Oggi è venuto a mancare GIOVANNI BARONI volontario della Croce Blu di Castelfranco Emilai e di Anpas Emilia Romagna. Da sempre referente della Cucina Mobile di Anpas Emilia – Romagna.
Potrà essere dato l’ultimo saluto presso la Camera Ardente dell’Ospedale Civile di Castelfranco Emilia – Via A.Costa N.8.
Oggi dalle ore 16.00 alle ore 19.00 e domani dalle ore 08.00 alle ore 12.30.
Successivamente la salma proseguirà per Ferrara per la Cremazione come da sua volontà.
E’ possibile inviare messaggi presso la PA Croce Blu Castelfranco Via A.Costa 6 – 41013 Castelfranco Emilia MO
Tutti i volontari di Anpas si stringono intorno ai suoi familiari, a tutti i volontari che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e condividere con lui giorni intensi e di passione nei campi di protezione civile e in associazione: sentiremo tutti la sua mancanza
8 idee per piantare un seme…un seme che diventerà un grande albero…
Oggi mi sono svegliata così, con il numero 8 nei miei pensieri. Un numero che indica una cifra precisa ma che, se capovolto, indica l’infinito. Infinite emozioni provate, infinite esperienze, infinite amicizie, infiniti sogni e infiniti progetti.
Alla partenza Mattia Z.B. mi ha detto: “Il segreto per andare avanti è iniziare”. E iniziamo da qui. Da noi, dalla realizzazione delle nostre idee, dalla rete che stiamo costruendo e rinforzando
Il 13° Meeting ha segnato tutti, giovani e adulti. Giovani che attraversando un “Ponte nel Mediterraneo” hanno ideato nuovi progetti, nuove prospettive e nuovi obiettivi. Ma non sono impossibili, perchè si sa: l’unione fa la forza. I problemi si chiamano “problemi” proprio perchè hanno una soluzione. Quando ci hanno esposto le loro idee avevo i brividi. Ero stupita e attenta ad ogni singola parola perchè ognuna aveva un significato importantissimo da mettere via e portare a casa.
Mi sono chiesta ripetutamente perchè non ci avessi pensato prima. Perchè nessuno mi aveva mai insegnato a pensare senza limiti forzati.
E’ proprio vero che le nostre idee sono come virus. Grazie a questi possiamo mettere le radici in un mondo che altrimenti ci chiuderebbe le porte e ci lascerebbe fuori.Ho conosciuto nuove persone, altre realtà.
E ancora una volta sono tornata a casa ricca di emozioni. E piano piano diventano sempre più forti. Un gruppo di giovani che dal nulla entrano nella tua vita. Senza che te l’aspetti. Nuovi incontri e vecchie conoscenze, ridere, piangere, ballare, parlare, correre, scherzare, cantare, urlare, buttarsi in acqua… vera libertà di pensiero senza qualcosa o qualcuno che arrivi a rovinare tutto.
Questo dovrebbe essere il mondo in cui viviamo. Ancora una volta mi sono sentita a casa. Libera e piena di vita.
Un altro pezzo di vita raccolto e messo in tasca.
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
“Volontario si scrive e si dice con la V maiuscola”. Frase detta da un Grande, Ser,
Dopo molti anni di Volontariato ho scoperto cos’è Anpas. Emergenza neve Abruzzo 2012, partiti con il sorriso e neve, per noi con le Alpi che ci fanno da cornice, sciare vacanze settimane bianche Natale, una festa. Arrivati a Civitella Roveto, dopo una chiamata dall’Anpas Veneto, il sorriso si trasforma in stupore: mai vista tanta neve. Sei giorni vissuti tra neve ghiaccio e il cuore che si scaldava ogni volta che arrivavi a liberare la strada e aiutare la gente.
L’Emilia la conosciamo bene tutti ora: la chiamata arriva quando ancora era buio. Alle sei già in sede a preparare il materiale, chiamare a casa la moglie che mi prepari un pò di cose, partire senza salutare la famiglia, anzi farlo via cellulare, senza sapere dove e quando.
Il mio viaggio per Bari è iniziato un pò di tempo fa: spero sia un viaggio che non si fermi mai, la mia valigia è sempre pronta.
Bari: tanti giovani che mi fanno sentire giovane. Il divertimento, che dopo tanto lavoro, lega ancor di più Volontari di varie regioni, ha fatto conoscere il calore di una Famiglia. Grazie Anpas.
