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Umbria: l’esperienza di Anpas a “Terremoto, parliamone insieme”Il ciclo di incontri è stato organizzato in tre dei comuni interessati dalla sequenza sismica in atto a Gubbio e nell’area circostante. Il racconto di Kristian Talamonti, responsabile settore Psicosociale Anpas.Si sono da poco conclusi in Umbria diversi incontri programmati con la popolazione, organizzati dal Dipartimento di Protezione Civile, insieme a I.N.G.V in collaborazione con O.G.S, USL Umbria 1 e il Settore Psicosociale di Anpas. L’iniziativa “Terremoto parliamone insieme” si è svolta dal 20 al 22 gennaio con l’obiettivo di essere vicini alla popolazione che da alcuni mesi convive con una sequenza sismica che sta interessando soprattutto il territorio di Gubbio e l’area dei comuni circostante. Il confronto con i cittadini, insieme ai rappresentanti delle istituzioni ed agli esperti sui temi legati alla sismicità e al sostegno psicosociale, si è rilevato utile per abbassare i livelli generali di ansia, fornire informazioni chiare ed essenziali, oltre che per aiutare la popolazione ad adottare comportamenti finalizzati alla prevenzione. Ampio spazio è stato dato alle domande e distribuito il materiale informativo della campagna informativa “Terremoto io non rischio“. Gli incontri tenuti in alcune scuole del territorio sono stati fortemente voluti dai dirigenti scolastici che li hanno richiesti soprattutto a fronte di segnalazioni di casi isolati, ma in crescita, di bambini che cominciano a manifestare sintomi di agitazione psicomotoria, ansia generalizzata, prima, durante e dopo una scossa, e scatti di paura al minimo rumore improvviso.
Le scosse di terremoto e la reazione dei bambiniLe frequenti scosse e relative evacuazioni della scuola che in questi mesi interessano i bambini dell’Umbria, stanno avvenendo in un arco di tempo lungo e indeterminato e cominciano a produrre dei vissuti negativi profondi, legati al terremoto, che cronicizzano reazioni emotive normali, che altrimenti si risolverebbero rapidamente e senza conseguenze. Si è riscontrato che la maggior parte delle crisi di pianto, che avvengono nei bambini dopo una scossa di magnitudo più elevata del solito, sono una reazione emotiva immediata, alla vista dei propri genitori o di quelli degli altri bambini, che dopo alcuni minuti accorrono a scuola per prelevarli e portarli a casa. Se pur naturale e comprensibile, si è notato che questo comportamento e reazione emotiva degli adulti, dovuta allo scarso controllo della loro preoccupazione, contagia e aumenta la sensazione di paura e di minaccia percepita dai bambini, che immediatamente dopo la scossa e durante l’evacuazione della scuola, generalmente restano sereni, per poi agitarsi in corrispondenza dell’arrivo dei primi genitori ansiosi. I bambini più piccoli sono indifesi nel fronteggiare i pericoli esterni e la loro stima del pericolo si basa sulla capacità di riconoscere le espressioni facciali dei propri genitori e degli adulti in genere. Le risposte alle numerose domande, le attività didattiche ed i giochi fatti con loro in questi giorni hanno avuto, come obiettivo principale, il ridimensionamento di alcune fantasie e la condivisione di alcuni suggerimenti per affrontare meglio la paura del terremoto essendo resilienti. La resilienza spiegata da Boris CyrulinkBoris Cyrulnik, medico psichiatra, scampato ai campi di concentramento da bambino e cresciuto “solo”, descrive la resilienza come la capacità, che ciascuno possiede, in modo e misura variabili, di crearsi una via di scampo. E di superare così i traumi che l’affliggono. Qualcosa di simile accade agli animali quando sopraggiunge un evento a scardinare le loro abituali certezze e spetta loro il compito di riorganizzarsi. E in fretta. Prima che le difficoltà abbiano la meglio. Tanto vale contare sulle proprie limitate risorse, trasformandole, inaspettatamente, in privilegi. Si chiama strategia del brutto anatroccolo, e ad essa Cyrulnik ha dedicato un libro, dal titolo, appunto, I brutti anatroccoli (Frassinelli, 2002). Scrive Cyrulnik che quando un granello di sabbia penetra in un ostrica, aggredendola, l’animale reagisce producendo la madreperla, che si deposita intorno al granello e lo trasforma in una perla piccola. L’aspro granello è modellato fino ad assumere la forma nuova di una perla preziosa. Cyrulnik formulò questa metafora per illustrare il concetto di resilienza, intesa come un processo dinamico che porta a un adattamento positivo a fronte di un evento potenzialmente traumatico, che minaccia l’esistenza e lo sviluppo di un individuo. (Masten. e al., Resilience in development, Oxford Press 2002).
Anpas Umbria, per voce del responsabile di protezione civile Enrico Mancini e della responsabile del settore psicosociale Valentina Tellini si è resa disponibile a supportare le scuole e i genitori in caso di bisogno.
Ci auguriamo che questi incontri abbiano contribuito a stimolare la resilienza dei bambini verso un adattamento positivo agli eventi di questi mesi e verso un loro veloce superamento.
Kristian Talamonti
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Quali comportamenti devo adottare per ridurre l’esposizione al rischio sismico? Come posso affrontare in modo consapevole una situazione di emergenza? Qual è il mio ruolo e come posso interagire con l’organizzazione di protezione civile sul territorio?
Terremoto io non rischio: LE FOTOGALLERY
VIDEO L’allestimento della piazza di Mirandola
Basilicata #iononrischio – video video video Info e Materiali Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione conINGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica). Scarica i materiali informativi
Il sito della campagna |