Comunicati stampa

"Basta additare il volontariato come problema della pubblica amministrazione": la risposta di Anpas all’ennesimo attacco al volontariato di protezione civile.

Vigili del fuoco e volontari Anpas Esercitazione Emergency Rapy 2014

 

Da furbetti del pubblico impiego a causa dello sperpero di denaro pubblico, passando per l’impreparazione e la non pianificazione delle loro azioni: assistiamo sconcertati all'ennesimo attacco nei confronti del volontariato di protezione civile ancora una volta rappresentato come causa di tagli, carenze e inefficienze della pubblica amministrazione.

Questa volta è stato il Segretario Generale Fns Cisl Pompeo Mannone, intervenuto il 19 gennaio alla trasmissione Voci del Mattino su radio 1, a puntare il dito contro il volontariato di protezione civile: “per quanto riguarda la protezione civile c’è un unico corpo che è quello dei dei vigili del fuoco", ha dichiarato. "Però c’è una miriade di associazioni di volontari di protezione civile non pianificati, non coordinati e quindi è uno sperpero di risorse anche umane senza migliorare il servizio (…) Nel campo del sistema di soccorso e della protezione civile c’è solo il corpo nazionale dei vigili del fuoco” ha concluso il segretario.
 
Ferma restando tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza al corpo nazionale dei vigili del fuoco e a tutte le componenti del sistema nazionale di Protezione Civile che stanno subendo tagli, stupisce e spiace che sia proprio il Segretario Generale di un sindacato che rappresenta Polizia Penitenziaria e Vigili del fuoco a dimostrare di non conoscere il Sistema Nazionale di Protezione Civile  e nello specifico legge fondamentale che la istituisce (n. 225 del 24 febbraio 1992) la quale all’articolo 6, 11 e 18 esplicita modo inequivocabile la necessità e l’importanza del volontariato nel Servizio Nazionale della Protezione Civile.
 
Alla luce delle tante esercitazioni congiunte che ogni anno i volontari di protezione civile fanno proprio insieme ai vigili del fuoco, molti dei quali fanno parte essi stessi pubbliche assistenze Anpas.piace dover apprendere dal segretario Mannone che “I volontari di protezione civile andrebbero coordinati formati e pianificato nell’uso cioè in un caso di emergenza dovrebbero sapere cosa fare sotto la regia dei protezionisti che sono i vigili del fuoco”.
 
Spiace dover constatare tutto questo anche all’indomani del Convegno "Quale servizio per la Protezione civile”, organizzato da CGIL dove Anci, Regioni, enti pubblici hanno riconosciuto e testimoniato il ruolo insostituibile del volontariato.
 
Questa non è che l’ultima di una serie di dichiarazioni che dall’inizio di quest’anno, alla luce delle discussioni sul pubblico impiego, assenteismo e legge di stabilità mettono in contrapposizione il volontariato di protezione civile con l’ente pubblico dove il volontariato viene indicato come parte debole e non preparata nella gestione di emergenze. È di una settimana fa l’esternazione del giornalista Massimo Gramellini che su Rai Tre, in prima serata, aveva parlato di “permessi per volontariato civile anche 10 giorni consecutivi per effettuare simulazioni in caso di calamità che poi quando avvengono ci trovano sempre invece impreparati”, e un altro articolo apparso su La Stampa del 4 gennaio a firma Paolo Baroni nel quale si scriveva che i volontari di protezione civile, in quel caso del CNSAS siano portati a “lavorare il meno possibile e allo stesso è permesso di restare a casa e intascare regolarmente lo stipendio”. 

 
Un attacco quello fatto ai danni del volontariato che non tiene conto dell’importanza delle tante esercitazioni di soccorso e di protezione civile alle quali si sottopongono regolarmente tutti i volontari delle pubbliche assistenze: una formazione che abbiamo visto poi essere decisiva quando c’è stato davvero bisogno in occasione di terremoti, alluvioni e altre emergenze di carattere locale o nazionale.
Interventi in seguito ai quali le pubbliche amministrazioni e le comunità colpite hanno poi fatto nascere nuove pubbliche assistenze Anpas dedite proprio al volontariato di protezione civile dove mancava (a Saponara come a L’Aquila), secondo un principio costituzionale, quello della sussidiarietà, sancito dall’articolo 118 e che in tutti questi attacchi viene costantemente ignorato e che invece rivendichiamo come caposaldo del nostro agire insieme a tutte le altre componenti della vita civile e sociale del paese che lavorano per il bene comune.

 O dovremmo smettere di farlo?
 

Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas Nazionale.

Emergency Rapy

L'esercitazione in Valle d'Aosta

Napolitano tra i volontari durante terremoto Mirandola

Roma 15 gennaio 2015 -  Il saluto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è il saluto dei tanti volontari delle pubbliche assistenze Anpas che in varie occasioni lo hanno incontrato: dal ricevimento al Quirinale ai campi di protezione civile durante il terremoto dell’Emilia, fino alle giornate del volontariato che si sono susseguite negli anni e cui il Presidente Napolitano non ha mai fatto mancare il suo incoraggiamento e la sua attenzione.

 

Ci auguriamo che il suo successore sia attento e promuova i valori di solidarietà attento alla società civile e  al welfare capace di promuovere i valori democratici nei quali riconosciamo il nostro fare volontariato: laicità, uguaglianza, solidarietà.

 

 

 

 

 

Pubblichiamo la lettera di risposta di Anpas all'articolo comparso sul quotidiano "La Stampa" del 4 gennaio 2015, dal titolo "Lavorare il meno possibile? Ecco come si fa".

