Gente d’Anpas

Terremoto: la valigia blu di Lidia

La valigia Blu di Lidia

Appoggio la mia valigia Blu sul suolo del Campo Costa di Mirandola sabato 11 agosto alle ore 10:30, la miavaligia Blu come la maglia dell’associazione a cui appartengo da pochi mesi, la Blu Soccorso di Lusia, carica (non nego) di dubbi e di incertezze.

Io, neofita del mio gruppo, investita di questa fiducia, sento forte il bisogno di non tradirla: per questo porterò nella mia volontà e nelle mie braccia, che saranno il mio strumento, ogni mio compagno. Ci accolgono i volontari che stanno lasciando il loro posto a noi. Hanno un sorriso difficile da spiegare, ma capirò. Alla fine capirò.

Sono con Gianna mia compagna di questa avventura. Alice ci raggiungerà nel pomeriggio. C’è fermento. Alcuni ospiti del campo assistono a queste scene che si susseguono oramai da mesi: un po’ del loro affetto e delle loro speranze se ne va con i volontari che lasciano il campo, mentre i bambini inconsapevoli già ci girano intorno e ci chiedono i nostri nomi.

Veniamo convocati subito per il “briefing”. Ci ricordano che il Xlll contingente è un gruppo ridotto rispetto a quelli che ci hanno preceduto, ma il campo è ben avviato e strutturato: il lavoro comunque non mancherà e sarà tanto!

Lidia al campo Costa

Ci vengono affidati i ruoli: chi alla logistica, chi alla segreteria, chi alla cucina… Ma ben presto capirò che qui non ci sono ruoli perché il lavoro di ogni uno è il lavoro di tutti. E dove la stanchezza non permetterà di arrivare lo farà la volontà dell’altro! Decido di stare con il gruppo della cucina, cuore pulsante di tutto il campo. Conosco i miei compagni: “Ciao, sono Barbara, Giovanna, Franco, Katia”. Nomi che subito prendono un volto e diventano casa. Quella casa che ho lasciato ma che qui ritrovo subito: Toscana, Veneto, Sicilia, diventano un’unica regione.

Si parte. Qui nulla si ferma mai: nel Campo Anpas di Mirandola convivono ospiti di diverse culture, in questo contesto si è molto creduto ad un progetto di integrazione che qui ha trovato una sua realizzazione. Proprio per questo nel Campo Costa in questa settimana la Confederazione Islamica Italiana e la Comunità Marocchina residente, spezzeranno il digiuno(iftar) in occasione del Ramadan, sarà un’esperienza molto bella. Incredibile vedere come intorno ad untavolo gli animi si plachino! Arriva la sera del primo giorno, la stanchezza è tanta ma è seconda alla gratificazione che provo dentro, la schiena appoggiata alla branda che sarà il mio letto nel tempo cherimarrò fa male, ma lo spirito è leggero e il cuore carico.

La settimana trascorrerà veloce fra qualche momento difficile stemperato da un abbraccio e da un “dai possiamo farcela”.

Nei pochi momenti liberi sitrova il tempo per conoscerci un po’. Scopro vite semplici, uomini e donne capaci, oneste, vere, spinte da un unico scopo: dare un pò di se stessi per rendere possibile la condivisione dove sembra che la vita non voglia fare sconti al dolore. Presto il Campo Costa di Mirandola come altri in questa terra di Emilia saranno smontati, le macchie azzurre che sono state le case di tanta gente accolta e dei tanti volontari che qui sonopassati , spariranno, lasceranno il posto a ciò che questo pezzo di terra era stato. Cosa rimarrà? Rimarrannoi colori, l’azzurro di quei tetti effimeri mescolato all’arancione delle divise , l’odore del cibo mescolato alprofumo dei panni stesi ad asciugare sui fili di una tenda, le voci di bambini e i loro echi, il rumore, ilrumore dei passi di chi come me ha camminato dentro ai suoi scarponi su terra spezzata, rumore di passiarrivati pesanti che si sono fatti via via più leggeri, come piedi nudi, fino a fare silenzio, quel silenzio chelascia solo una traccia, ma spesso una traccia è quello che basta. Ora la mia valigia blu è tornata a casa, svuotata dei dubbi e delle incertezze ma riempita della consapevolezza che nulla di ciò che fa un volontario è straordinario. Qualcuno dice che nello spirito del dare ci sia un bisogno nascosto di ricevere , forse èvero, forse è proprio così, ora capisco e quei sorrisi hanno trovato il loro senso.

 

Lidia al campo Costa

 

 

Anpas intervention for the earthquake in Emilia Romagna


Come aiutare le pubbliche assistenze Anpas colpite dal sisma


I racconti dei volontari

  
                     

Le storie di Aldo, dal campo di Mirandola

Il 20 maggio di Valentina

Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli

Campo Costa Timbuktu, di Alessandro Nassisi

Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli

Qui per dare tanto: la settimana di Fabio

Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita

Le emozioni di Michela

La storia di Fabio e Elena

L’isola che non c’è

Il gradino di Nicole

Maria e Andrea dal campo di Novi

La settimana-imbuto di Enzo

Sconcerto d’amore a Mirandola

La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)

Tante care cose, di Valentina Tienghi

La valigia blu di Lidia

Un tetto azzurro come il cielo

Ciao Fiorenzo


Anpas all’Hackathon terremoto (Bologna, 16-17 giugno)


La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)


I Gas dei volontari Anpas: un sostegno alle aziende


La cucina del Campo Costa (video)

 
                                         


Di terremoti, false leggende e info utili (approfondimento)

 
               


Anpas a lavoro a poche ore dal sisma


 

 

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

iononrischiohome

Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio

Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).

Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi:


La pagina in inglese

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Terremoto: Maria e Andrea dal campo di Novi

Campo Novi di Modena (7-14 luglio 2012) 

Novi

La segreteria della cittadinanza prende consegna dal VI° Contingente alle ore 09.00 del 7 Luglio 2012. La Segreteria Popolazione è presenziata da Andrea Modena e da Maria Franceschi.

La giornata inizia subito con il passaggio di consegne da parte delle due segreterie (segreteria Popolazione). Hanno spiegato come funziona il programma GECO e soprattutto a cosa serve.

Campo Novi

Hanno fatto vedere come si devono registrare le persone che entrano all’interno del campo e come rilasciare il pass da VISITATORE. Fatto il giro per il campo per la presentazione della nuova segretaria. Una volta entrati in regime abbiamo effettuato l’inserimento in Geco di tutti gli ospiti non ancora censiti, ed inserito gli estremi dei documenti di identità che hanno in possesso.

Le sensazioni sono state bellissime, ho un ricordo bellissimo di tutti i residenti che ci hanno accolto a braccia aperte e che hanno condiviso con noi le loro emozioni e i loro stati d’animo. Nonostante tutte le varie etnie non ci sono stati attriti o problemi nel relazionare con loro. Tutte le persone avevano il sorriso sulle labbra…

Campo Novi

Da canto mio che dire…mentre scrivo questa relazione scendono le lacrime: ho trovato persone molto unite ed i residenti mi hanno fatto sentire a casa loro. Una di loro

Poi per ultimo ho trovato colleghi splendidi dal primo all’ultimo

 

Maria ed Andrea, VII° Contingente

Campo Novi

 

 

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COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

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Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


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Terremoto: un tetto azzurro come il cielo

Un tetto azzurro come il cielo

Lei è li quel giorno, mentre io entro con la mia divisa pulita nel Campo Costa di Mirandola, in terra di Emilia. E’ seduta su una panchina. Le sue gambe magre ciondoloni. I piedi non toccano la terra. C’è fermento: chi va, chi viene. Lei è li, assiste serena e sorride. Mi guarda. Io nella confusione la vedo, si avvicina piano: “non preoccuparti, mi dice, ogni sabato è così. Ciao, come ti chiami? Da dove vieni? Perché sei qui?”. Non ho il tempo di rispondere o forse non ho le risposte che lei si aspetta e taccio. Perché sei qui! Mi prende per mano e mi trascina per sentieri che ancora non conosco: “Vieni ti mostro la mia casa.” Sono titubante, mi guardo in giro, ma la sua determinazione mi vince.

Passo in mezzo ad una moltitudine di tende. L’aria trema in quell’undici agosto, preludio di una giornata molto calda, e gli odori che mi invadono sono un miscuglio di sensazioni.

“Guarda, la mia casa è quella, quella con il tetto azzurro come il cielo”. Vorrei dirle che qui i tetti sono tutti azzurri e che con il cielo si confondono, ma ancora una volta taccio.

“Entra, non aver paura, qui sei al sicuro. Queste case non cadono, le hanno costruite uomini vestiti come te”. Sento un nodo che mi stringe la gola, ma sorrido, fiduciosa, come lei. Mi fermo rispettosa sull’entrata.I suoi genitori non parlano italiano, ma il loro invito ad entrare è chiaro. Abbasso la testa, entro: la tenda è grande, ma la luce è fioca. Qui si impara a vivere nella penombra, un condizionatore tenta con fatica di abbassare la temperatura. Dentro i segni di una vita che cerca di trovare una normalità.

“Questa è la mia stanza” mi dice lei. Un letto con sopra i giochi e un pigiama stropicciato, e tanti, tanti disegni, con i quali i bambini spesso si raccontano. Ne prende uno, me lo porge, ci sono tre persone che tengono per mano una bambina, il sole, una tenda, e tanti fiori.

“Guarda, questa sono io, questo il mio papà, la mia mamma e questo è Marco, lui ha costruito la mia casa.” Guardo, lo ha disegnato sorridente con i pantaloni arancioni e la maglia blu!

Mi riprende la mano e mi porta fuori, l’intensità della luce che mi invade è così forte che mi bruciano gli occhi sino a lacrimare, ma forse non è colpa della luce. Mi lascia e corre via. “Vado a giocare, sono arrivati inuovi animatori”, urla correndo. ”Mi chiamo Xiao”, e sento un grazie che si perde come un’eco fra le tende! La seguo con lo sguardo sino a vederla sparire.

Ora saprei risponderti piccola Xiao. Potrei dirti che il mio nome è un nome come tanti, come quello di tante persone vestite come me che qui hai visto passare, che hanno provato a ridarti una speranza. Che vengo daun piccolo paese dove ho lasciato la mia casa sicura per provare a condividere con te l’incertezza del futuro.

Volevo dirti che ero li per te, ma ora ti direi che sono qui per me, per imparare come tu mi hai insegnato adabbassare la testa con umiltà, come quando si entra in quelle case dove i tetti sono azzurri come il cielo.

