragazza nel frattempo peggiora. Io le tengo la mia faccia davanti bocca e naso per assicurarmi che respiri. Diventa ancora più pallida e ad un certo punto smette di respirare. Chiedo (soffocando un’emozione incredibile) a quelli che mi sono vicini di richiamare il 118 per dirgli che avrei cominciato la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. Le metto il collo il posizione, le alzo il mento e soffio con tutta la forza della disperazione che avevo in corpo. Ascolto l’aria uscire, ma non ha reazioni.

Le faccio un altro paio di insufflazioni, preparandomi a procedere subito dopo con il massaggio, quando improvvisamente dopo aver espulso l’aria, fa un ispirazione rumorosa e profonda da sola, e inizia di nuovo a respirare. A quel punto, vedo se riesce a continuiare in autonomia e non faccio il massaggio e mi assicuro che contunui a respirare. Passano altri 5 lunghissimi minuti nei quali continua a respirare da sola, arriva l’ambulanza, la caricano velocemente con la maschera d’ossigeno e la portano via.
Riprendo la metro a Rebibbia. Il mio tremore scompare verso Piramide, e le lacrime dell’emozione ancora adesso non se ne vanno.
Sto provandio a chiamare continuamente all’ospedale, ma solo con il nome non riesco ad avere notizie di alcun tipo. Non so cosa abbia avuto, non so se è servito quello che ho fatto. Spero solo che si sia salvata.
GRAZIE E VI VOGLIO BENE!!

Giuliano Santoboni

Esercitazione 30 anni CB Rondine

 

 

 

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