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Dati ambientali ISPRA: nel 2014 si sono verificate 211 frane importanti, che hanno provocato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria.

 

Roma, 18 agosto 2015 Nel nostro Paese i rischi sono legati sia alla natura del territorio sia all’azione dell’uomo. Nel 2014 si sono verificate 211 frane importanti, che hanno provocato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria. Le Regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è di 5 milioni 800mila abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni), 28.500 sono invece i beni culturali esposti e circa 7100 le strutture scolastiche. 

Liguria, 15 novembre

È quanto emerge dall’Annuario dei dati ambientali  2015” dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (ISPRA). Un dato positivo riguarda la qualità delle acque balneabili, con un 89,5% almeno “sufficiente a livello microbiologico”. Le acque di fiumi e laghi sono considerate rispettivamente al 60% e al 65% in uno stato ecologico “inferiore al buono”. Acque sotterranee: su 4.023 stazioni di monitoraggio, il 69,2% è classificato “buono” e il restante 30,8% “scarso”.

 

Il litorale italiano: sono 675 i chilometri di costa “artificializzati”, soprattutto per la costruzione di opere portuali. Rincuora scoprire che, su 15 regioni costiere, 11 sono dotate di strumenti di pianificazione che includono l’intero litorale. Tra gli strumenti adottati per la gestione delle coste, l’approccio più diffuso è attualmente legato alla mitigazione dei processi di erosione.Per quanto riguarda gli stabilimenti industriali, quelli a rischio di incidente rilevante sono 1.104, un quarto dei quali si trova in Lombardia. Percentuali significative di industrie a rischio, con valori tra l’8 e il 10%, si registrano anche in Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.

 

Le proposte di Anpas. Aldilà della importanza della redazione della diffusione capillare dei piani di protezione civile (solo 5.887 comuni su 7.759 ne dispongono uno), Anpas propone la promozione della cultura della protezione civile e della difesa del territorio, dall’autoprotezione e dall’altra dalla manutenzione del territorio e della mitigazione degli effetti. “È necessario che parte dei fondi ordinari vengano impiegati per effettuale una ricognizione puntuale dello stato di manutenzione delle opere idrauliche presenti”, dichiara Carmine Lizza, geologo e responsabile nazionale Protezione Civile.

“In seguito sarà necessario approntare, in tempi rapidi, un grande piano nazionale straordinario di pulizia e manutenzione del realizzato. Da geologo posso affermare che da un quadro di elevata pericolosità geomorfologica e idraulica del territorio italiano, la cementificazione diffusa, fuori controllo e non conforme alle caratteristiche dei territori, ha incrementato l’entità delle condizioni complessive di rischio. Dall’altro lato dobbiamo denunciare che troppo spesso le amministrazioni affidano la progettazione e l’esecuzione dei lavori con il criterio del massimo ribasso, oltre a non prevedere un necessario specifico di manutenzione dell’opera. Dal nostro punto di vista non abbiamo bisogno di “grandi opere”, ma di piccole opere che di fatto nel loro insieme possono costituire un grande piano di investimento diffuso capillarmente sull’intero territorio nazionale che non dimentichi la messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali e degli edifici pubblici in generale”.

I dati Ispra

Riforma Protezione Civile

L’audizione di Anpas alla CameraI lavori preparatori

Il testo della Proposta di Legge

4 marzo 2015 – Il Capo Dipartimento alla Commissione Ambiente alla Camera


Anpas e la Protezione Civile


Formazione formatori di protezione civile


Organigramma del settore Protezione Civile Anpas


#Iononrischio: la campagna di prevenzione multirischio Anpas e Dipartimento Protezione Civile

 

 

 

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