Volontariato & politica: la stagione del silenzio

Avete visto o letto sui mass media, negli ultimi anni, di una posizione del volontariato sull’Italia di oggi e sui suoi problemi? Eppure sono milioni i volontari organizzati in Italia e che recano un grande contributo alla lotta al disagio. Sondaggi seri e ricerche accurate dicono che, mentre la credibilità dei partiti è sotto zero, la fiducia degli italiani nel volontariato supera il 70% dei cittadini

di Luigi Bulleri, presidente Anpas dal 1996 al 2004, oltre che coordinatore della Consulta Nazionale per il Volontariato presso il Forum del Terzo Settore. È stato sindaco di Pisa dal 76 al 83 e Deputato del PCI. Articolo pubblicato su VITA.it

Il volontariato, quale attività prestata in maniera spontanea, volontaria e gratuita, attraverso un’organizzazione senza fini di lucro e con finalità esclusivamente solidale, ha origini antichissime.


Per quanto riguarda il volontariato laico, nato con l’Unità d’Italia dalle società operaie di mutuo soccorso e sviluppatosi alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento organizzando l’assistenza pubblica e promuovendo iniziative politico – sociali, merita qui di essere segnalato il libro di Fulvio Conti “I volontari del soccorso. Un secolo di storia dell’associazione nazionale pubbliche assistenze” in cui lo stesso autore approfondisce il tema con piena consapevolezza, ripercorrendo le vicende che hanno caratterizzato «la storia dell’intero movimento delle pubbliche assistenze dalle origini fin quasi ai nostri giorni» unitamente alla nascita, nel 1904, dell’Anpas, l’associazione Nazionale Pubbliche Assitenze.

Dopo il periodo buio della prima guerra mondiale e del Fascismo che chiude le pubbliche assistenze considerandole, per il loro spirito libertario, covi di sedizioni sovversive, questa grande realtà si riorganizza nel secondo dopoguerra in rapporto con il pubblico e realizzando grandi servizi sociali: trasporto sanitario, protezione civile, cultura, ecc.

Attualmente, l’Italia dispone di un servizio di emergenza e trasporto sanitario gestito quasi esclusivamente dal volontariato con duecento mila volontari, adeguatamente formati, con migliaia di ambulanze e di mezzi per la protezione civile.

Alla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo questo sistema è stato superato. Sono esplosi nuovi e gravi bisogni: la diffusione della droga, l’anzianità, l’assistenza sociale, l’inizio dei flussi migratori che arriveranno ad assumere una dimensione sociale e politica di primo piano. Il Walfare State non copre questi servizi e né il volontariato è in grado di soddisfarli; del resto, non è il suo compito quello di risolvere situazioni di disagio generale.

Occorrono nuove riforme, sostanziali, in primo luogo quella dell’assistenza sociale, che stimolando un nuovo ruolo della cittadinanza attiva, possano assicurare i diritti dei cittadini previsti dalla Costituzione.

A differenza del secondo dopoguerra, quando i partiti politici furono promotori del Walfare State, gli stessi, successivamente, non sono in grado di rappresentare nelle istituzioni questi bisogni e di approvare le nuove leggi necessarie. Logorati in gran parte dalla corruzione e dalla perdita dei valori, la divisione fra di essi porta all’incapacità o mancanza di volontà politica nel dover elaborare le riforme necessarie.

Per il volontariato, dunque, si apre una sfida. Come affrontare questi cambiamenti? Come poter far fronte a questo nuovo quadro politico e sociale? Si apre la necessità di una riflessione a tutto campo che avvierà un dibattito composito fra tutti i soggetti interessati.

Protagonisti principali sono, fra gli altri, Monsignor Nervo della Caritas e Presidente della Fondazione Zancan, Patrizio Petrucci dell’Anpas, Luciano Tavazza Presidente del Movi (Movimento di Volontariato Italiano) e successivamente della Fondazione per il volontariato costituita dalla Banca di Roma; Maria Eletta Martini, Presidente del Centro Nazionale per il volontariato e deputata al Parlamento.

