Volontariato cross-border nei Balcani: dal b&n ai colori, buco per buco 
Sarajevo deriva dal turco Sarai, che significa “palazzo”, “serraglio”. Parole che fanno pensare ad una cosa chiusa, asserragliata appunto, come lo è questa città intorno alle sue montagne, chiusa nella valle del fiume Miljacka, che l’attraversa tutta.Considerando gli sballottamenti per arrivarci, da un aeroporto all’altro, il significato di Saraj sembra calzare bene a questo luogo: nessun volo diretto verso Sarajevo e una media di dieci ore di viaggio per arrivarci.

 

Ma valeva la pena venire fino a Sarajevo per fare una conferenza internazionale sul volontariato trans-frontaliero, piuttosto che farla in qualsiasi altra città d’Europa, magari raggiungibile con un’ora di low-cost?
Dovevamo venire fino a Sarajevo per interrogarci se il volontariato oltre confine serva davvero a sentirci più cittadini Europei o solo a fornire competenze utili per trovare lavoro, come sembra ritenere di recente la Commissione Europea? 
La risposta è che se non fossimo venuti proprio qui a parlare di volontariato trans-frontaliero, non avremmo capito proprio nulla del valore del volontariato trans-frontaliero.
Daniela mi ha raccontato che per lei, da ragazzina, venire in vacanza in Jugoslavia era stato scoprire un mondo a colori, venendo da un mondo, quello della Romania di Ceauşescu, totalmente in bianco e nero.Daniela ha visto il mondo a colori per la prima volta in Jugoslavia. Poi in Jugoslavia c’è stato il black-out, tutto in bianco e nero, e che cosa sia successo in quegli anni lì ormai è nella storia.
Ma dopo che è successo? Come sta facendo un’intera regione chiamata Balcani, costituita ormai da stati indipendenti separati da confini (borders), a tornare a colori come l’aveva vista Daniela da ragazzina?
#VolCrossBorder, volontari che attraversano i confini: eccoli lì i colori dei Balcani. E nella tavolozza dei colori ci sono anche i ragazzi di SEEYN – South East European Youth Network (guarda il video), che questi Balcani li stanno ricostruendo riempiendo di idee, buco per buco, tutte le mitragliate che ancora vedo sui muri di questa città. 


SEEYN è un network di organizzazioni di giovani dell’Europa sud-orientale, che attraverso il volontariato tenta di superare le differenze tra società con una tradizione recente di conflitti, portando ad agire insieme i giovani del sud est Europa. SEEYN promuove scambi di volontari e campi di lavoro, organizza corsi di formazione e fa attività di lobby per la creazione di quadri legislativi sul volontariato nei paesi del sud est Europa.

Cev Sarajevo
Nel Direttivo di SEEYN c’è Ira. Trent’anni, quaranta chili distribuiti su un metro e cinquanta, e in stabile equilibrio su tacchi di un’improbabile altezza. Ira, in un italiano perfetto, mi parla di Tirana, di un’economia informale grigia e nera che sta strozzando il suo paese, dove l’affitto di una casa costa più dello stipendio medio di un lavoratore.

L’organizzazione di volontariato per cui lavora, Beyond Barriers, si occupa di disabilità in Albania e dal 2004, quando è nata, ha già realizzato una cinquantina di progetti di volontariato trans-frontaliero, per lo più SVE – Servizio Volontario Europeo. Ira racconta di come hanno riso con un volontario SVE italiano, pensando al fatto che vent’anni fa proprio gli albanesi sbarcavano a barconi in Italia, «e ora» – dice il  volontario SVE – «siamo noi a venire da voi». Chiudiamo la serata con Ira, dicendo che dobbiamo assolutamente fare un progetto insieme.

Nell’attività finale della conferenza, dopo aver discusso su cosa serva il volontariato transfrontaliero in gruppi incentrati su tematiche molto diverse – dalla protezione civile all’apprendimento, dall’aiuto umanitario alla costruzione della cittadinanza alla riconciliazione delle comunità – ognuno dei partecipanti ha proposto la sua risposta. What is it for? Ognuna di queste parole le abbiamo scritte sul muro. La mia era knowledge sharing: condivisione della conoscenza. Quella condivisione che serve ai giovani di Anpas per capire come si fa ad essere volontari in una regione, i Balcani, dove l’infrastruttura del volontariato traballa come il terremoto da noi. E poi la parola di Aurelio: Training, che ormai saltava fuori in qualunque discorso stessimo facendo, tutti. Pensando a Training penso all’inglese, perché ogni volta che scopro un pezzo nuovo del volontariato in Europa mi chiedo perché i nostri volontari non ci sono. 

Come faccio a farli salire sul ponte (bridge), per costruire un dialogo (dialogue), prendere ispirazione (inspiration), aumentare la comprensione (understanding) e arricchire il movimento (movement)?
La vostra,  di parola, qual è? Cross – Border Volunteering. What is it for?

Annalisa Bergantini, Anpas Nazionale

Il convegno: Volontariato Transfrontaliero, a cosa serve?

 

Le foto della Conferenza

#VolCrossBorder What is it for

 


Altre notizie da Sarajevo (fonte CSVNet)

 

In apertura della Conferenza di Sarajevo, l‘Assemblea Generale di CEV ha votato per il rinnovo del Consiglio Direttivo, conclusosi con l’elezione di 5 nuovi componenti (che vanno a sommarsi ai 6 già in carica) provenienti da FranciaIrlandaItaliaPortogalloRomania. Tra loro figura Alberto Cuomo, che nel “Board” di CEV rappresenta l’Italia – insieme al vicepresidente Renzo Razzano del CSV Spes – e CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.

 

 

 

 

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