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La lacrima che assiste la sua compagna: le pubbliche assistenze e la Grande Guerra, storie da Torino, Modena, Parma, Carrara, Livorno, La Spezia.
“Ma nel cuore nessuna croce manca. E’ il mio cuore il paese più straziato”. La grande guerra, la guerra di trincea, quella che iniziò il 28 luglio di cento anni fa così venne raccontata da Giuseppe Ungaretti. Una guerra che coinvolse oltre trenta paesi in tutto il mondo provocando un numero di morti ancora non stimabile (si parla di oltre i 26 milioni tra militari e civili). “Un gemito nuovo pervase la patria (…) i solchi profondati dal lavoro furor riempiti del più rosso e del più gentile sangue nostro. Che far doveva l’Assistenza?” si chiede Luigi Filippo Paletti, presidente della Federazione Nazionale delle pubbliche assistenze nel testo “La pubblica assistenza in Pace e in Guerra”, 1919. L’Italia entrò in guerra il 24 maggio del 1915, tre anni dopo il riconoscimento della Federazione Nazionale delle pubbliche assistenze come ente morale.
In tutta Italia le pubbliche assistenze sono 451 e quasi tutte “hanno gareggiato nel porgere aiuto ai nostri fratelli reduci al fronte, istituendo posti di pronto soccorso nelle stazioni ferroviarie. e che per tener fede agli impegni hanno esaurito tutte le loro risorse”, come testimonia il presidente della Federazione, l’Avvocato Paletti. “Una ricorrenza che, attraverso le storie degli interventi delle pubbliche assistenze, ci racconta di quanto fosse radicata la presenza e l’impegno dei padri fondatori del nostro movimento con l’allestimento di presìdi medici e assistenza al fronte nonostante la scarsità di risorse e le molte e dolorose perdite durante il conflitto” dichiara Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas. “Leggendo questa storia si intravedono anche le prime forme di formazione alla cittadinanza e di organizzazione di Protezione civile che nel documento rinvenuto dalla Croce Verde di Modena veniva chiamata Preparazione civile: concetto attualissimo che testimonia la lungimiranza di chi intendeva la protezione civile prima di tutto come prevenzione e poi, in secondo luogo, come emergenza”.
“Orbene la Patria chiamò: e tutte le nostre associazioni fecero a gara di offrire quanto a loro restava di uomini e di materiale. Lettighe a mano, autoambulanze e soprattutto catene di braccia e di cuori annodati in una duplice armonia, come da un filo invisibile ma grande di entusiasmo e di passione; ecco tutti un esercito della salute allineato in lunghe file sui binari ferrati a ricevere i treni conducenti le giovinezze nostre ferite, le misere carni consunte tutta la bellezza e tutta la grandezza della Patria”, scrive Paletti.
La Croce Verde di Torino crea un ospedale e crea una squadra di volontari per effettuare servizi di disinfestazione nelle zone di guerra. La società volontaria di Soccorso di Livorno nel periodo del conflitto svolge in media circa quindicimila servizi all’anno, molti dei quali per prestare assistenza ai feriti provenienti dal fronte. La società, che ebbe oltre mille richiamati alle armi fra i suoi soci, vede questi ultimi passare dai 2.158 del 1915 ai più di tremila del febbraio 1919.
La pubblica assistenza di Parma, che ebbe nove soci caduti in guerra, già il 25 luglio 1915 si meritò un primo encomio solenne da parte del comandante del presidio militare della città. Trentasei gli iscritti dell’associazione di Carrara caduti in combattimento, mentre i soci esclusi dalla leva vengono impegnati nel trasporto dei feriti, nelle tende di medicazione allestite in città, in ospedali e in altre strutture sanitarie. Un intenso sforzo compiuto che mette a dura prova le pubbliche assistenze: il materiale di soccorso logoro e le associazioni hanno bisogno di acquistare nuovi mezzi di trasporto, ricostruire le scorte di medicinali, di strumenti sanitari e attingere a risorse di bilancio che erano esaurite. Questo sforzo valse però un riconoscimento popolare e delle istituzioni al termine del conflitto: una lotteria nazionale aiuterà la Federazione a ripristinare, anche se in minima parte, le perdite avute durante la guerra. “Ed ora, o Signori? Ora che i clamori di guerra più non riempiono di echi sinistri le città e le convalli, ora l’Assistenza pubblica d’Italia ritorna dalla santissim’onda rinnovellata di novella fronda alle sue antiche e diuturne opere di carità e d’amore” conclude Paletti.
