Il 52 Congresso Anpas dei giovani

I giovani d'Anpas

di Valerio De Pinto (Ser Molfetta)

I loro sorrisi sono tesi come le loro mani quando prendono il pranzo a sacco. Tesi per l’emozione, per molti di loro è il primo congresso nazionale, per altri è la prima assemblea nazionale del gruppo Giovani d’Anpas a cui partecipano. Sono tanti, inaspettati, furiosi, timidi, alti, bassi, robusti, longilinei, dagli occhi di ghiaccio e dalla pelle olivastra. Hanno dialetti diversi, tratti somatici che provengono dalla nordica Valle d’Aosta fino alla Sicilia con quegli occhi color nocciola e l’accento inconfondibile.

Sabato 29 novembre si è svolta la quarta assemblea dei giovani: un incontro cardine del movimento delle politiche giovanili che ha messo insieme le energie emerse durante la prima assemblea a Bari in occasione del Meeting del 2012, assorbire il bisogno di dotarsi di una struttura a livello nazionale emerso durante la seconda assemblea svoltasi in occasione dell’esercitazione di Protezione Civile “Isole d’Anpas” (Pergusa giugno 2014) e consolidarsi in occasione della terza assemblea dei giovani durante il Sami Contest (Adria, agosto 2014).


Scopo della quarta assemblea nazionale doveva essere quello di eleggere un portavoce nazionale ed il suo vice, trasformandosi poi in un incontro sorprendente, dalle dinamiche insolite e dai risultati inaspettati.
Più che individuare subito un nome, i ragazzi hanno ragionato sulla descrizione ideale di un portavoce, si sono analizzate le sue attitudini, pregi, difetti, carattere e aspettative.


Il pensiero pulito di questi ragazzi ha dimostrato che i valori di Anpas hanno trovato terreno fertile, coltivati costantemente durante l’assemblea ragionando sul concetto del “noi” e non su quello dell’io, sforzandosi di cooperare per il bene comune, scopo purtroppo spesso dimenticato in altri ambienti ed in altre età. È così emerso un portavoce che sarebbe dovuto essere coraggioso, altruista, capace di collaborare e farsi aiutare, consapevole del proprio ruolo di vettore delle istanze che dal basso sarebbero emerse durante gli incontri dei gruppi giovanili, grande viaggiatore e votato alla nobile qualità del saper ascoltare. 

I giovani d'Anpas

Noi siamo gli altri”, come è stato detto da una giovane volontaria, è una frase che è base comune di incontro e scambio di energie.
A questo è seguito un momento di confronto a livello regionale ed interregionale durante il quale i giovani volontari hanno discusso e si sono confrontati sullo sviluppo o la creazione del movimento politiche giovanili nella propria regione, riassumendo con tre termini o concetti la visione futura: si è passati dalla colorita Puglia che ha disegnato le fasi di implementazione del movimento nel proprio territorio (la Chiamata alle Armi!) alla Liguria che ,forte della maggiore esperienza rispetto alle altre regioni in quanto il movimento è nato già nel 2012,ha proposto concetti determinanti per lo sviluppo futuro regionale e nazionale.
Ogni gruppo ha poi scritto su una forma in cartone della regione di provenienza i propri termini e concetti, affiancandole poi per ricreare la sagoma dell’Italia: un avvicinamento simbolico di pensieri e azioni, convergenza di intenti di un movimento che si preannuncia rivoluzionario a livello nazionale  anche in quelle regioni, come la Calabria e il Molise ad esempio, che sono rimaste vuote ma che presto verranno contagiate da tutto questo entusiasmo e “colonizzate” dai giovani d’Anpas.

Forse tutto questo, però, ha spaventato i candidati al ruolo di portavoce, i quali al momento di “avvicinarsi all’Italia” (invito meraviglioso per cui i candidati dovevano avvicinarsi alla sagoma della nostra nazione posta per terra al centro della sala compiendo quei 4 o 5 passi faticosi come un cammino di molte ore) sono risultati solo in due: Simone Calcagni dal Lazio e Pasquale Rana dalla Puglia.

Momenti di silenzioso imbarazzo, palpabile tensione, occhi verso il basso e labbra serrate dei candidati per l’emozione e lo sguardo incredulo di volontari e formatori presenti: sono solo in due. Bene, è cosi che doveva andare.

L’elezione si è svolta in modo trasparente ed onesto, dando ad ognuno dei presenti diritto di voto, dopo aver spremuto per bene i due candidati con domande insidiose e cattive, si sentiva nell’aria l’ammirazione verso i due coraggiosi candidati e la voglia di eleggere qualcuno che nel movimento giovanile ci crede realmente, pronto a combattere e a fare da cocchiere per questo bellissimo calesse rumoroso e colorato.

L’esito degli scrutini di voto ha visto l’elezione di Simone come portavoce e Pasquale come viceportavoce.


Voci di corridoio riportano che i due candidati si siano votati l’un l’altro: io voglio crederci. Voglio credere che un’altra Anpas è possibile, che questi ragazzi abbiano trovato un loro equilibrio. Non si siano “scannati a vicenda” e che un movimento migliore stia nascendo su basi solide, un altruismo ed una correttezza tale da non votare per se stessi perché “io sono l’altro”.


Quella che si è svolta sabato pomeriggio è stata a tutti gli effetti una piccola favola piena di metafore sulla forza del volontariato e sulla fatica di cercare una propria identità, divorando bellezza per riuscire poi a restituire al mondo valori, puliza e felicità che è vera solo quando è condivisa.
E il movimento Giovani d’Anpas trova così necessità di esistere nel quesito conclusivo della relazione del Presidente Nazionale Fabrizio Pregliasco: “come ci immaginiamo tra 20 anni?”.

È il movimento giovani ad essere chiamato a rispondere a questa domanda utilizzando nella risposta due tempi dei verbi italiani: l’indicativo presente, raccontandoci chi sono e che visione hanno, ed il futuro anteriore con tutta quella fame di affermazione e miglioramento che solo la gioventù ha nel proprio DNA precedendoci nel cammino di sviluppo del movimento, indicandoci una direzione e anticipandoci il futuro.



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