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Da Piazza Fontana al terremoto del Friuli .. passando da altre mille storie vissute: la storia di Gianmario Talamona, volontario Anpas Croce Verde Baggio
Abbiamo deciso di parlarvi di Gianmario Talamona, 50 anni di servizio all’attivo e diverse medaglie al merito ricevute sia in ambito militare che civile.
Talamona, membro del Terzo Bersaglieri, inizia la sua “carriera” da soccorritore nel 1966 in Croce Rosa Celeste, dove rimane per 23 anni iniziando a lavorare con le ambulanze 1 e 2: le ambulanze avevano le pareti decorate coi topolini perché la Rosa Celeste era la croce dei bambini; la divisa era costituita da un camice azzurro e un basco.
Sono anni difficili, segnati dalle rivolte studentesche: “All’epoca abitavo in Via Laghetto, al piano rialzato, e il sonno era sempre disturbato dall’odore dei fumogeni e dal frastuono della guerriglia. Facevo il turno di sabato e il mio gruppo si beccava sempre gli scontri: eravamo in mezzo a studenti e polizia. Sapevamo quando uscivamo di casa ma non se saremmo rientrati”.
E quegli anni difficili sono segnati da eventi che hanno fatto la storia del nostro paese, come l’assassinio di Antonio Annarumma, poliziotto del Terzo Celere ucciso mentre prestava servizio durante una manifestazione nel 1969 o quello dell’agente Antonio Marino, ucciso da una bomba lanciata da alcuni manifestanti durante una dimostrazione nel 1973. Tra questi eventi drammatici rientra anche la più nota strage di Piazza Fontana: “Il 12 dicembre Sessantanove avevo bigiato il lavoro e chiesto ai dipendenti di uscire in servizio con loro. Ci avevano chiamati in Piazza Fontana per una fuga di gas. Non sapevamo a cos’andavamo incontro”.
Ma l’evento che forse l’ha segnato di più, qualche anno dopo, è stato il terremoto in Friuli: “Avevo appena smontato dal turno di notte. Alle 7.30 del 7 maggio 1976 mi dicono di partire perché c’è bisogno in Friuli; così mi sono messo un paio di jeans, ho infilato in una borsa un paio di mutande, uno di calze, un maglione e sono partito. Anpas aveva mandato una carovana di ambulanze dalla Lombardia, tra cui la Verde Baggio, ma c’erano anche ambulanze che arrivavano da Bologna o da Gubbio, guidando di notte pur di venire a dare una mano. Abbiamo girato Gemona, Buia, Tolmezzo, Maiano, Vicenza, Gorizia, trovando solo morti e gente disperata. Io ho lasciato il poco del mio cambio a delle ragazze che avevano appena perso i genitori sotto le macerie e non avevano più nulla. All’epoca la Protezione Civile non esisteva ancora; è stata creata in quell’occasione. Eravamo tutti stravolti: io, in quei giorni, ho guidato per settanta ore di fila e, al rientro a Milano, avevo le allucinazioni”.
Dopo un quarto di secolo in Rosa Celeste e una parentesi di 10 anni in Croce Bianca Vialba, Talamona approda in Croce Verde Baggio, quando ancora come ambulanza si usava la 30: “Facevo parte della squadra 27, che copriva il martedì e la domenica. Una curiosità?! Al contrario di quanto tutti credono, il nome non è dato dalla somma dei due giorni della settimana: lo abbiamo dato io e Roberto, altro membro della squadra, assegnando al nostro gruppo il nome del primo nucleo di pompieri intervenuti nell’attentato alle Torri Gemelle”.
Il confronto con l’aggiornamento delle procedure non è sempre stato facile: “Quando ho iniziato io esisteva il 7733, il 118 non c’era ancora. Chi era in ambulanza era un semplice barelliere, il cui unico compito era effettuare un trasporto efficace. Quando ho dovuto fare il corso BLSD ho dovuto chiedere una mano ai giovani: noi non avevamo mai usato macchinari e non avevo alcuna dimestichezza”.
In Croce Verde Baggio Talamona ha festeggiato i suoi 50 anni di servizio, conclusisi nel 2016 anche a causa di qualche problema di salute. Racconta, con gli occhi lucidi: “Per festeggiare mi hanno fatto una sorpresa incredibile: Deborah (volontaria dell’associazione) mi ha fatto arrivare in Piazza Piemonte con una scusa e lì ho trovato ad aspettarmi un tram, tutto per me, che mi ha accompagnato a ripercorrere i luoghi dei principali interventi che avevo fatto. Ho passato tutto il tempo con le lacrime agli occhi per la felicità”.
Il “Tala”, come viene bonariamente chiamato, è un vero bagaglio di storia, storia ufficiale vissuta personalmente; storia dei “nessuno”, come ama dire lui, che non si è mai interessato ai personaggi noti ai più ma di tutti gli altri che la storia l’hanno fatta con le loro vite.
“Fin dal primo servizio ho tenuto un quaderno in cui, nei miei 50 anni, ho sempre scritto data, luogo e descrizione di ogni intervento fatto. Ormai la mia è una vita fatta di ricordi; molti compagni sono “corsi avanti”, come si dice tra noi bersaglieri”.
E la sua stessa casa è piena di ricordi, per lo più raccolti in libri di storia: “Mi sono ripromesso di lasciare tutto con calma al Gio (28 anni, ex volontario della Verde Baggio e della Rosa Celeste, laureato in storia): per me è separarmi da un pezzo di cuore ma voglio lasciare il testimone della mia memoria a chi so che ne saprà sempre apprezzare il valore”.