Lidia al campo Costa

 

 

 

 

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COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
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• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
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Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

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Terremoto: i geologi di Basilicata e Anpas a Mirandola

I geologi di Basilicata e Anpas insieme per una ricerca a Mirandola

I geologi di Basilicata hanno iniziato oggi, a Mirandola, le operazioni di sondaggio a carotaggio continuo al fine di valutare la risposta sismica locale.

Coordinati dal prof. Marco Mucciarelli e dal vicepresidente dell’ordine Raffaele Carbone, con il supporto di Sogeo srl, i geologi e volontari dell’Anpas Carmine Lizza e Luigi Vignola hanno installato un accelerometro ad acquisizione continua all’interno del terreno. «In questo modo potremo monitorare nel tempo le accelerazioni nel sottosuolo, oltre a verificare direttamente quanto calcolato con il modello numerico con il dato realmente acquisito in loco», dice Raffaele Nardone, Presidente dell’Ordine Geologi di Basilicata.

Geologi Anpas a Mirandola

«Anche lo studio del terreno può far parte del volontariato di Protezione Civile: un volontariato professionalizzato, è vero, ma sempre a disposizione delle comunità più in difficoltà», dichiara Carmine Lizza, geologo e Responsabile nazionale Protezione Civile Anpas. «La cultura della prevenzione civile passa anche per le rilevazioni dei geologi e dalle indicazioni che possono dare informazioni fondamentali alle istituzioni di prossimità per la futura pianificazione»

 

«Fin dal terremoto in Irpinia e Basilicata, i geologi di Basilicata hanno dedicato grande attenzione alla riduzione preventiva del rischio sismico, promuovendo ricerche anche in collaborazione con l’Università degli studi della Basilicata, sperimentazioni, e mettendo a disposizione degli enti locali geologi esperti come il prof. Marco Mucciarelli», continua Nardone.

«Grazie a questa sensibilità sono state messe in campo azioni interessanti per politiche di protezione e prevenzione sismica come l’Istituzione di un tavolo tecnico regionale di confronto su questa problematica, la partecipazione alla stesura della nuova legge regionale sulla difesa del suolo e autorizzazione sismica, la microzonazione sismica di 1° livello sul territorio regionale. Ora» prosegue Nardone «è a fianco dei terremotati dell’Emilia con un progetto di ricerca nel campo della risposta sismica locale basata su modellazione numerica. È sempre più necessario avviare una seria riflessione sullo stato del patrimonio esistente e la mappatura dei centri storici individuando aree con scenari sismici differenti».

Il video: prevedere le conseguenze del terremoto, con Marco Mucciarelli 


  
 

 

Gli altri video con il prof. Marco Mucciarelli su “Conoscere per non tremare”

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Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
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Terremoto: le esperienze di Aldo

Campo Costa (Mirandola). Mi tengo leggero o mi tengo pesante? Ogni volontario porta con se il suo zaino di storie e di esperienze. Storie leggere o pesanti. Storie che partono dalle montagne della Valle D’Aosta, arrivano in pianura e che capita di condividerle in un campo, come accade in in questi giorni in Emilia. Come quelle di Aldo, 70 anni, che vive a Cogne, che faceva il portalettere e che nel campo di Mirandola fa il volontario e si spaccia per il Nonno di Heidi. Aldo che lo scorso anno ha scalato il Gran Paradiso per la centesima volta. Che ha scelto di fare il volontario dopo che un pastore tedesco lo ha salvato da una valanga: “Da quell’esperienza, tutte le valanghe le guardo scendere”, dice Aldo. “Adesso avendo tutto il tempo a mia disposizione aiuto specialmente quelli che hanno bisogno. Noi nel 2000 abbiamo avuto un grande alluvione: siamo stati contentissimi di quelli che sono venuti ad aiutarci. Spero di dare la mia opera ancora per tanti anni”.

  
           

 

aldo

 

Aldo, dalla Valle d'Aosta

 

 

 

 

 

 

 

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• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

iononrischiohome

Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio

Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).

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Terremoto: le esperienze di Aldo Leggi tutto »

Terremoto: le emozioni di Michela

Le emozioni di Michela, della Croce Verde Sestri Ponente

Campo Costa (Mirandola). Ore 10. Valigia in mano, sacco a pelo sulla spalla. Si varca la carraia, quel cancello che, dopo ore di cucina, non vedevo l’ora di passare per staccare un attimo. Stamattina faccio fatica a passarlo. Non voglio, ma devo. Mi sento piu’ leggera. Mi manca qualcosa …e poi realizzo che dentro quel campo ci ho lasciato il cuore.

