“Non si vede bene che col cuore”: il racconto di Claudia, volontaria in Servizio Civile che ha scelto di non fermarsi
Faccio parte di quella generazione criticata sempre da molti. Proprio quella generazione considerata superficiale, poco attenta e solo interessata alle cose di poco valore, protesa solo a relazioni virtuali, che si è messa in gioco ed ha continuato la partita anche quando questa stava diventando estremamente dura e delicata.
Una situazione che, non nascondiamolo, preoccupa tutti e fa realmente paura, anche ai più esperti.
Quando il 118 ti chiama chiedendoti di prepararti per un caso sospetto di Covid-19 e ti richiedono di indossare tutti i DPI necessari al caso, comprendi che non è un intervento come tutti gli altri. Questo momento potrebbe rappresentare una svolta decisiva, non solo per te che parti tutto “bardato”, ma anche per tutte le altre persone che hai attorno e, non ultimo, la famiglia da cui torni alla fine di ogni turno di lavoro.
Eppure, non pensi a questo. Qualcuno ha seriamente bisogno di te, quindi parti.
Alla richiesta fatta a tutti i ragazzi del Servizio Civile di sentirsi liberi di scegliere se proseguire o meno l’esperienza in questo momento critico pertutti, abbiamo deciso di restare, consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato, sia per lo sforzo che questo avrebbe rappresentato sia per l’esiguo numero di risorse umane presenti.
Siamo una squadra e, tenendoci la mano anche solo metaforicamente, ne usciremo da vincitori.
Ognuno fa la sua parte, protesi verso un unico obbiettivo: riabbracciarci il più presto possibile.
Claudia, volontaria Servizio Civile Anpas Pubblica assistenza Humanitas Scandicci
