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La legge che ha cambiato la storia della Protezione Civile compie 20 anni
Firenze, 24 febbraio 2012. Oggi è il ventennale della legge 225 che ha sancito la nascita del Servizio Nazionale della Protezione Civile. L’associazione Nazionale pubbliche assistenze è stata una delle principali associazioni di volontariato che, prima ancora dello studio della legge, si è sempre battuta per la realizzazione del “sistema” di Protezione Civile che la legge del 1992 ha contribuito a creare e consolidare. Ne parlano , Luciano Dematteis e Carmine Lizza, rispettivamente l’ultimo e l’attuale responsabile nazionale di Protezione Civile dell’Anpas. Luciano Dematteis, rappresentante di Anpas presso la Consulta Nazionale del Volontariato di Protezione Civile presso il Dipartimento e Responsabile Politiche Anpas per i Centri di Servizio al Volontariato L’Italia è una nazione che territorialmente ha grandi aree di rischio di ogni genere e tipo (sismico, idrogeologico, vulcanico, etc) e da sempre combatte con queste calamità, spesso in modo poco organico. Per introdurre il tema del ventennale della legge 225, mi piace partire dalla storia dell’Anpas che da sempre è impegnata nell’attività di protezione civile. Senza andare fino al terremoto di Messina del 1908, dove nostre associate furono impegnate nell’evento, vorrei solo ricordare i due eventi che ci hanno visto partecipare in modo massiccio e che sono stati determinanti per la nascita della legge promulgata nel 1992: il terremoto del Friuli del 1976 e quello dell’Irpinia del 1980 preceduti, per impatto emotivo, dalla tragedia di Alfredino Rampi a Vermicino. Queste emergenze convinsero il governo dell’epoca, anche su pressione del volontariato e di Giuseppe Zamberletti che se ne fece portavoce, a mettere mano a una legge che regolamentasse questa materia. L’importanza di questa legge è nell’aver delineato i livelli d’intervento, aver individuato quali sono le componenti della protezione civile e l’aver riconosciuto, per la prima volta in maniera ufficiale, il ruolo del volontariato come membro della struttura operativa nazionale del servizio (art.11, punto i). Al volontariato la legge ha dedicato addirittura un intero articolo (18) dove impegna il Servizio Nazionale ad assicurare al volontariato la più ampia partecipazione alle attività di protezione civile, con l’obiettivo di licenziare, entro sei mesi dal momento in cui la legge entrò in vigore, un regolamento specifico che regolamentasse la partecipazione del volontariato. In realtà il percorso che portò la redazione del regolamento impiegò ben più di sei mesi perché venne approvato solo l’8 febbraio del 2001: ma nei nove anni che trascorsero dalla promulgazione della legge, il volontariato e, in particolare l’Anpas, diedero un contributo fondamentale per la redazione di quello che oggi è il DPR 194. Il riconoscimento del volontariato nella legge ebbe un effetto positivo perché, finalmente, si poteva portare ad un tavolo nazionale esperienze che erano maturate nelle varie emergenze e creare così una protezione civile onnicomprensiva di tutti gli attori del sistema. Inoltre si apriva la possibilità di interlocuzione sui temi della previsione e della prevenzione. La legge in questi anni è stata messa in pratica, anche se alcune sue parti non hanno avuto uno sviluppo coerente con lo spirito della legge stessa: vedi, ad esempio quanto previsto dal DPR 194, che discende dalla legge e che a seguito di modifiche apportate, non ha più dato vita al “Comitato Nazionale del Volontariato di Protezione Civile” ma lo ha “surrogato”, con la nomina di una “Consulta Nazionale” che non ha gli stessi poteri e, rispetto alle previsioni, non ha sfruttato in pieno le potenzialità del contributo del volontariato. Altra anomalia è quella di non aver indirizzato, almeno nei punti fondamentali, le leggi regionali: ogni Regione, infatti, ha legiferato in totale autonomia rispetto al contesto generale, con il risultato di un insieme di leggi che, spesso, non permettono una gestione degli interventi uniforme a livello nazionale. Per questo, mentre si rivede il DPR 194, penso che si dovrebbe avere il coraggio e il potere di rimettere mano anche alle leggi regionali. Per il prossimo ventennale della 225 immagino una protezione civile che non avrà più bisogno d’intervenire nell’emergenza, e che la cultura della difesa del territorio sarà patrimonio di ogni comunità e parte integrante della cultura personale di ogni cittadino. Carmine