Volontario si scrive e si dice con la V maiuscola. Frase detta da un Grande, Ser.
Anpas si scrive e si dice con il cuore di tutti noi
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
Miriam, Radio Anpas Sicilia, “Mi ero ripromessa di non commentare il meeting qui, ma le promesse il lunedì non valgono (o valgono solo a metà!). E’ stata una settimana intensa, di quelle che mettono a dura prova anche la mia gastrite nervosa. Una settimana in cui la notte dormi poco, o per niente, e la mattina ti svegli all’alba per passeggiare in riva al mare di Bari. Il meeting è incontro. E così, ritrovi Amici che non ve di da anni e a cui raccontare la vita dallo stesso punto in cui l’avevate lasciata, sorridi di cose che vedi tu e di cui gli altri sembrano non accorgersi, ti diverti da morire parlando di “coerenza e accordo” e di mesi come giugno, parli della nona idea per cambiare il mondo alle 4 del mattino con uno che sa 5 lingue e tu riesci solo a sentirti un po’ scema perché a stento lo capisci in inglese. Le parole assumono altri significati, si plasmano attraverso noi e i nostri pensieri notturni. Il villaggio Anpas non dorme mai, non si ferma mai e non è mai in silenzio. Anche quando sembra tutto fermo, c’è una forza che lo muove: c’è la voglia di fare, di ricordare, di conoscere che tutte quelle divise arancio hanno portato da casa. Il mio stomaco continua a fare i salti carpiati per un niente che poi è tutto. E la domenica a vedere il campo vuoto, senza le tende blu e la segreteria, senza la musica di Radio Anpas Sicilia in sottofondo un po’ mi intristisco. Ma niente lacrime perché come dice qualcuno “il meglio deve ancora venire” e il meeting più bello sarà quello che verrà”.
Manuela, dalla Croce Verde di Civitella Roveto (Abruzzo) “…una carovana di emozioni.Alcune che torni a rivivere piacevolmente, altre invece scopri di non averle mai provate prima. Emozioni dettate da uno sguardo, da un sorriso o da una stretta di mano.Oppure emozioni che speravi di poter vivere, ma che poi (chissà perchè) non sono arrivate.Ma comunque ogni cosa ha avuto il suo “perché”. Nuovi sguardi, sguardi che hai già incontrato o sguardi che speri di poter incontrare.Un viaggio di andata interminabile: è così tanta l’attesa, è così forte la voglia di arrivare..che il tempo sembra non voler scorrere mai. Un viaggio di ritorno in cui, invece, il tempo scorre fin troppo velocemente. Stavolta avresti voluto che si fermasse, per permetterti di continuare ancora ed ancora a vivere quell’emozione. Ed invece sei già a casa, con la paura che tutto possa svanire. Ma poi ciò che hai vissuto, ti ha regalato talmente tanto da non poter fare a meno di tenerlo custodito gelosamente nel cuore il 13 MEETING DELLA SOLIDARIETÀ Bari.
(vi accontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
Amici… Volontari,è il Day After del Meeting, anche se ci piace pensare che siamo a -364 dal 14°… siamo tornati con un bagaglio di esperienze, emozioni e speranze arricchito da quei momenti trascorsi insieme tanto intensi quanto speciali. Il rincontrarsi a centinaia di chilometri dalle nostre abitazioni ed accorgersi di sentirci a Casa. Tutto questo è Anpas!
In questo periodo dove le certezze stanno scomparendo, il Meeting rappresenta una scossa, “quel valore aggiunto” che ridà il giusto senso alle cose che ci fa tornare a sperare, che un giorno, non molto lontano, quella famosa “luce” alla fine del tunnel si farà accecante, anche grazie a Voi giovani di Anpas
Un grazie grande grande a tutti Voi… Volontari di Anpas Abruzzo! Volontari di Anpas Abruzzo!
Ser.
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
Ma quella divisa arancio, che mi ostino a presentare al mondo come “troppo grande per me”, in realtà, non mi sta perfetta? E la notte della tarAnpas, non è stata meravigliosa? Anche li, ci siamo fatti trovare pronti e preparati, solonon si sapeva se a saltare fossimo noi o qualcos’altro. Le 8 idee per cambiare il mondo..le 8 idee per cambiare l’ Anpas.. il fare progetti nuovi… l’amicizia di chi nonti aspetti… la legge di attrazione.. e l’ attribuzione di compiti, di ruoli,in cui tutti fanno la loro parte, influendo sulle scelte e limitando gli errori.
