Sciacalli di sensazioni“C’è un fuori che ha dimenticato. E’ passato vicino all’incidente, ha acceso i fari e ha creato l’ingorgo. E quando il dentro ha smesso di essere interessante, si è girato e ha tirato avanti, senza guardare cosa lasciava dietro.”(da “Questa è L’Aquila”, Andrea Cardoni) C’era un dentro e c’è un fuori, non riesco a smettere di pensarci da quando sono arrivata al campo. Vivere l’emergenza al campo Costa, dopo L’Aquila e soprattutto dopo “Questa è L’Aquila” non è stato facile. Non è facile pensare che ogni cosa che fai o dici, ogni legame che crei potrebbe avere un riscontro negativo, possa far male … affezionarsi a qualcuno, diventarne il punto di riferimento..e poi dover andare via. Il campo è il nostro dentro, un perimetro inglobante senza spazio e senza tempo. Campo di accoglienza, chi accoglie chi? Non noi, noi volontari siamo accolti, accolti da una popolazione che ha perso i rifermenti e che continua a sentirsi ballare tutt’intorno. Ti lasciano entrare nelle loro tende come nelle loro vite..e tu fai altrettanto. Si mangia insieme, si litiga, si piange e si chiede scusa, una dinamica familiare tra 300 persone che fino a ieri non sapevano neanche di esistere. E che da domani cercheranno vari modi per starsi vicino. Non voglio parlare de L’Aquila: questo teatrino mediatico di paragoni non mi piace per niente, come se ci fosse un premio per chi ha avuto il terremoto migliore..è assurdo. Ma quand’ero a L’Aquila ero una “bambina” con fame di aiutare e smanie da divisa, mi sentivo forte, macinavo cose senza chiedermi il perché. Questa volta è stato diverso, avevo una divisa ma non me la sono sentita, o meglio, la divisa non ha fatto di me una persona diversa, mi sono sentita “scossa” come la gente del posto. Poi torni a casa e ti guardi indietro sempre con la stessa sensazione, quella di non aver fatto abbastanza, di poter dare di più o di aver potuto gestire alcune cose in modo diverso. E con la voglia di ritornare.. perché le persone riescono a rendere migliore anche il terremoto, che se ci pensi è assurdo..ma il campo è un concentrato di storie, di vite, di persone..è un laboratorio d’emozioni, e noi esseri umani siamo “sciacalli” di sensazioni. Il campo fa vita, ti fa bollire il sangue e a volte anche friggere il cervello, perché non si pensi all’isola felice dove tutto è perfetto. Non so spiegarlo, e inoltre nello scrivere ho la brutta sensazione che tutto ciò che è dentro possa uscire. Per una settimana ho abitato in via della felicità, buffo no?! Spaventati a dover tranquillizzare persone che parlano lingue diverse, far fronte a due scosse di magnitudo superiore a 5, qualcuno torna da lavoro stremato mi racconta di come ne è venuto fuori e di come ha visto il suo amico non farcela di fianco a lui … convincere persone che il campo è un posto sicuro mentre la tenda ti balla tutt’intorno.
Giovanni, 9 anni, dice di non entrare nel palazzo perché fuori è più sicuro. Alessandro vuole fare matematica e Salvatore prende in giro Malen perché inventa sempre scuse per non fare i compiti. Chiamare i bambini Giorgio e Giorgia il primo giorno, li fa tanto ridere che continuo a farlo anche quando ho ben impresso nomi, facce e tenda. L’odore e il dolore che vengono fuori dalle forme di parmigiano de La Cappelletta(vedi le foto), il profumo di una vita, di sacrifici, di passione, la voglia e la forza per ricominciare, un sapore amaro di vita, il dolore nel cuore e la forza negli occhi, la forza di non fermarsi e continuare. Du ha mangiato la sua prima crema di riso e Mariella è felice, qualcuno invece neanche quella, è nata a Carpi ed è con noi da quando aveva due giorni, Emily è curiosa tocca tutto quello che le è a tiro, ti prende la penna dal taschino la guarda e poi te la ridà ma solo perché tu la metta a posto e il giochino ricominci, il cuginetto, invece, continua a sfilarsi dal passeggino senza farsi vedere, è un ribelle lui.. Qualcuno ti parla del regolamento e Nonno raccontandoti delle Aquile ti fa capire cosa vuol dire essere madre e prendersi cura di qualcuno … Di Rosanna Morelli (pubblica assistenza Grottaminarda)
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Anpas intervention for the earthquake in Emilia Romagna I racconti dei volontari Le storie di Aldo, dal campo di Mirandola Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli Campo Costa Timbuktu, di Alessandro Nassisi Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli Qui per dare tanto: la settimana di Fabio Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita Maria e Andrea dal campo di Novi La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)
L’intervento Anpas a CaterpillarAm COSA FARE IN CASO DI TERREMOTODurante il terremoto • Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso Prima del terremoto • Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso • Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti • A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza Terremoto: io non rischio
Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi: |
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