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Un tetto azzurro come il cieloLei è li quel giorno, mentre io entro con la mia divisa pulita nel Campo Costa di Mirandola, in terra di Emilia. E’ seduta su una panchina. Le sue gambe magre ciondoloni. I piedi non toccano la terra. C’è fermento: chi va, chi viene. Lei è li, assiste serena e sorride. Mi guarda. Io nella confusione la vedo, si avvicina piano: “non preoccuparti, mi dice, ogni sabato è così. Ciao, come ti chiami? Da dove vieni? Perché sei qui?”. Non ho il tempo di rispondere o forse non ho le risposte che lei si aspetta e taccio. Perché sei qui! Mi prende per mano e mi trascina per sentieri che ancora non conosco: “Vieni ti mostro la mia casa.” Sono titubante, mi guardo in giro, ma la sua determinazione mi vince. Passo in mezzo ad una moltitudine di tende. L’aria trema in quell’undici agosto, preludio di una giornata molto calda, e gli odori che mi invadono sono un miscuglio di sensazioni. “Guarda, la mia casa è quella, quella con il tetto azzurro come il cielo”. Vorrei dirle che qui i tetti sono tutti azzurri e che con il cielo si confondono, ma ancora una volta taccio. “Entra, non aver paura, qui sei al sicuro. Queste case non cadono, le hanno costruite uomini vestiti come te”. Sento un nodo che mi stringe la gola, ma sorrido, fiduciosa, come lei. Mi fermo rispettosa sull’entrata.I suoi genitori non parlano italiano, ma il loro invito ad entrare è chiaro. Abbasso la testa, entro: la tenda è grande, ma la luce è fioca. Qui si impara a vivere nella penombra, un condizionatore tenta con fatica di abbassare la temperatura. Dentro i segni di una vita che cerca di trovare una normalità. “Questa è la mia stanza” mi dice lei. Un letto con sopra i giochi e un pigiama stropicciato, e tanti, tanti disegni, con i quali i bambini spesso si raccontano. Ne prende uno, me lo porge, ci sono tre persone che tengono per mano una bambina, il sole, una tenda, e tanti fiori. “Guarda, questa sono io, questo il mio papà, la mia mamma e questo è Marco, lui ha costruito la mia casa.” Guardo, lo ha disegnato sorridente con i pantaloni arancioni e la maglia blu! Mi riprende la mano e mi porta fuori, l’intensità della luce che mi invade è così forte che mi bruciano gli occhi sino a lacrimare, ma forse non è colpa della luce. Mi lascia e corre via. “Vado a giocare, sono arrivati inuovi animatori”, urla correndo. ”Mi chiamo Xiao”, e sento un grazie che si perde come un’eco fra le tende! La seguo con lo sguardo sino a vederla sparire. Ora saprei risponderti piccola Xiao. Potrei dirti che il mio nome è un nome come tanti, come quello di tante persone vestite come me che qui hai visto passare, che hanno provato a ridarti una speranza. Che vengo daun piccolo paese dove ho lasciato la mia casa sicura per provare a condividere con te l’incertezza del futuro. Volevo dirti che ero li per te, ma ora ti direi che sono qui per me, per imparare come tu mi hai insegnato adabbassare la testa con umiltà, come quando si entra in quelle case dove i tetti sono azzurri come il cielo.
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Anpas intervention for the earthquake in Emilia Romagna Come aiutare le pubbliche assistenze Anpas colpite dal sisma I racconti dei volontari Le storie di Aldo, dal campo di Mirandola Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli Campo Costa Timbuktu, di Alessandro Nassisi Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli Qui per dare tanto: la settimana di Fabio Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita Maria e Andrea dal campo di Novi La struttura protetta del campo di Mirandola (foto) Tante care cose, di Valentina Tienghi Un tetto azzurro come il cielo
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Anpas a lavoro a poche ore dal sisma
COSA FARE IN CASO DI TERREMOTODurante il terremoto • Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso Prima del terremoto • Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso • Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti • A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza Terremoto: io non rischio
Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi: |
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