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Matteo, direzione garaAbbiamo iniziato a lavorare per questo grande evento giorno dopo giorno a partire dallo scorso anno. Come sempre in fase di progettazione le idee erano tantissime, poi piano piano abbiamo dovuto tagliare ciò che non potevamo fare nel concreto perché volevamo fare qualcosa di buono e di farlo bene. Abbiamo creato una gara con quattro diversi scenari di primo soccorso in quattro zone di Venezia e test teorici sul soccorso: inizialmente eravamo preoccupati soprattutto per organizzare le prove e i trasferimenti in una città come Venezia e riuscire a farlo come volontari era veramente difficile. Poi è arrivato il Contest vero e proprio con 150 soccorritori giovani (12-27 anni) provenienti da 9 paesi diversi a confrontarsi su prove sanitarie pratiche e teoriche. Da questa esperienza l’Europa potrebbe imparare che non è sufficiente chiamarsi Europa unita per essere unita veramente. Le realtà che si sono confrontate sono molto differenti tra loro e ciò che emerge dalle prove è che ogni paese ha un suo sistema e un suo stile sia per quanto riguarda il fare volontariato, sia per quanto riguarda le prove sanitarie e i protocolli. Io credo e ho visto che sono tutti ottimi sistemi e tutte le squadre che hanno partecipato hanno fatto vedere che c’è una ottima preparazione ma in emergenza conta anche la rapidità di comunicazione dell’emergenza nell’intervento e questa difformità dei sistemi non è d’aiuto. Basti pensare al numero di emergenza che non è ancora unico, o al fatto che non c’è uno standard di comunicazione unico alla centrale di emergenza. Io posso andare liberamente in Polonia, ma se ho bisogno di aiuto in Polonia io non saprei come comunicare a chi mi deve fornire assistenza e come questa assistenza mi viene fornita.
In una delle quattro prove a Venezia i soccorritori si trovavano improvvisamente davanti a dei simulatori che erano persone realmente sordomute dell’Ente Nazionale Sordomuti (http://www.ens.it/): lo abbiamo fatto per testare il loro adattamento alla comunicazione non sapendo che i simulatori fossero sordomuti. Abbiamo preso spunto da una cosa che che a me è successa durante un soccorso sanitario reale: ho avuto difficoltà perché ho cercato la comunicazione parlando tutte le lingue possibili per poi capire che in realtà era sufficiente che guardassi la persona negli occhi e che mi facessi leggere il labiale. Tra tutte le squadre che hanno partecipato al Contest, l’Ungheria ha subito capito ciò di cui si stava trattando e uno dei soccorritori parlava il linguaggio dei segni: un segnale positivo di preparazione a 360 gradi sull’assistenza.
Come direttore di gara poi, insieme ai volontari della Croce Verde Sestri Ponente ogni volta ci sono miliardi di discussioni perché vogliamo creare qualcosa di positivo e stavolta ci siamo resi conto che abbiamo partecipato ad un evento grande dove ognuno riesce a trovare il suo spazio e a rendersi fondamentale e importante.
Anpas – Sami Contest 2014 , Adria/Venice – Young Heroes Without Superpowers from andre@c on Vimeo.
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Le foto del 7 agosto: l’inaugurazione del #samicontest Le foto dell’8 agosto: test e prove di destrezza Le foto del 9 agosto: prove sanitarie a Venezia Le foto della premiazione del #samicontest Media partnership: EurActiv Anpas in Europa: partecipazione, protezione civile e rete Il blog e i social network: #samicontest |