Saranno loro a promuovere la costituzione della “Conferenza Nazionale Permanente dei Presidenti delle associazioni di Volontariato”, sede di dibattito e di coordinamento, che ha appunto lo scopo di contribuire e stimolare lo sviluppo del dibattito in corso. Il dibattito che si svolge nelle sedi delle associazioni, nei congressi, in seminari e convegni è approfondito e produttivo.

Notevole è il contributo della Fondazione Zancan.

La banca di Roma in accordo con il Movi, istituisce la Fondazione Nazionale del Volontariato all’interno della quale si organizzano seminari e si pubblica periodicamente una rivista.

Sin dall’inizio emerge su tutte una tesi, ossia quella per cui il volontariato deve dar vita ad un soggetto politico proprio, non sostitutivo dei partiti verso i quali auspica risanamento, rinnovamento, riconquista della rappresentanza perduta.

Questo soggetto politico dovrà essere autonomo dalle istituzioni, dai partiti e si porrà come interlocutore al pari di essi. Dovrà essere capace di avere un progetto di cambiamento che, rafforzando la democrazia e la partecipazione dei cittadini, proponga un progetto di nuovo sviluppo del Paese basato sulla valorizzazione delle risorse ambientali, dei beni comuni e culturali, dello sviluppo dell’agricoltura.Maria Eletta Martini, Cossiga, Luigi Bulleri

Allo stesso tempo dovrà costruire un movimento nazionale che attraverso iniziative di sostegno al progetto dia forza e capacità di interlocuzione ai propri organi per la definizione delle politiche nazionali.

Il contributo dell’Anpas è ricco. Su questo tema impegna Congressi, modifica il proprio Statuto, divenendo associazione nazionale, istituisce il tesseramento nazionale dei soci e dei volontari ed al Congresso di Modena del 1993 approva il progetto politico che assume valore generale per il volontariato.

 

Parallelamente un gruppo di deputati promuove la Legge 11 agosto 1991, n. 266, la legge-quadro sul volontariato. Pur essendo ideata per regolare i rapporti fra volontariato e istituzioni e per sostenere il volontariato dal punto di vista tecnico e fiscale, questa legge offre sistemi, sedi e risorse che costituiranno il motore di importanti iniziative per lo sviluppo di un vasto processo di affermazione del ruolo politico del volontariato.

Sarà attorno agli anni Duemila che si registrerà il massimo sviluppo del ruolo del volontariato. Il Governo D’Alema riconosce il ruolo generale del volontariato. In questo solco l’allora Ministro per la solidarietà sociale Livia Turco decide di utilizzare l’Osservatorio Nazionale per il Volontariato, istituito con la Legge 11 agosto 1991, n. 266 – Legge-quadro sul volontariato – per elaborare la Legge 8 novembre 2000, n. 382, Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizio sociale.

L’Osservatorio Nazionale, a seguito della sua istituzione nel 1991, al di là del ruolo istituzionale, diviene una sede di dibattito ed elaborazione, nella quale il volontariato assume un ruolo principale.

Sono mesi di lavoro intensi e positivi, ma che non si fermano lì. Oltre a discutere sulle leggi l’Osservatorio diviene il punto di organizzazione delle Conferenze Nazionali del volontariato con le quali il volontariato stesso irrompe sulla scena politica.

A Foligno, nella Conferenza Nazionale caratterizzata da uno scontro fra il Ministro delle Finanze Vincenzo Visco e le organizzazioni di volontariato sul gravame fiscale rispetto a questi ultimi, il Ministro arrivò ad affermare che il volontariato era una finzione per non pagare le tasse.

Ad Arezzo, nonostante il tentativo del Ministro Maroni di disconoscere l’importanza del ruolo svolto dalla rete di organizzazioni che operavano nel settore, si approva un documento nel quale si ribadisce il ruolo fondamentale del volontariato nelle scelte politiche.