Michela
Si parte. Il campo rimane dietro le spalle. Gli occhi si fanno lucidi e gonfi, le lacrime bagnano il viso, i ricordi soffocano il cuore, le emozioni mi distruggono. La 492 parte, fa il giro di Mirandola, davanti al campo accendiamo le sirene, il suono è forte e aspro in mezzo a tanto silenzio di terrore: è un fischio di saluto alla popolazione emiliana, per fare capire che noi partiamo ma per loro ci saremo sempre e ritorneremo.È un fischio di felicità, della nostra felicità di essere stati con loro. È una sirena che, per una volta, suona per un lieto evento. Ci si allontana piano piano. Il campo sparisce alle nostre spalle ma rimangono i ricordi: è allora che vedo una tenda blu con delle brandine: casa mia e dei miei compagni di viaggio. Vedo una panca gialla davanti ai bagni, sede di discorsi importanti, ora vuota
Campo Costa
Vedo il campo come l’ho visto appena arrivata: pieno di gente e di speranza. Poi vedo la nostra cucina sede di tutta la nostra fatica, del nostro lavoro. Sotto i fornelli c’è una seggiola vuota: per me lo rimarra’ per sempre. Poi affiorano i volti dei miei colleghi. Tutti,  dal primo all’ultimo, i bei momenti insieme, gli abbracci, i pianti, le emozioni: loro non sono colleghi, sono AMICI e VOLONTARI. E non posso che ringraziarli per tutto cio’ che mi hanno dato, fatto provare, insegnato.. Vi portero’ nel cuore. Sarete una parte di esso, una parte importante che ogni volta gli dara’ la forza di battere. La forza di dire si ce la posso fare: si posso tornare con la divisa sporca e l’anima pulita. Affiora l’immagine del bar, di quei lunghi discorsi davanti a un caffè che pareva eterno.
Campo Costa
E poi i volti delle persone: il sorriso di un bambino che copre gli occhi terrorizzati e che vuole il latte. I volti delle madri che chiedevano suna minestrina. I padri che chiedevano il pranzo da portarsi a lavoro:loro che hanno continuato a lavorare per potersi rialzare. A VOI EMILIANI DEVO DIRE GRAZIE. I vostri sorrisi sono stati l’ossigeno della settimana. I vostri abbracci sono stati l’antidoto della mia stanchezza. Le vostre mani hanno asciugato i miei pianti. La vostra speranza è stata la mia forza e i vostri grazie sono state le mie medaglie appese dentro il cuore. Mi piace ricordarvi cosi’ con il sorriso in bocca. Mi avete insegnato che si puo’ andare avanti senza niente anche quando la vita ti porta via tutto. Spero di tornare presto…ma ora siamo a Carpi: i lampeggianti della 492 tra questi campi aridi sembrano stelle nel cielo. Ma non si avvicinano a Mirandola. Si fanno sempre piu’ piccole e fioche in questa strada che ci riporta a casa e ci porta lontano da voi. Lontano dal mio primo campo. Il primo campo che non tornera’ mai piu’, ma posso dire essere stato splendido. Parto con la speranza che mi richiamino al piu’ presto per ripartire e tornare da voi, momenti che restano cosi’, impressi nella mente. Tu ci hai mostrato la paura, noi ti mostriamo l’orgoglio… “TORNATE CON LA DIVISA SPORCA....MA L’ANIMA PULITA” (CIT Alessandro di Cicco) di Michela Gaggero, Croce Verde Sestri Ponente

 

Anpas intervention for the earthquake in Emilia Romagna


Come aiutare le pubbliche assistenze Anpas colpite dal sisma


I racconti dei volontari

  
     

Le storie di Aldo, dal campo di Mirandola

Il 20 maggio di Valentina

Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli

Campo Costa Timbuktu, di Alessandro Nassisi

Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli

Qui per dare tanto: la settimana di Fabio

Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita

Le emozioni di Michela

La storia di Fabio e Elena

Maria e Andrea dal campo di Novi

La settimana-imbuto di Enzo

Sconcerto d’amore a Mirandola

Il gradino di Nicole

Tante care cose, di Valentina Tienghi

La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)


Anpas all’Hackathon terremoto (Bologna, 16-17 giugno)

 


La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)


I Gas dei volontari Anpas: un sostegno alle aziende


La cucina del Campo Costa (video)

  
                     


Di terremoti, false leggende e info utili (approfondimento)

  
                     


Anpas a lavoro a poche ore dal sisma

  
                           

 

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

iononrischiohome

Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio
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Terremoto: il gradino di Nicole

Campo Costa (Mirandola).  Ne ho avute di notti per pensare. Ma ogni volta che ci provavo, non ci riuscivo. Potevo solo incamerare sensazioni e impressioni. Perché ogni secondo è prezioso per metterle via, stamparle nella mente per non dimenticarle mai più.

Il gruppo dei volontari di ferragosto al Campo Costo

La carraia è come una finestra che vede tutto senza giudizi. Una macchina fotografica che registra emozioni con l’obiettivo aperto notte e giorno.

Nel campo tutto è surreale, un mondo fuori dalla realtà. Un rifugio per chi il terremoto l’ha subito, un rifugio per chi vuole aiutare e ha bisogno di fuggire dal proprio mondo. Una tana. Li dentro siamo tutti uguali. Anime che si sorreggono, che sentono la fatica, ma che non hanno tempo per pensare e vanno avanti sorridendo, per inerzia. Legami che crescono così intensamente da mettere in dubbio tutti quelli avuti in una vita intera. Li dentro non c’è quasi il tempo per le lacrime, per le proprie emozioni. E allora continui a incamerare, a mettere via, a stampare, stampare e ancora fissare tutto nella mente e nel cuore.