“Lei sfogliava i suoi ricordi, le sue istantanee, i suoi tabù”. E come quando alla fine di un concerto, l’ultima canzone ti piace particolarmente…un’altra..un’altra, ti vien da dire..e aspetti..e lasci che la melodia di Fabio ti faccia capire che non potresti essere in un postomigliore.
“Sono nelle tue mani, Valentì”..si ma non me lo dire, che io devo ancora capire se questa sensazione è troppo semplice per essere vera. Che devo ancora imparare a dire quello che ho dentro quando lo vivo troppo fuori. E quel basilico.. il pensare costantemente a cosa volerne fare, quando la sua bellezza ti rapisce e sai di non poterla cogliere.
Non è il festival del romanticismo: è un elenco di emozioni piene. La cronaca dell’ immaginazione e della realtà, che stanno sullo stesso piano. Al meeting si son sognate grandi cose..e per questo siamo rimasti svegli.. Io vorrei ringraziarvi tutti perchè trascinate e vi fate trascinare.
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
Il mare di Bari l’ho visto solo da lontano, ma dentro l’onda anomala ci sono stata per quattro giorni.
Un’onda che parla arabo, croato, algerino, italiano e francese.
Un’onda che ha vent’anni e un’idea per cambiare il mondo. Salta dall’Egitto a Berlino, Bari, Barcellona.
Trasforma convegno in ingegno con un metro e otto polpastrelli girati verso l’altro. Un’onda che si leva la giacca, perché: ‹‹questa è old education››.
Un’onda a cui cerchi di spiegare come fanno loro coi pantaloni arancioni a fare i turni di notte e a cui traduci in inglese il toscano stretto del Pennellone.
Chissà cosa hanno pensato i nostri volontari nel vedere quest’onda aggirarsi fra le tende di protezione civile geometricamente disposte, e perdersi fra corde e panni stesi?
Fra i dubbi che più volte si sono insinuati nella mia testa in questi mesi di lavoro pre-meeting, non c’era tanto l’incognita, seppur legittima, di sapere se sarei riuscita a portare un palestinese da Gaza a Bari.
Mi chiedevo invece: gliene fregherà qualcosa ai nostri volontari, impegnati ogni giorno nei campi in Emilia, sulle ambulanze di tutte le città e paesi d’Italia, nel sorreggere la mano di chi non ce la fa, gli interesserà ascoltare le idee di giovani che vengono dall’altra sponda del mare e che di Anpas sanno poco o niente? Incontrarsi, ma per dirsi cosa? Ci sarà qualcosa che li accomunerà, li farà sentire non dico vicini, ma almeno in connessione quel tanto che basta per creare uno scambio? Ho trascorso settimane a chiamare ambasciate, incastrare viaggi improbabili negli spiragli spazio-temporali che uno stato concede ai “non cittadini” di quello che definisce un Non-Stato: spazi per attraversare frontiere. Frontiera. Questa parola per noi è ormai quasi desueta, ma una larga parte dei giovani (e non solo) di questo mondo, anche solo per andare a trovare in Europa un amico conosciuto durante gli studi, ha bisogno di un pezzo di carta che dica che lì qualcuno lo sfamerà, gli darà un letto, si farà carico delle cure mediche in caso di bisogno, e infine lo rispedirà da dove è venuto. In questi mesi allora mi sono dovuta ricordare dell’esistenza delle frontiere, e che non a tutti concedono di passarle. Ho di nuovo scoperto che viaggiare può voler dire metterci dei giorni e dover prendere tutti i tipi di mezzi di trasporto. Fin quando un sabato mattina, a Bari, la sala si è riempita piano piano e di nuovo mi è tornato in mente: interesserà ai volontari? In prima fila i ragazzi delle otto idee erano eccitati, curiosi, trepidanti. In pochi giorni siamo diventati una squadra, e chiedere ad Hamdan – due stampelle e una risata contagiosa – di salire sul palco per tradurre dall’arabo all’italiano, non ci è sembrato poi così strano.
Ogni tanto però dalla prima fila mi giravo per guardare le vostre facce, le vostre reazioni, lì seduti con la postura poco naturale di chi non sa cosa gli aspetterà non appena da quelle cuffiette sulla testa cominceranno ad uscire dei suoni.