Protezione civile: Se i volontari sono lavoratori furbetti e l’intervento su una emergenza è uno strumento per assenteisti.

DagheZena: 15 ottobre

 

Egregio Direttore Calabresi
le scrivo a nome degli 80mila volontari che in 881 comunità d’Italia si occupano del miglioramento della vita quotidiana delle persone ogni giorno. Persone che dedicano la loro passione, il loro tempo libero e che spesso ne tolgono alle loro famiglie per il bene delle loro comunità e della nazione di cui fanno parte

Una premessa che poteva essere evitata visto che una testata giornalistica come la Stampa da anni racconta quel che accade in Italia ogni giorno, ma è doverosa per chiederle perché un giornale apprezzato e autorevole, come quello che dirige, possa scrivere un articolo come quello comparso nella edizione di del 4 gennaio a firma Paolo Baroni nel quale si scrive che i volontari di protezione civile, in quel caso del CNSAS siano portati a “lavorare il meno possibile e allo stesso è permesso di restare a casa e intascare regolarmente lo stipendio”. 
Da un giornale come il suo ci saremmo aspettati un metodo giornalistico più  rigoroso nello scrivere un articolo su un tema così importante e delicato nel quale però viene a mancare ciò che di più apprezziamo nel suo giornale: la capacità di essere preciso e di non generalizzare un fatto, la lungimiranza di analizzarli attraverso l’uso delle nuove tecnologie e lo studio e la produzione dei big data.

 

Una generalizzazione che reputiamo ingiusta, prima ancora che grave, quella fatta ai volontari CNSAS (ai quali va tutta la nostra solidarietà). Nell’articolo si afferma che “un’altra legge consente ai volontari della protezione civile di assentarsi anche per 10 giorni consecutivi (massimo 30 giorni in un anno) per effettuare simulazioni e formazione ed in caso di calamità concede 30 giorni consecutivi con un tetto di 90 in un anno”, a parte non citare la legge, l’articolo non menziona la norma (DPR 194/2001) che all'articolo 9 sottolinea che che il datore di lavoro è tenuto (e non obbligato) a consentire la partecipazione dei volontari delle organizzazioni di protezione civile alle attività di esercitazione/soccorso. Questa disposizione, secondo l’articolo, è considerato uno “strumento per evitare di presentarsi al lavoro”.


Inoltre viene tenuto conto dell’importanza delle esercitazioni di soccorso e di protezione civile, fermo restando che non tutte le esercitazioni di protezione civile sono soggette a questa norma. La preparazione, la formazione alla quale si sottopongono regolamente i volontari di protezione civile sono poi propedeutiche alla riuscita dell’intervento quando c’è davvero bisogno in occasione di terremoti, alluvioni e altre emergenze di carattere locale o nazionale. Eventi che si ripetono sempre più spesso e che sempre più spesso vedono coinvolti i volontari di protezione civile.

 

Invitiamo pertanto lei e il signor Baroni in una delle tante esercitazioni che i volontari di protezione civile fanno in tutta Italia, a conoscere almeno un volontario di protezione civile e magari sentire una delle storie di soccorso o un intervento fatto in una delle emergenze alle quali ha preso parte

Saluti
Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas Nazionale.

 

Croce Bianca Genovese


 

I racconti dei volontari

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Genova non è in ginocchio, il racconto di Paul - leggi

Lombardi, emiliani e toscani, il racconto di Michela - leggi

 

Per Capodanno non fateci fare i BOTTI

#zerobotti

 

Per iniziare bene il prossimo anno, tanti volontari Anpas saranno nelle sedi delle pubbliche assistenze nella notte di capodanno pronti a intervenire con le loro ambulanze nel caso in cui dovesse essere necessario.

Nella notte di fine anno si verifica il maggior numero di infortuni e incidenti provocati dai botti: scottature, ustioni di grado più o meno elevato legate spesso all’incendio di abiti e vestiti e in qualche caso amputazioni conseguenti all’esplosione. In alcuni casi si tratta di incidenti avvenuti per l’inopportuna manipolazione di botti inesplosi, magari trovati casualmente per strada, che si cerca di far funzionare comunque.

#zerobotti per gli animali domestici (il video dei cinofili Anpas). Ogni anno sono centinaia i cani, i gatti e in generale gli animali domestici che perdono la vita per la paura dei botti.L’udito degli animali è molto sensibile e è in grado di sentire il minimo dei suoni: il botto crea disorientamento negli animali e può provocare gravi danni per loro. Per questo, durante il Capodanno è bene cercare di creare un luogo confortevole per l’animale, con la sua ciotola per mangiare, e cercare di distrarlo, trasmettergli sicurezza e giocarci.

Cinque richieste (se proprio volete fare i botti):

  • Non usate armi

  • Non acquistate botti illegali.

  • Allontanate i bambini dai botti.

  • Non utilizzate i botti in locali interni e non indirizzarli verso le abitazioni

  • In caso di principio di incendio contatta i Vigili del Fuoco al numero gratuito 115. In caso di emergenza sanitaria chiamare immediatamente il numero 118.

«I fuochi d'artificio sono prodotti esplodenti creati per lo svago e il divertimento destinati a produrre effetti sonori e luminosi anche di notevole intensità. Tutti i fuochi pirotecnici devono, ora per essere commercializzati riconosciuti e classificati. Se volete far passare un bel capodanno a tutti, anche a loro, i volontari Anpas si raccomandano di evitare di scoppiare i botti per capodanno», dice Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas Nazionale. «Un ringraziamento particolare voglio farlo a tutti quei volontari e alle loro famiglie che saranno in turno in questi giorni».


 

 

 

 

 

 

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