 

Il gruppo di ferragosto

 

Il primo giorno vedevo passare persone. Semplicemente persone. Non conoscevo nessuno e continuamente si stupivano per la mia poca memoria nel chiedere i pass. Poi ho iniziato ad osservarle una ad una. Chi va a lavorare, chi deve studiare, chi prega, chinon riesce a dormire, chi gioca, bambini che si appendono al collo senza conoscerti, mache non ti lascerebbero mai. Sentivo che non erano più persone quelle che passavano.Al loro posto c’era forza, tristezza, felicità, ingenuità, sorrisi, amore, odio….emozioni. Gli sguardi che inizialmente erano distaccati, si sono trasformati in porte che aspettavano diessere aperte. Aspettavano qualcuno che ci entrasse ancora una volta per portare più forza, per togliere piano piano i pezzi e le rovine di quel crollo subito. Una volta all’interno sono rimasta stupita.

Pensavo di trovare solo immagini di case abbattute, di tetti crollati, di cuori spezzati. Ho trovato invece la vera essenza di ognuno, la nostra vera natura. Ho trovato persone forti, persone che nonostante tutto non si sono arrese. Così ho portato via da dentro di loro un pezzettino di rovina. O almeno ci ho provato. Sono tornata a casa, anche se ora di case ne ho due. E mi porto nel cuore tutte quelle impressioni stampate che piano piano riaffiorano: un mix di gioia, tristezza, forza. Un’intensità di vita mai provata.

Non so se ho realmente capito chi sono, perché a 21 anni la strada da fare è ancora lunga. Ma penso di essere salita almeno di un gradino. Forse un solo gradino, ma che dentro di me ha fatto la differenza.

– Nicole

 

Campo Costa, il gruppo di ferragosto

 

 

 

 

 

 

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Il 20 maggio di Valentina

Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli

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Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita

Le emozioni di Michela

La storia di Fabio e Elena

L’isola che non c’è

Il gradino di Nicole

Maria e Andrea dal campo di Novi

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La valigia blu di Lidia

Un tetto azzurro come il cielo

Ciao Fiorenzo

  

 


 

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Anpas a lavoro a poche ore dal sisma

 

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

iononrischiohome

Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio

Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).

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Terremoto: l’isola che non c’è

L’isola che non c’è

Oggi è lunedi. Rientro in ufficio. Nella borsa porto con me alcuni disegni: voglio scannerizzarli. Sento il bisogno di custodirli. Come se quei colori, quelle figure e quelle scritte sui fogli A4 siano un pezzo di vita nel campo, che ho portato via con me. Mi sono accorta che nella borsa mi si sono stropicciati un po’: ho un momento di panico, come se rovinandosi i disegni, avrei perso qualcosa di tangibile di cui ora ho bisogno, per ricordarmi che è successo davvero.

Ho passato una settimana all’isola che non c’è: i miei bimbi sperduti hanno gli occhi a mandorla ma si chiamano come una mia zia fiorentina DOC Hanno la carnagione scura e i capelli crespi, ma parlano emiliano anche fra sorelle, anche se sono indiane.

La ludoteca del campo Costa è oltre i bagni. I bagni sono in fondo al campo, dal lato opposto della carraia (l’ingresso del campo) e quasi nessuno, fra volontari e popolazione, va oltre i bagni, dove si concentrano molte delle attività primarie di questo villaggio: lavare i vestiti in continuazione, lavarsi per andare a lavoro la mattina presto, lavarsi di dosso verso sera il sudore di una giornata caldissima.

La ludoteca è anche oltre i magazzini, il polmone del campo. Questi corrono lungo tutto il perimetro destro: lenzuola, detersivi, dentifricio, carta igienica, guanti, amuchina, secchi e scope. Tutto ciò che ogni tre minuti qualche abitante del villaggio và a chiedere a Thomas, magazziniere “uno e trino” di questa settimana (ogni giorno ha cercato invano l’elettricista e l’idraulico: se c’era il magazziniere, mancavano sempre gli altri due, e così via), si trova qui: nei container-magazzini.

Oltre i bagni, oltre i magazzini, c’è l’isola che non c’è e i suoi bimbi sperduti. La ludoteca è un’isola perché non ci finisci per caso perdendoti nel campo, fra le tende, ma devi volerci arrivare, devi volertici affacciare e curiosare, attraversare un piccolo mare. è l’isola che non c’è perché ci sono solo bambini, che ad uno ad uno fanno capolino la mattina verso le 10 e mezza e se ne vanno la sera alle 19, quando l’isola che non c’è di Mirandola, al contrario di quella di Peter Pan, chiude.

Pare che Peter Pan, durante il viaggio verso l’isola che non c’è dimenticasse sempre i nomi dei bambini. Con Peter Pan ho una cosa in comune: all’inizio non ricordavo i nomi dei bimbi. A differenza di Peter Pan, io all’isola che non c’è non cercavo la mia ombra, ma volevo invece staccarmela di dosso.

Ora, dopo una settimana, i nomi di tutti i bambini li so: non saprei ancora come scriverli, ma so urlarli al vento.

Attraverso i nomi ho rotto qualche diffidenza: Francesco lo abbreviavo con Frà, ma poi ho sentito che suo fratello piccolo lo chiamava Checco e ho preso a chiamarlo così. Mi sembrava più familiare, sembrava più familiare anche a lui. Da Frà a Checco sono cambiate tante cose, nel giro di due giorni: a Checco ho affidato la pallina del biliardino, forse si è sentito una responsabilità che lo ha reso fiero di sè, ha smesso di essere geloso del fratellino più piccolo, e da quella faccia chiusa e arrabbiata, nei giorni seguenti, è spuntato un sorriso e occhi pieni di luce. Checco mi ha fatto un disegno, che non mi sarei aspettata da lui: perché lui vuole giocare a dodgeball e vincere a nascondino. Il disegno di Checco è ciò di cui sono più orgogliosa. Per Checco la notte del 20 maggio è stato “come essere in un film americano che vedi in televisione, correvo e saltavo gli scalini delle scale di casa, che però si rompevano dietro di me, uno dopo l’altro. E giù a tutta velocità”.

