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«Parliamo ai pazienti con gli occhi». il racconto di Maria Francesca Mori, volontaria Anpas della Croce Gialla di Ancona
Con le persone affette da Coronavirus c’è solo una cosa da fare: imparare, il più possibile, a parlare con gli occhi. Quando arriviamo in una casa per prestare soccorso solo con gli occhi possiamo aiutare chi abbiamo davanti. Dietro la tuta da rischio infettivo, la doppia mascherina, i doppi guanti, gli occhiali protettivi, il nostro corpo scompare e la voce sembra arrivare da lontano. Ci restano gli occhi per calmare le persone, gli sguardi, la luce dell’espressività di quel pezzo di volto.
Troviamo uomini e donne soli o coppie di coniugi anziani, nuclei familiari. Ci sono persone stese a letto col respiro affannoso e la tosse, c’è la paura di lasciare la propria stanza per partire verso un ricovero percepito come un viaggio verso l’ignoto.
Indossiamo tutta l’attrezzatura ad ogni intervento. Il contagio è così diffuso che possono essere tutti positivi, anche chi chiama per problemi che nulla hanno a che fare con la sintomatologia tipica.
Qualche sera fa mi sono affacciata sul parcheggio. C’era solo un giovane con la mascherina che non smetteva di piangere. È arrivato il padre a convincerlo a salire in macchina e a consolarlo. Chissà, forse quei due soffrivano di preoccupazione per la mamma ricoverata. Durante i miei servizi ho accompagnato signori per le scale di casa che scendevano con le proprie gambe. Qualche giorno dopo quegli stessi, che sembravano in buone condizioni, sono finiti in terapia intensiva. Mi domando ora come stiano, questo è un virus imprevedibile. Penso tanto ad ognuno di loro, il desiderio è di incontrarli presto per strada e sorriderci, senza più quella tuta protettiva che mi nasconde. Chissà se mi riconosceranno.
Maria Francesca Mori, volontaria Anpas della Croce Gialla di Ancona.
Articolo da https://www.cronacheancona.it/2020/03/31/operatrice-croce-gialla/231027/?fbclid=IwAR2-GxTqlt7lU7xjC37RJUufq4gQljLYFiDcADbZAbDH2vuhi8Q8ZE7cC3c