Poi ho visto Valentina scrivere fitto fitto su quel foglio dei suggerimenti, e ho sentito il silenzio più totale, uno di quei silenzi che fanno tanto rumore, mentre Wesam ci ha fatto vedere i bambini di Gaza che giocano alla guerra. Vi ho visto ridere quando Ahmed è zompato dietro al tavolo dei relatori, quel tavolo oltre il quale non si va mai ai convegni. Ho visto parecchie teste annuire quando Ezequiel ci ha raccontato di quel milione di italiani che a 18 anni rischiano di dover chiedere il permesso di soggiorno, se la legge sulla cittadinanza non viene cambiata e noi non facciamo niente per cambiarla. Ezequiel ci ha ricordato che l’Italia è anche lui, e io dico che l’Italia la cambiamo anche noi.
Ho visto il volto di Luciana, responsabile dei volontari della pubblica assistenza di Sarzana, rilassarsi mentre Federica raccontava del sentirsi diversi dentro una pubblica assistenza, e di un disagio che si trasforma in idea, dentro e per il Movimento. Ho incrociato gli sguardi di Nicole ed Eleonora, vent’anni e l’intervento in Emilia già alle spalle, e li ho visti vivi. A Bari abbiamo messo la prima pietra di quel ponte sul Mediterraneo, e si sà, alla posa della prima pietra ci stanno sempre tutti: le autorità, la stampa, i cittadini.
Si accendono i riflettori, l’entusiasmo è contagioso. Ma una volta spente le luci, tornati tutti a casa, abbiamo ancora bisogno di idee, di mettere su una ad una tutte le altre pietre, incollarle fra loro con la calce, assicurarci che stiano attaccate ben bene una all’altra, e andare avanti a costruire.
Come da un’idea, da un’onda anomala, passeremo all’azione ancora non lo so. Sò che per arrivare all’azione prima ci vuole un’idea, che a sua volta suscita tante domande, dubbi, chiarimenti e approfondimenti necessari. E fra il tempo delle idee e quello dell’azione, forse questo è il momento per le domande.
Se l’Incontro Giovani e Mediterraneo del Meeting di Bari vi ha smosso l’immaginazione, se avete delle proposte, se semplicemente volete saperne di più sulle otto idee e volete rimanere in contatto con i ragazzi, scrivete a: internazionale@anpas.org
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
“Allora Michi ci vediamo al meeting Anpas a settembre?”
A questa domanda posta a Mirandola da un compagno di contingente ho sgranato gli occhi come per dire “cosa sarebbe?”. Si proprio così perché fino a qualche mese fa per me Anpas era solo una sigla scritta sulle ambulanze che stava a indicare associazione Nazionale pubbliche assistenze.
La mia conoscenza dell anpas si fermava lì. E’ stato grazie all’Emilia e alla permanenza nei campi di Anpas nazionale che ho scoperto veramente cosa fosse l’Anpas chi la rappresentasse e cosa significasse.
Il mondo Anpas mi è così piaciuto e mi ha così affascinato che ho deciso insieme alla mia associazione di partire per Bari e partecipare al 13 meeting Anpas. La voglia era talmente tanta che i 1000 km da percorrere in pulmino diretta verso Bari e le 11 ore di viaggio sembravano niente. Erano inesistenti rispetto alla voglia di rivedere tanti amici, di riprovare l’emozione del dormire in tenda e rifare la doccia nei container.
Sono le 9 quando arrivo giù a Bari. Il campo è ancora mezzo deserto. Ma il cuore mi si riempe già di emozioni. C’e la carraia. C’è la segreteria con gli accreditamenti. Ci sono le tende blu e le brandine, la cucina, le docce nei container, le brandina da montare e solo in quel momento capisco quant è bello tornare. Si, tornare. Perché noi volontari ci salutiamo sempre ma sappiamo che non è un addio perché siamo una grande famiglia che difficilmente di disgrega.
I giorni al campo, purtroppo solo tre, volano veloci. Forse troppo. Tra conferenze interessantissime come quella sui giovani Anpas e quella sulla protezione civile che mi hanno aperto un mondo che sempre più mi affascina e a cui voglio continuare a interessarmi. Tra le otto idee per cambiare il mondo che forse è il nostro compito di giovani e volontari. Tra gli incontri riguardanti i dipendenti delle pubbliche associazioni che aprono nuove idee e frontiere. Tra la sfilata di ogni comitato regionale per le vie di Bari.