 

Per una settimana, al campo, ti sembra di essere il centro per tutti quei ragazzini, il centro per i loro sfoghi e arrabbiature, il centro se hanno fame e sete: “succo, succo” – mi dice Mariem a tutte le ore. Il centro se si lanciano a tuffo contro un albero per fare tana a nascondino e li devi portare al PMA in braccio, soffiandogli sulla sbucciatura della mani mentre vai e inventandoti un’improbabile braccio di ferro con l’altra mano, una sfida ogni volta che l’infermiere mette sulla ferita il disinfettante che brucia: 5 a 0 per Luca e neanche una lacrima. Il sassolino dentro la ferita non c’è, quindi possiamo tornare nella nostra isola, facendo vedere il cerotto a chiunque incontriamo sulla via che ci riporta a giocare.

Sei il loro centro, o baricentro, che prova a rimettere delle regole in un contesto nel quale molti genitori sembrano essersi messi fra il pubblico, e l’arbitro della partita lo devi fare tu e gli altri volontari, anche se non ti spetterebbe, anche se invece di dare punizioni “niente piscina, niente biliardino”, vorresti parlarci uno ad uno, e fargli capire le regole, spiegargli.

Osservandoli uno ad uno, negli occhi, nei sorrisi, vedi in ognuno di loro  piccole fragilità che si portavano dietro da prima del terremoto. Non sai bene cosa. è come se il campo li abbia fatti anche un po’ “branco”, molti maschietti si sono tagliati i capelli uguali, con la cresta in mezzo alla testa. “Non sai quanto è cambiato Giovanni. A casa mi aiutava in tutto: a fare la lavatrice, a stendere i panni, ad apparecchiare”, mi dice sua madre. Giovanni, in un momento in cui del “branco” non ci vede nessuno, mi regala uno dei braccialetti che ha comprato al mare, nei due giorni di vacanza che ha fatto a ferragosto. Tempo una notte e mi si rompe. Il giorno dopo se ne accorge e mi chiede di chiudere gli occhi: li chiudo e ho di nuovo il mio braccialetto blu al polso.

L'isola che non c'è

 

Nell’isola che non c’è ogni giorno ci ho lasciato un pezzetto di voce, più di qualche goccia di sudore, un po’ di rassegnazione e un po’ di fantasia, qualche pennellata su un lenzuolo, qualche arrabbiatura.

A snebbiare la mente ci sono i compagni di viaggio, che mentre io, in fondo, sto solo giocando con i bambini, loro lavano bagni, controllano pass, cucinano, apparecchiano, servono ai tavoli, fanno ordini, disfanno ordini, tirano su strutture antipioggia sotto il sole di metà agosto, mediano le liti fra gli abitanti di un villaggio, che comincia a stare stretto.

L'isola che non c'è

 

Con loro si scoprono parole mai sentite, nel siciliano della nonna di Giacoma, con una pronuncia che ricorda sonorità arabe. Si allevia lo stress della giornata con barzellette a raffica, si fanno playlist, si legge l’oroscopo. Si scopre cosa è un ragno, si passano ore in carraia tanto per chiacchierare, dove ci si ferma con un paio di mutande in mano prima di andare in doccia, solo per sapere oggi com’è andata. Si fa la notte al posto di chi a fine settimana non ce la fa più, si prestano pecore a chi non ne ha. Si fa un letto con tante gambe arancioni per dare cinque minuti di sollievo e riposo ad una di noi. Si prestano pantaloni arancioni e si riprendono tutti sporchi e sudati: “non fa niente, li porto via così”. Si mettono cerotti ai piedi che si sono rotti, si regalano maglie, si fa la frittata apposta per noi. Si porta il caffè, si spinge insieme il carrello della spazzatura, si ascolta chi ancora oggi si commuove, chi ne ha vissute mille più di noi e chi ha appena cominciato a viverne ma ha una freschezza che mette energia solo a starci vicino.

Al campo Costa non ci sono scalini e non c’è cemento. Cammini in infradito e non hai troppa paura di farti male.

 

Annalisa Bergantini, Anpas

 

“I poteri hanno visto nelle isole dei luoghi di reclusione, hanno piantato prigioni su ogni scoglio: il mare nostro brulica di sbarre. Gli uccelli invece vedono nell’isola un punto di appoggio, dove fermare e riposare il volo, prima di proseguire oltre. Tra l’immagine di un’isola come recinto chiuso, quella dei poteri, e l’immagine degli uccelli, di un’isola come spalla su cui poggiare il volo, hanno ragione gli uccelli. […]

Da qualunque distanza, arriveremo. A milioni di passi. Noi siamo i piedi, e vi reggiamo il peso.

Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo. Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera.”