In questo ambito, l’Anpas lancia l’istituzione del meeting nazionale annuale del volontariato. L’idea è quella di creare una occasione di confronto fra volontariato, istituzioni e anche forze politiche, in cui promuovere il volontariato, le sue pratiche, la creazione e lo sviluppo di legami con il territorio, approfondendo singole tematiche.

A Pisa, nel 2012, in un convegno nazionale promosso da UniTS (Università del Terzo Settore), il Forum Nazionale del Terzo Settore e le associazioni di volontariato, insieme ad esperti, riaffermano il proprio impegno per andare avanti su questa strada. In realtà più nulla è successo.

Altro momento complesso è la nascita del Forum del Terzo Settore nel 1997.

Non c’è dubbio che il volontariato deve essere presente per realizzare un progetto come quello richiamato in cui c’è bisogno dell’unità e della collaborazione con gli altri soggetti, cooperazione e associazionismo, impresa sociale. In questa alleanza il volontariato porta il valore della gratuità, della democrazia, della solidarietà, non sottoposto alle rigide regole del mercato economico. In questo solco il Forum incontra un limite legato alla difficoltà delle varie rappresentanze di dare espressione alla vera natura del volontariato, svincolandolo da questo tipo di dinamiche.

Presso il Forum del Terzo Settore nascerà la Consulta Nazionale del Volontariato, la quale fa del ruolo politico del volontariato una scelta fondamentale e su questa base stabilisce un rapporto permanete con la Conferenza dei Presidenti e un rapporto positivo anche con la Caritas, di modo che tutte le espressioni del volontariato siano così rappresentate.

La Consulta diverrà un centro vivace di elaborazione e di promozione di iniziative: significativa è quella per respingere il tentativo del governo Berlusconi di togliere al volontariato la gestione di una parte dei fondi speciali presso le Regioni, previsti nell’art. 15 della Legge n. 266/1991. Il movimento coinvolge duemila e cinquecento associazioni nazionali e locali e convince il Parlamento ad abrogare il provvedimento del Governo.

In realtà sin dalla nascita del Forum non è ben chiaro il ruolo del volontariato, sul quale bisogna ritornare.

La legge di riforma dell’assistenza sanitaria, la n. 382/2000, invece, all’art. 5, per favorire l’attuazione del principio di sussidiarietà, afferma il ruolo di programmazione, progettazione e controllo del volontariato sul sistema dei servizi sociali.

In questo positivo lavoro, che porta a diffondere ed allargare il consenso rispetto ai bisogni e alle esigenze espresse da questo mondo e che trovano conferma nelle iniziative legislative, vi sono ritardi e lacune. La prima è relativa al dibattito e al lavoro. Esso è quasi esclusivamente condotto negli organi dirigenziali, nazionali e regionali e tocca pochissimo le strutture sul territorio, ossia le pubbliche assistenze. È mancata un’adeguata attività di formazione dei quadri locali, soprattutto dei Presidenti delle pubbliche assistenze, che ha portato all’incomprensione e alla mancata partecipazione continuativa delle stesse pubbliche assistenze come primi propulsori delle attività, emarginandoli ad impieghi sostitutivi e propri dei soggetti ed enti ad essi preposti.

Inoltre, la partecipazione delle associazioni di volontariato ai comitati di progettazione dei servizi sul territorio previsti dalla su citata Legge n. 382/2000 è stata scarsa.

Sarà con la fine del Governo D’Alema, e la scelta politica conseguente da parte del Governo Berlusconi, che cessa l’interesse e l’attenzione del Governo verso questo processo politico e gli sviluppi che il volontariato, negli anni, aveva conquistato. Ciò imporrà ad esso e al Terzo Settore un rapporto formale e non più propositivo, cooperativo. Piano piano verranno meno i finanziamenti in questo settore e il sistema costruito con la Legge n. 382/2000 viene lentamente a sgretolarsi.

Con l’avvento del Governo Renzi tutto questo si abbandona e la Legge n.328/2000 non sarà attuata e arriva il silenzio.

C’è motivo di una riflessione?

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