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MeYouMe: Cronaca di un'esperienza

di Mauro Giannelli, Responsabile  Formazione ANPAS nazionale

 

meyuoumeNon si dovrebbe fare (gli esperti di comunicazione ce lo dicono continuamente) ma devo iniziare, questa breve cronaca di una sensazione più ancora che di una esperienza, con una considerazione di attacco.

Ebbene ho capito che forse sono vecchio! (e non solo forse), sono vecchio e quindi potrei dire solo cose da “adulto” (vedete comincio ad avvicinarmi ai giovani almeno con un concetto definitorio: meglio adulto che vecchio no?)

Con questa (lunga) premessa (ma necessaria) vengo alla questione e cioè ad una domanda che via via ha preso sostanza e urgenza dentro di me. Ma noi in Anpas, nei gruppi di lavoro, nelle Pubbliche Assistenze, nei nostri ragionamenti formali ed anche informali fino ad oggi di cosa abbiamo parlato, indagato, su cosa abbiamo lavorato? Insomma il soggetto (o meglio, forse l’oggetto) del contendere erano i “giovani” o un idea astratta di essi, il “giovanilismo”?

Non voglio fare sterile e accattivante demagogia (sarebbe fin troppo facile) o opera di distruzione sistematica di un impegno che anche io ho contribuito a strutturare, non rinnego ne processo ne risultati del percorso importante che abbiamo fatto nella nostra riflessione su “giovani e accessibilità” (che invito tutti a rileggere dopo queste mie semplici riflessioni), mi riferisco a qualcosa di più alto, e al tempo stesso di concreto e determinante, mi riferisco non a “contenuti” ma alla chiave di lettura di un processo per un impegno comune.

Sono i giovani in carne ed ossa, i giovani con lacrime e sangue ma anche con piaceri e felicità, sono i giovani con un volto, un corpo e un cervello al centro delle nostre intenzioni?

Oppure, inconsapevolmente, colpevolmente e semplicemente, ci riferiamo ad una “idea”, ad uno status solo anagrafico, ci riferiamo insomma alla “concezione” astratta che lega (questo si in maniera demagogica) alla parola “giovane” le parole (solo positive) quali bene (nonostante tutto), futuro (nonostante la realtà), miglioramento, cambiamento, bellezza, forza, coraggio,….. o a parole (solo negative) quali distruzione, disinteresse, violenza, confusione, egoismo, vuotezza…..

E allora? dove voglio arrivare? Voglio arrivare qui: io mi dissocio, voglio scendere, non ci sto!

Voglio dissociarmi perché a Cosenza ho incontrato “persone” che valgono o non valgono oltre la loro appartenenza anagrafica; valgono o non valgono per le istanze, i comportamenti individuali, le idee e i processi che mi hanno spiegato; che hanno cercato di condividere con gli altri e anche con le modalità, non solo per i contenuti, che hanno usato per farsi capire anche da me, per esserci in somma in maniera autentica e totale.

Mi sono accorto di essermi stufato del “giovanilismo” anche dei giovani. Abbiamo costruito un coro di cantori dissonanti che in bassi profondi e cupi dicono ogni male dei giovani ed in acuti alti e assordanti di riscontro, cantano ogni bene.

Basta perché tutto questo uccide i giovani e gli adulti, i giovani e i bambini, i giovani e i vecchi, insomma per usare una parola grossa e seriosa (cosa che mi accade spesso) la società!

Basta perché tutto questo cancella i giovani nelle loro aspirazioni, nelle loro idee, nelle loro azioni, nelle loro speranze, e insieme a loro cancella anche noi perché cancella il futuro comune, l’unico futuro possibile: il nostro futuro.

Noi, i non più giovani, (ma con i giovani, almeno alcuni, complici e consenzienti , anche se a volte per la verità inconsapevoli) secondo questo modo di intendere e di volere releghiamo i giovani nella sfera del “loro”, nella sfera di qualcosa che appartiene solo a loro, perché abbiamo paura, perché in questo modo cerchiamo di liberarci delle nostre responsabilità, cerchiamo una riduzione di pena per una colpa, che in fondo cerchiamo di rendere minore.

Ho sentito recentemente un direttore di un importante quotidiano nazionale, Vittorio Feltri, dire, rispetto alle istanze portate avanti anche in Italia dagli “indignati” che si affrettava ad identificare con i giovani, che “per risolvere i problemi dei giovani basta aspettare che invecchino”. Sul momento ho avuto un moto d’ira (fra l’altro mi è facile) e ho avuto un impulso violento e subitaneo di mettergli le mani a dosso (solo in senso metaforico eh!) oggi ci ripenso e mi chiedo se non avesse ragione e che forse la sua ragione nasceva da un modo di sentire e di vedere che aveva il paradigma del giovanilismo come l’unico possibile.

Bene allora dico nuovamente che non ci sto! Non voglio più starci perché (e questo meeting ne è un esempio) voglio contribuire, come posso, a sostituire la parola “loro” con quella di “noi”; sostituire l’aggettivo possessivo escludente appunto quello di “loro” (nel senso di loro proprietà e loro responsabilità), con quello includente di “nostro”, nostra proprietà e nostra responsabilità. Suona meglio no? E’ meno pesante, meno difficile, è una responsabilità condivisa e quindi più sopportabile e anche con più energie a disposizione per reggerla ed soddisfarla.

Si sono stufo del giovanilismo, anche dei giovani lo ripeto, voglio, pretendo un incontro, che metta la parola “noi” davanti alle parole sogno, speranza, fiducia, futuro, diritti, e in fondo, ma non da ultimo accanto a quella grandissima e irrinunciabile di “felicità”.

Questo ho sperimentato a Cosenza, durante il meeting dei giovani del mediterraneo, questo vorrei trasmettere a chi ha avuto la pazienza di leggermi sino a questo punto; questo vorrei promuovere dal basso all’interno dell’ANPAS…anche questo credo che sia un sogno per cui lavorare e se necessario anche combattere. (ma che dite sarò solo un vecchio malato di giovanilismo? Uno che cerca di rimanere giovane? ...un dubbio rimane anche a me aiutatemi a fugarlo!)

Leggi  

Many, una rete con l'uomo al centro di Giuseppe Trimarchi

Le impressioni, di Ilaria Lucaroni


Guarda

Dal Meeting dei Giovani del Mediterraneo la testimonianza di May Eddib, 30 anni, ingegnere informatico, Libia.

     

"It’s a great opportunity to exchange cultures and knowledge by making new relationships with people from different backgrounds



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Terremoto centro Italia, l'intervento Anpas

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