– Erri De Luca – 

 

Quattro miliardi di uomini su questa terra,
ma la mia immaginazione è uguale a prima.
Se la cava male con i grandi numeri.
Continua a commuoverla la singolarità.
Svolazza nel buio come la luce di una pila,
illumina solo i primi visi che capitano,
mentre il resto se ne va nel non visto,
nel non pensato, nel non rimpianto.

da Grande Numero di Wislawa Szymborska

 

L'isola che non c'è

 

 

 

 

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Il 20 maggio di Valentina

Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli

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Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli

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Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita

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Ciao Fiorenzo

  

 


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Anpas a lavoro a poche ore dal sisma

 
       

 

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

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Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio

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Terremoto: il 20 maggio di Valentina

20 maggio – Difficilmente oggi sarò in grado di trovare le parole giuste, per elencare con un minimo di criterio, le impressioni riguardo ciò che ho visto e vissuto ieri a Mirandola. Il terremoto è una metafora di ciò che sta succedendo al Paese: tutto trema, e si sgretol. Più che di rassicurazioni, è necessario uno stato di coscienza permanente. ”TERREMOTO, IO NON RISCHIO” me la ricordo bene: responsabilizzare il cittadino diffondendo la cultura della prevenzione e informazioni pratiche (e utili) per non trasformare il terremoto (un evento naturale) in un disastro.
Oltre ad un centro storico sfumato,ieri ho visto un villaggio; si trova nell’ Area Accoglienza di Piazzale Costa, a Mirandola. Un villaggio di 38 tende, 7 moduli bagno, una cucina. Ho visto la grande famiglia Anpas,che in questi giorni sta lavorando senza sosta per riportar la stabilità; ho visto 291 ospiti e circa 50 volontari attivi, e ancora volti..mani..occhi..ho visto l’ Italia, la Romania, l’ India, il Marocco, la Cina.

Tensostruttura Mirandola

Ho visto il rispetto delle diversità, a partire dalla gestione della cucina da campo per arrivare alla condivisione degli spazi di preghiera. Faccio un giro tra le tende, vedo un marocchino che piega meticolosamente il tappeto su cui ha pregato fino a pochi minuti prima: “Posso disturbarla? Come sta la sua famiglia? Dov’è la vostra tenda? Come si sente?” – “Stiamo tutti bene, i bambini inizialmente erano spaventati, adesso sono tranquilli, qui in campo, le persone vestite di arancione sono come degli amici, non ho ancora trovato nessuno che non sia disponibile con noi,mi sento sicuro, c’è Anpas,en sh’allah” e aggiunge – “vedi, qui ci sono gli orari della colazione, del pranzo e della cena, noi non mangiamo il maiale, ma aspettiamo gli altri piatti, i bambini fanno la merenda al pomeriggio, la mia tenda è laggiù, è una tenda da sei, ma dentro siamo in cinque, sai, c’è la bambina..vai, vai a vedere la mia tenda”.

From India to Mirandola

 

Mi dirigo verso la tenda del nostro ospite, e penso a quanto sia irrecuperabile il mio senso dell’ orientamento, il contatto coi geografi è funzionale ed indispensabile per perdersi tra la tenda 27 e la 39!!!! Vago, e mi distraggo..nel frattempo conosco la bimba più piccola tra i residenti il campo (ad oggi ha 5 giorni).
Il resto degli ospiti si sta preparando per la cena, rientrano nelle tende, le presenze si avvertono, eccome; ed io non mi son persa nessun sorriso di quelli che ho incontrato fino ad ora.
Son cresciuta di nuovo, in questi giorni, ed ho visto il mio bicchiere mezzo pieno; è proprio vero che la conoscenza è potere..Soprattutto, non avevo mai visto il campo (dal punto di vista organizzativo).
Prima dell’ entrata al campo di Piazzale Costa, ho visto una città militarizzata e piena d’ auto, ho pensato: “mh forse dovremmo abolire queste abitudini ecologicamente insostenibili” poi scopro che tutti i volontari Anpas, han avuto il mio stesso pensiero – il car sharing!! – questo si chiama “gestione sostenibile delle emergenze”.

All’ uscita dal campo, mi son voltata ed ho visto persone con un gran desiderio di  ripartire,ricominciare, riprendere la vita del prima, anche se col senno del poi..
Così, mentre qualche dio continua a far tremare i nostri piedi, ho visto gente soffrire con grande dignità ed altra gente,muoversi e prendersene cura con audacia e sangue freddo.
E’ buffo pensare come starsene ad immaginare come funzioni un campo, sia tanto più facile che gridare al mondo d averlo vissuto almeno un po’…

di Valentina Tienghi (nella foto sotto)

Appunti

 

 

 

 

Anpas intervention for the earthquake in Emilia Romagna


Come aiutare le pubbliche assistenze Anpas colpite dal sisma


I racconti dei volontari

 

Le storie di Aldo, dal campo di Mirandola

Il 20 maggio di Valentina

Noi, sciacalli di emozioni, di Rosanna Morelli

Campo Costa Timbuktu, di Alessandro Nassisi

Campo Costa: un laboratorio multiculturale, di Rosanna Morelli

Qui per dare tanto: la settimana di Fabio

Un’antropologa al campo: l’esperienza di Rita

Le emozioni di Michela

La storia di Fabio e Elena

Maria e Andrea dal campo di Novi

La settimana-imbuto di Enzo

Sconcerto d’amore a Mirandola

La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)

La struttura protetta del campo di Mirandola (foto)


I Gas dei volontari Anpas: un sostegno alle aziende


La cucina del Campo Costa (video)

 


Di terremoti, false leggende e info utili (approfondimento)


Anpas a lavoro a poche ore dal sisma

 

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Durante il terremoto
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave.  Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo.  E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore.  Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge.  Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami
• Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche.  Potrebbero crollare

• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche.  E’ possibile che si verifichino incidenti
• Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine.  Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale.  Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli
• Evita di usare il telefono e l’automobile.  E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto

• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso
• Non cercare di muovere persone ferite gravemente.  Potresti aggravare le loro condizioni
• Esci con prudenza indossando le scarpe.  In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.  Potrebbero caderti addosso

iononrischiohome

Prima del terremoto
• Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi.  Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce.  Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto

• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso

• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti

• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza.  Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza


Terremoto: io non rischio

Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).

Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi:


La pagina in inglese

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La Croce Blu di Carpi e la fondazione Ebri

Anpas incontra Rita Levi Montalcini

anpas montalcini29 ottobre 2009. I volontari della Croce Blu di Carpi si riuniscono in Assemblea. All’ordine del giorno l’elezione dei componenti del Consiglio e l’approvazione del bilancio economico. Ma l’Assemblea deve deliberare anche a chi destinare un terzo degli utili di esercizio relativi al 2008 che, per lo statuto associativo, devono essere utilizzati per progetti di solidarietà. In passato, grazie a questa norma statutaria, sono stati adottati a distanza dodici bambini dal Gambia e sono stati finanziati due pozzi per l’acqua in Burkina Faso. Resta quindi da definire a quale ente o progetto inviare i 10.000 euro relativi al 2008, una piccola cifra ma molto importante per noi perché frutto di tanto lavoro. Dai “giovani della Croce Blu” nasce una proposta che in un primo momento lascia perplessi la maggior parte dei volontari ma comunque propensi a valutare: donare i 10 mila euro ad un istituto di ricerca.

 

Nasce così la difficoltà di individuare un’associazione sicura e con la quale poter realmente creare qualcosa di costruttivo. Il caso vuole che in quei giorni Rita Levi Montalcini, donna che da vari anni rappresenta l’impersonificazione vivente della medicina e della ricerca per il nostro Paese, si trovasse a chiedere un aiuto all’intera Italia: la Fondazione EBRI (European Brain Research Institute), istituto internazionale di ricerca scientifica interamente dedicato allo studio delle neuroscienze, rischiava di essere sfrattata.

È in questo momento che la nostra presidente Gianna Panini propone al Consiglio di fare la nostra donazione all’EBRI; nessuno più di Rita Levi Montalcini poteva darci l’affidabilità e la concretezza che stavamo cercando. E’ così che giovedì 29 ottobre alcuni volontari della Croce Blu di Carpi, il presidente nazionale Fausto Casini e l’Assessora Cinzia Caruso, in rappresentanza del Sindaco di Carpi, finiscono a Roma in visita alla Fondazione EBRI per conoscere lei: Rita Levi Montalcini. Emozionati entriamo silenziosamente nel suo ufficio, ci presentiamo e, uno dopo l’altro, andiamo a stringerle la mano. La prof.ssa Montalcini si preoccupa subito di descriverci tutte le attività dell’EBRI e le tantissime scoperte che ogni giorno vengono fatte nei suoi laboratori. La sua umiltà e la sua riconoscenza nei nostri confronti trasparivano dal suo viso e dalle sue parole. Ma l’illustre scienziata è anche curiosa di conoscere la nostra piccola realtà di pubblica assistenza di un comune che non fa più di 60mila abitanti. Si emoziona quando le doniamo un mazzo di fiori e riempie di domande alcuni noi per conoscerci personalmente. La sua prima curiosità è la motivazione che abbia spinto noi giovani a pensare alla ricerca. La nostra risposta è immediata e sincera: troppe malattie, di cui non si conoscono ancora cause e cure, colpiscono noi giovani. E la ricerca è l’unico mondo in grado di dare delle risposte. Noi volevamo fare qualcosa che fosse significativo per coloro che rappresentano il futuro della società, volevamo far sentire la nostra presenza verso un mondo che troppo spesso viene dimenticato. La prof.ssa Montalcini è rimasta onorata e soddisfatta della nostra risposta; onorata per la scelta della Fondazione EBRI, e soddisfatta che questa idea, ormai realtà, proveniva da ragazzi giovani; gli stessi giovani in cui lei crede e sui quali ripone le sue speranze. La giornata è proseguita con una breve visita tra i laboratori dell’EBRI durante la quale abbiamo modo di vedere con i nostri occhi la passione che ognuno di quei ricercatori mette nel proprio lavoro e l’impegno con il quale portano avanti ogni loro progetto. Tocchiamo con mano l’umiltà di quelle persone che non esitavano a ringraziarci appena gli si presentava l’occasione e, non meno importante, ci accorgiamo quanto per loro sia importante anche un piccolo aiuto. Salutiamo l’EBRI con un sorriso ed un arrivederci. Ancora emozionati prendiamo la via del ritorno consapevoli e felici di aver fatto una buona scelta; onorati di aver incontrato una persona importante quale è la Montalcini e l’entusiasmo dei suoi tanti collaboratori. Consapevoli di aver fatto un piccolo gesto che porterà a grandi cose che è solo l’inizio di un bellissimo viaggio che percorreremo felici al loro fianco.

di Jessica Bellesia, volontaria Croce Blu di Carpi (MO)

da http://www.anpasnazionale.org/Allegati/Newsletter/2009_novembre.pdf

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