La Spezia “Grande virtù o Signori, bontà infinita, se, pur tra l’attuale mareggiare di odi e di affanni, nel momento forse più tragico della umana istoria. Ecco il ferito in mezzo alla via: il fermato brutale degli istinti immiti: la misera carne piagata dall’odio insensato e feroce. Ecco dalle aperte ferite il sangue che scende e gorgoglia. Pochi minuti di quello strazio ed il velo di morte si stenderà su quelle membra votate alla santa redenzione del lavoro. Qual pugno vittorioso strapperà quell’essere umano al suo fatale destino? Chi accorre? Contro tutte queste sciagure quale sublime fremer di pietà, quale amore che tragga sua virtù dal cielo appresterà i desiati soccorsi? Leggera, agile, pronta è la lettiga che scivola e che vola come se il soffio di una passione celeste a guidasse nei campi sterminati del dolore, e non braccia umane la spingessero. E sono le braccia di chi soffre e colora quasi quanto la scrematura soccorsa; sono le membra non cullate nella dolcezza del riposto, ma estenuate sul calvario del macerante lavoro. Sono sciagure che soccorron le sciagure; è la miseria che va incontro al dolore, è la lacrima che cerca la sua compagna, onde il comune martirio dia più alta dignità di sofferenza per tutti. E’ insomma la cooperazione solidale nella sciagura e nel dolore. Così i militi dell’Assistenza di Spezia e d’Italia adempirono in ogni tempo al loro dovere, dettero braccio e cuore al soccorso di ogni sciagura, rinnovarono ogni giorno attraverso il dolore la sublime poesia della umana solidarietà. La patria aveva chiamato a raccolta: volontari o comandati i fratelli nostri cadevano sui campi di battaglia; i più per fortuna non spenti. Dovevamo abbandonarli perché un delitto fu quello di coloro che i primi provocano la guerra e ne causarono la morte?”. Avv. Luigi Paletti “La pubblica assistenza in Pace e in Guerra”, 1919
Il racconto dell’intervento della Croce Verde di Modena “Al primo squillo della diana di guerra, la Croce Verde di Modena, – associazione di pubblica assistenza, che in dieci anni di esercizio era assurta a vita prospera, sorretta dall’ausilio di ogni cittadino, senza distinzione di censo, di casta, di fede, volle onorare l’opera fino allora compiuta in soccorso fraterno degli infortunati, col dedicare ogni sua volontà, ogni sua energia, in aiuto dei figli della Patria, che sotto le bandiere dell’Esercito d’Italia, si apprestavano ad entrare nell’immane conflitto Europeo. Fino dal’Aprile del 1915, l’associazione, sotto gli auspici del comitato di Preparazione Civile, iniziò un corso di istruzione popolare e pratica sui “Soccorsi d’urgenza e sulla Assistenza ai feriti e a malati (Asepsi e antisepsi narcosi logli e generali, Lesioni Chiurgiche del capo e del collo, Lesioni violenti al torace e all’addome, lesioni degli arti). detti corsi riuscirono a buon esito pratico e si chiusero con pratici esperimenti e col rilascio di diplomi ai frequentanti più diligenti e assidui. Su richiesta delle autorità politiche e sanitarie, venne approntata una squadra di 12 militi della Croce Verde da tenersi a disposizione per prestar servizio come infermieri e disinfettatoti nel caso che forme sospette di morbi esotici fossero scoppiate nel territorio del Comune. Durate lo svolgersi di queste attività e previdenze maturò anche per l’Italia ala necessità di entrare nel mondiale conflitto, per difendere, colle altre nazioni dell’Intesa, i diritti e le giuste aspirazioni del popolo latino contro le brutali aggressioni degli Imperi Centrali che miravano a stabilire la loro egemonia. Ben presto la Croce Verde fu chiamata ad organizzare e svolgere il pietoso e fraterno compito a favore dei Soldati d’Italia, ammalati e feriti per cause di guerra. Tale compito si iniziò nei primi giorni della nostra guerra, con uno scarico di 103 militari malati e continuò ogni qualvolta treni ospedali od attrezzati giungano fra noi coi gloriosi feriti destinati agli Spedali della nostra città. La Croce verde ha fatto distribuzione di utili doni ai militari degenti negli ospedali, offrendo ad essi oltre 30.000 cartoline ricordo, circa 700 bastoni o stampelle, più di 300 paia di pantofole, 1200 gelati incontrando per tali fraterne attenzioni la gratitudine più viva dei beneficati e dei dirigenti i luoghi di cura. I profughi del dolce Friuli, ebreo asilo e conforto nei locali della Croce Verde che trasformò in dormitori i locali della propria sede e diete ricovero e cibo a ben 40 profughi in media al giorno”. – Il presidente Enrico Bassi, Modena 28 aprile 1918
Nel 2009 l’Archivio storico di Anpas Nazionale ha ricevuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Sovrintendenza Archivistica per la Toscana la dichiarazione di interesse culturale in quanto esso costituisce “una fonte di primaria importanza per lo studio dell’associazionismo di pubblica assistenza in Italia” e per documentare la storia sociale, la tradizione e l’innovazione dell’assistenza pubblica in Italia
Come e quando consultare l’Archivio Storico Anpas. L’Archivio storico di Anpas nazionale e del Comitato Regionale Anpas Toscana si trova in Via Pio Fedi 46/48 a Firenze. È possibile la consultazione on line degli inventari attraverso la piattaforma informatica OsseeGenius. La consultazione dei fondi archivistici è aperta ad utenti esterni previo appuntamento dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00.
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