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Ayasse2013: la maxiesercitazione vista dal settore psicosocialeSi è appena conclusa un altra splendida esperienza in Anpas. All’esercitazione Ayasse 2013, la partecipazione del settore psicosociale era prevista inizialmente solo con un workshop sulla psicologia dell’emergenza da tenersi la domenica mattina ai volontari. Venerdì sera è stato aggiunto dagli organizzatori un briefing con i figuranti dell’esercitazione, che facevano interamente parte della popolazione di Champocher. Sono state date loro indicazioni generali sulle emozioni che potevano essere vissute e consigli sulle buone pratiche per prevenire o affrontare eventuali sintomi di disagio emotivo nel corso dell’esercitazione. Sabato mattina nella tenda della mensa poco prima di iniziare l’esercitazione, si è svolto anche un briefing con gli infermieri del corso di laurea dell’università di Aosta, del secondo e terzo anno. Insieme sono stati discussi i sintomi e i criteri diagnostici delle principali reazioni psicologiche ad un evento traumatico. Sono stati dati alcuni consigli circa i comportamenti e gli atteggiamenti più opportuni da adottare in emergenza, al fine di aiutare le vittime ad affrontare lo shock e la propria sofferenza psicologica, accennando anche agli effetti dello stress sui soccorritori. Durante l’esercitazione l’obiettivo principale del settore psicosociale era di monitorare i comportamenti dei soccorritori e delle vittime ed individuare eventuali criticità. Non potendo essere presenti in tutti gli scenari, e’ stato scelto quello della cava che sembrava il più esposto ad eventuali reazioni emotive. In effetti così è stato. Due figuranti in particolare, erano stati sepolti sotto le macerie, uno di loro ha manifestato precocemente segnali di nervosismo e disagio per la posizione in cui si trovava. Dopo averne discusso con il responsabile dello scenario, abbiamo provveduto al cambio di ruolo del figurante che è stato spostato in una posizione per lui meno stressante. Durante l’esercitazione ho notato un alto livello di professionalità’ di tutte le squadre intervenute. Trattandosi però di un esercitazione e dovendo indicare dove si potrebbe migliorare, direi che in alcuni casi i soccorritori tendono ad eseguire alla perfezione i protocolli e le procedure, senza porsi troppo il problema di curare i rapporti e la comunicazione con i feriti. Mentre si attendeva l’arrivo dei soccorsi, in qualche caso, la vittima era resa poco partecipe di cosa le stava accadendo intorno e non veniva rassicurata a sufficienza sulle sue condizioni e cosa gli sarebbe successo. Nel caso di una squadra di vigili del fuoco, il ferito e’ stato lasciato in un imbarazzante e lungo periodo di silenzio. Conosciamo bene l’importanza di controllare e mantenere sveglia la vittima nonché di intrattenerla al fine di raccogliere maggiori informazioni (malattie particolari, farmaci assunti di recente, eventuali allergie ecc..) da comunicare ai soccorritori in arrivo, ma soprattutto sappiamo quanto sia importante per la vittima essere rassicurata continuamente. Ho notato l’assenza di disturbatori: persone presenti ma non ferite, curiosi o persone in preda al panico che avrebbero potuto rendere più realistico lo scenario ai soccorritori, ma forse è stata una scelta voluta. A sorpresa è stato richiesto l’intervento non programmato di uno psicologo su uno degli scenari, per una vittima che non voleva farsi toccare da nessuno e rifiutava di muoversi dal luogo del ritrovamento. All’arrivo dello psicologo Ia vittima non presentava i sintomi di un attacco di panico, ma solo una reazione di shock da esposizione ad un immagine traumatica. La resistenza agli stimoli verbali e l’irrigidimento posturale si sono risolti parlandoci e fornendo informazioni rassicuranti che tendevano a ridimensionare eventuali ideazioni e preoccupazioni generali. Alla fine la vittima è stata accompagnata al Pma dallo psicologo. Sabato pomeriggio l’attività del settore psicosociale è proseguita con un debriefing insieme agli infermieri, dove sono stati messi in evidenza, alcuni momenti critici e discusse le maggiori difficoltà emotive provate durante l’esercitazione. Sono state date diverse chiavi di lettura agli episodi e suggerite alcune strategie per superare in emergenza i momenti difficili, facendo affidamento sui colleghi. Domenica mattina si è svolto il workshop sulla psicologia dell’emergenza. Prima della presentazione delle slide è stato condiviso il progetto del settore psicosociale all’interno della colonna mobile nazionale di PC, per la valorizzazione delle competenze professionali nei volontari. E’ stato chiesto ai presenti di farsi portavoce, all’interno delle proprie associazioni, delle intenzioni di Anpas di formare insieme a loro, un gruppo di volontari specializzati anche in Val D’Aosta. – Kristian Talamonti, responsabile settore psicosociale Anpas
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Il blog dell’evento http://ayasse2013.tumblr.com/ La fotogallery su flickr
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