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Strisce di futuro: il viaggio da Empoli alla Bielorussia per i bimbi di Chernobyl con il progetto Valery

Si parte da Empoli e dopo quasi due giorni di viaggio, le ruote del pulmino macinano ancora chilometri. Scivola rumoroso con il suo carico di aiuti, su una strada diritta senza curve, senza salite o discese, che, come tracciata con un righello, attraversa tutta la Bielorussia e arriva fino a Gomel, la seconda città di questa nazione, in ordine di importanza.
Si alternano campi pieni di fiori gialli, campi di terra scura appena arata, betulle e pini dai fusti altissimi, e poi, villaggi con case in legno e stradine non asfaltate. Dopo altri chilometri: la città, strade immense, piazze enormi e palazzi tirati a lucido, il teatro, la residenza estiva dello zar.
Quello che salta subito agli occhi è la differenza tra la città e la campagna, tra chi si può permettere la macchina e chi non ha nemmeno una bicicletta per potersi spostare, tra chi lavora come impiegato e chi nelle cooperative statali nei campi. Colpisce anche un’altra cosa: il silenzio, la disciplina, il vuoto nelle strade come se tutto dovesse essere fatto di nascosto e senza fare troppo scalpore, come a dare l’impressione che tutto sia perfetto quando, in realtà, tutto perfetto non è.

Bielorussia Anpas
La cosa che più ha segnato il cuore e l’anima è stata l’intera giornata passata a contatto con i bambini diabetici per la consegna delle strisce glicemiche, una grande festa nel centro giovani dove i bambini del progetto ci hanno omaggiato di musiche, canzoni, balli, poesie e piccoli regali.
Ma la cosa più dura per me è stato il viaggio di ritorno, quando volti le spalle all’appartamento che ti ha ospitato e nel momento in cui la porta ti si chiude ti passano davanti agli occhi tutte le emozioni e situazioni che hai provato.
Non dimenticherò mai gli occhi tristi di Dimitri che una volta ricevuto il proprio pacco con strisce sorride, tira un sospiro di sollievo e guardando fuori dai grandi finestroni dice: “Posso ancora andare fuori e giocare!”.

Rimarranno con me le espressioni di gratitudine, che a volte diventano pianti liberatori, di quelle mamme che consapevoli del dono, capiscono che i loro figli sono ancora vivi grazie agli aiuti di persone sconosciute che ancora credono nella solidarietà. Mi risuona ancora nelle orecchie la voce di Valery, la prima ragazza che ha preso parte al progetto e al quale ha dato il nome, che tra pochi mesi si sposa. Terrò per sempre nell’anima i tuffi al cuore e le milioni di volte che ho dovuto ricacciare indietro le lacrime dopo aver ascoltato le storie familiari e personali di quei piccoli eroi che continuano a combattere.
Dopo più di venti anni il progetto Valery va ancora avanti, aiutando 165 bambini ai quali spettano le strisce che ogni anno partono dall’Italia, dando indicazioni e sostegno ad altri 500 bambini in tutta la regione con l’intento ultimo di restituire il futuro che spetta ad ogni paio di occhi azzurri che, guardandoti ti chiedono di crescere, realizzarsi, vivere.


Il progetto Valery nasce circa 20 anni fa con l’intento di aiutare i bambini bielorussi colpiti dalla nube radioattiva dopo l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl. In molti si sono ammalati di diabete e per questo, in più alle adozioni a distanza che li sostengono durante tutto l’anno, ogni anno viene organizzato un viaggio umanitario. La presidente insieme ad alcuni volontari parte per un viaggio umanitario che porterà ai piccoli bielorussi strisce e materiale utile alla cura e regolazione del diabete. In questo progetto si inserisce anche piccola vacanza in Italia di circa un mese che viene offerta ai bambini orfani che possono essere ospitati in famiglie e partecipare ad attivita ricreative dirette da alcuni volontari dell’associazione.Da Empoli alla Bielorussia per i bimbi di Chernobylz

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