Di un serpente arancione fatto di cuori e emozioni che si snoda per le vie d centro senza alcuna rivalità ma con un solo obbiettivo fare del bene e far vedere che c e tanta gente disposta ad aiutare il prossimo. Fra l’incontro finale in piazza tutti insieme davanti alle personalità più importanti dell’Anpas e all assessore dell’ Emilia Romagna.
Ci sono le emozioni dei volontari: sguardi fugaci di chi ancora nella famiglia Anpas non si è conosciuto. Sguardi che alla fine del meeting diventano occhi pieni di lacrime nel salutare quelli che in tre giorni intensi sono diventato fratelli. Ci sono le risate instaurate in una serata a ballare alle note di dj Black e alla voce di Patrik che cercava di farci divertire e unire il più possibile.
I discorsi con ragazzi di altre regioni fino alle 5 del mattino e il confrontarsi con loro sulla mostra passione che non vuole cambiare il mondo ma renderlo in poco migliore. Ci sono baci e abbracci rubati dietro una tenda di una conoscenza troppo breve, ma così concentrata da essere forte. Ci sono mani che si stringono nella speranza di potersi incontrare. Ci sono cuori che si legano e forse lo rimarranno per sempre.
Poi c e la mia emozione, la più grande nel sentire chiudere il meeting con le parola che per sfogo a fine giugno avevo scritto tornando dall Emilia: la mia emozione nel vedere tutti uniti e commossi a quelle parole. Ed è lì che ho capito che l’Anpas è sul serio una grandissima famiglia, la mia famiglia.
Forse è proprio vero che gli uomini sono angeli con una sola ala, e possono volare solo rimanendo abbracciati.
(vi accontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
“Mi ero ripromessa di non commentare il meeting qui, ma le promesse il lunedì non valgono (o valgono solo a metà!). E’ stata una settimana intensa, di quelle che mettono a dura prova anche la mia gastrite nervosa. Una settimana in cui la notte dormi poco, o per niente, e la mattina ti svegli all’alba per passeggiare in riva al mare di Bari. Il meeting è incontro.
E così, ritrovi Amici che non ve di da anni e a cui raccontare la vita dallo stesso punto in cui l’avevate lasciata, sorridi di cose che vedi tu e di cui gli altri sembrano non accorgersi, ti diverti da morire parlando di “coerenza e accordo” e di mesi come giugno, parli della nona idea per cambiare il mondo alle 4 del mattino con uno che sa 5 lingue e tu riesci solo a sentirti un po’ scema perché a stento lo capisci in inglese. Le parole assumono altri significati, si plasmano attraverso noi e i nostri pensieri notturni. Il villaggio Anpas non dorme mai, non si ferma mai e non è mai in silenzio. Anche quando sembra tutto fermo, c’è una forza che lo muove: c’è la voglia di fare, di ricordare, di conoscere che tutte quelle divise arancio hanno portato da casa. Il mio stomaco continua a fare i salti carpiati per un niente che poi è tutto. E la domenica a vedere il campo vuoto, senza le tende blu e la segreteria, senza la musica di Radio Anpas Sicilia in sottofondo un po’ mi intristisco. Ma niente lacrime perché come dice qualcuno “il meglio deve ancora venire” e il meeting più bello sarà quello che verrà”.
(raccontate il vostro meeting con foto ed emozioni come questa: inviatele a comunicazione@anpas.org)
e poi Valentina, ti troverai un bambino che entra in segreteria e dice: “Io no bimbo giocare pallina; io no bimbo giocare pallina”, sai quando vedi in giro certe persone che assomigliano alla primavera? Molli tutto 3 minuti..e giochi, con pallina.
Vi volevo dire cosa si sente, vi volevo raccontare del sole dalla finestra della tenda.
Ieri-oggi-domani, queste sono fatiche fatte con orgoglio.
“Non sono le nostre capacità che ci fanno capire veramente chi siamo, ma le nostre scelte”
Ode a voi, miei ospiti.
E’ il 2 settembre al Campo Costa di Mirandola.
Valentina Tienghi
dalla pubblica assistenza Blu soccorso Lusia – Veneto
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
Terremoto: io non rischio
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