Come una macchina e un tratto di mondo: il Servizio Civile di Francesca

Sono passati quasi 10 anni dal mio ingresso nel mondo del volontariato e di acqua sotto i ponti ne è passata talmente tanta che mi fermo un attimo a pensare: “Com’è che è iniziato tutto?”
Hajò 6, era questo il mio progetto da volontaria in Servizio Civile Nazionale. Ero piccola e insicura, forse anche timida, spaesata e dubbiosa.
Solo ora mi volto indietro e mi accorgo della strada che ho percorso, quell’anno di Servizio Civile che “ti cambia la vita”. Eppure ero scettica in principio, mi chiedevo come la vita potesse realmente cambiare in così poco tempo.
L’anno appena trascorso ad un tratto mi riporta indietro nel tempo. Un giorno in tarda mattinata ricevo un messaggino che diceva così: “Allora…e se ti fregassi per il Servizio Civile? Formatore? Che ne pensi?”.

All’inizio mi sentivo un po’ disorientata: a fare il formatore non mi ci vedevo molto, forse perché ho sempre pensato che dovevo ancora da formarmi io prima di mettermi di fronte agli altri a trasmettere competenze e conoscenze. Quando però siamo entrati in aula e abbiamo formato il cerchio, l’ansia della formalità è
svanita: non ero di fronte a loro a trasmettere, ero accanto a loro a condividere e insieme a loro ad imparare.
Arriviamo così alle presentazioni e dentro ogni impacciato “Io mi chiamo…e vengo da…”. Man mano prendono forma le vite di queste ragazze e di questi ragazzi, e la mia, che sono in mezzo a loro. È in quel momento che realizzo, dimentico la sveglia che è suonata alla cinque piuttosto che aver lavorato fino a tarda sera il giorno prima. Perché in quella macchina al rientro, in direzione verso casa, il tempo scorre veloce ripercorrendo gli attimi preziosi di quelle ore di formazione. La stanchezza non è più un problema.
Concretizzo il pensiero che sono giornate come quelle a far bello e ricco un curriculum vitae, più di una laurea e più di qualsiasi altro titolo di studio. 

Francesca, Anpas Sardegna

“Descrivi con una metafora il Servizio Civile Nazionale” è una delle tante attività di questa formazione. D’istinto mi immedesimo con questi ragazzi e penso che per me il Servizio Civile è stato ed è tutt’ora “come una macchina”, una macchina dove sali per fare un tratto di strada e invece ti ci ritrovi ad aver percorso un tratto di mondo. E ancora ragiono e rimugino che questo viaggio su questa macchina lo voglio proseguire, perché un pezzo di mondo non mi basta e ho la pretesa di volerlo visitare tutto.
Il mio viaggio continua attraverso le aspettative e le speranze dei giovani in progetto “Dolmen” che vivo quotidianamente all’interno della mia associazione e che accompagno in questo percorso formativo. Loro sono una parte di quel viaggio che è proseguito e si è rafforzato poi durante gli incontri territoriali, nelle parole di una giovane ragazza la cui priorità è quella di essere una buona madre per suo figlio, nella timidezza di un ragazzo che improvvisamente diventa il portavoce del suo gruppo, negli occhi di un altro giovane, carichi di speranza e fiduciosi perché sa che adesso non saranno più altri a scrivere per lui i capitoli della sua vita. 

Credo che non ci sia davvero nulla di più formativo che condividere insieme un percorso. Le emozioni che mi hanno lasciato questi giovani non le posso proprio esprimere a parole. Sono impresse dentro il mio cuore, sono indelebili, di quelle che difficilmente cancellerò. Tra 10 anni spero di poter incontrare di nuovo questi ragazzi e sentir dire loro quello che con orgoglio affermo io. Rispondo alla mia domanda e sono certa che è vero: quell’anno mi ha realmente cambiato la vita!

di Francesca Concas, volontaria Livas Gonnosfanadiga – Anpas Sardegna

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