Lizza, responsabile Nazionale Protezione Civile Anpas. È una ricorrenza importante quella dei venti anni della legge 225 e, soprattutto in questi giorni, è importante ricordarlo. Sono un uomo di protezione civile da anni e ricordare questo anniversario non è solo un modo sterile per celebrare questa legge, ma un momento importante per fare memoria. Da sempre, l’Anpas considera la protezione civile non un’attività, ma parte della cultura della cittadinanza attiva e condividere il ricordo non solo dei fatti di protezione civile, ma anche delle leggi, con i processi che hanno portato a scriverle, degli effetti che ha avuto, vuol dire contribuire a costruire una memoria collettiva. L’antropologo Dan Sperber diceva: “Spiegare la cultura, è spiegare perché e come alcune idee siano contagiose”. Oggi, più che mai, è fondamentale ricordare l’importanza di come l’idea che ha permesso di creare le condizioni affinché si costruisse un sistema che, anche se ancora in parte è solo sulla carta, tutto il mondo ci invidia. Un sistema imperniato sul principio di sussidiarietà che, non a caso, pochi giorni prima (7 febbraio) dello stesso anno in cui fu riconosciuto nella legge 225, venne riconosciuto come principio cardine dell’Unione Europea (Trattato di Maastricht). Un sistema che ha permesso di far sedere istituzioni, comunità scientifica e volontariato allo stesso tavolo e di intervenire in modo coordinato sulle stesse emergenze. Un sistema che ancora oggi ci permette di coordinare competenze e passione, solidarietà e sussidiarietà, impegno e professionalità. Dobbiamo far memoria di questa legge e di ciò che ha generato proprio oggi perché viene ripetutamente messo in discussione, indebolito da decisioni politiche raramente condivise con il resto del Paese, costantemente messo sotto attacco in maniera strumentale: per questo oggi siamo qui a scriverne. Perché, seppur imperfetto, quello di protezione civile è un sistema che ha permesso all’Anpas di portare a L’Aquila oltre 2300 volontari provenienti da 16 regioni d’Italia. Un sistema che oggi permette all’Anpas di realizzare campagne di prevenzione insieme al Dipartimento di Protezione Civile, INGV, Università della Basilicata e Reluiss. Una legge è “soltanto” una legge, poi ci sono gli uomini e il contesto che devono metterla in pratica, valorizzarne i principi e, dove è più debole, tentare di proporre alternative e correzioni. Spero che nei prossimi venti anni gli attuali e i futuri volontari Anpas manterranno questa attenzione al ricordo e alla memoria di chi si è battuto per costruire un sistema e non per distruggerlo. Spero che avranno sempre meno bisogno di intervenire sulle catastrofi e che, se chiamati a farlo, siano sempre più preparati e pronti, magari aiutati da cittadini più responsabili e intenti a collaborare con loro perché già informati su norme e procedure. |
Il 2012 è un anno speciale per la protezione civile. Venti anni fa, nel 1992, con la legge 225 nasce il Servizio Nazionale di Protezione Civile, mentre trenta anni fa, nel 1982, viene istituito il Dipartimento della Protezione Civile di cui si avvale l’allora Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile. Il testo della Legge n. 225 del 1992 1992 -nasce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, con il compito di tutelare le persone, i beni e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e altri eventi calamitosi. La struttura di protezione civile viene riorganizzata profondamente come un sistema coordinato di competenze al quale concorrono le amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli altri enti locali, gli enti pubblici, la comunità scientifica, il volontariato e ogni altra istituzione anche privata. Il Sindaco è individuato autorità di protezione civile sia per la prevenzione che in emergenza. Tutto il sistema di protezione civile si basa sul principio di sussidiarietà. La prima risposta è garantita a livello locale, a partire dalla struttura comunale, l’istituzione più vicina al cittadino. Quando un evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del comune, si mobilitano gli altri livelli attraverso un’azione integrata: la Provincia, la Prefettura, la Regione, lo Stato. Questo complesso sistema di competenze trova il suo punto di collegamento nelle funzioni di impulso e coordinamento affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri, che si avvale del Dipartimento della Protezione Civile (dal sito www.protezionecivile.gov)
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