Gente d’Anpas

OST 2014: Ie impressioni di Arianna

Impressioni 

Ost Anpas 2014

Indimenticabile come esperienza quella dell’assemblea precongressuale di Anpas, e sorprendente il nuovo metodo utilizzato. L’OST è davvero la messa in pratica del concetto di democrazia che contraddistingue e impreziosisce Anpas.

Essere un volontario dell’assemblea mi ha riempito di orgoglio e mi ha fatto vivere 3 giorni intensi e colorati, 3 giorni di impegno, organizzazione, creatività, scambio e condivisione, di tensione nello sperimentare qualcosa di nuovo e nel gestire un gruppo di persone molto più esperte di me, tensione che però è subito calata quando l’OST è iniziato e ci siamo ritrovati ad essere ognuno uguale all’altro, conduttori, facilitatori, presidenti, volontari, ognuno con la possibilità di esprimere la propria idea e di partecipare alla creazione di un futuro comune.

È stato emozionante vedere gli spazi piano piano riempirsi e colorarsi con i colori che rappresentavano le tematiche, e con le idee che le concretizzavano, è stato appagante vedere la partecipazione positiva di tutti, subito a loro agio con un metodo così nuovo, e vedere come le fatiche di tutti si siano concretizzate in 5 documenti pieni di idee e voglia di crescere e migliorare. Senz’altro parte del merito va alla Cup Song, il momento di team- building che ci ha predisposto ad una partecipazione e collaborazione serena e allegra.

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Ost Anpas 2014            

Torna a Laboratoro Pontassieve #ostanpas14

Per seguire i lavori in diretta su twitter #ostanpas14

Approvazione del Bilancio 2013: scarica e consulta il bilancio economico e il bilancio sociale

L’assemblea nazionale – Vedi pagina

OST – Open space tecnlogy: i tavoli di lavoro  


Pensieri e parole di partecipazione

La libertà è una forma di disciplina.
Difendere il diritto alla disobbedienza
Bravi tutti. Angela grazie per il gioco, anche quello serve
Parlare, comunicare, partecipare … “la libertà è partecipazione” (Gaber)
L’orgoglio e l’emozione di “Essere Anpas”
Libera”mente” ci siamo confrontati … è dura precisare cosa vuoi essere e fare … ma l’OST è una bella pratica
Condividere le proprie idee nel movimento, ma soprattutto con voi non è solo democrazia ma sentire una libertà interiore che mi aiuta a sentirvi vicini. Grazie
Esperienza positiva, tante idee per crescere insieme
Bene!! Nuovo modo di discussione, speriamo che sia molto produttivo per il futuro. Andiamo avanti …
Esperienza positiva. Stanco ma soddisfatto (solo 2 gruppi!!)
Gestione del dibattito eccellente! Stimolante! Critiche spesso rese costruttive … faticosissimo! Spero di ripetere l’esperienza. Bravi!
Sempre un piacevole momento stare con gli amici di Anpas, perché non siete colleghi ma amici!!
Nuova esperienza favolosa! Grazie a tutti!
Assemblea ricca e stimolante. Ottima metodologia ed organizzazione. Grazie
Sono fiero di aver partecipato
Grazie 1000. Giorni indimenticabili! A presto
Innanzitutto, grande idea quella di questo “quadernetto del pensiero” e sempre grazie a tutti per la partecipazione, l’ospitalità, la simpatia dimostrata!
W l’OST, W l’Anpas … coriacea e convinta. Vi voglio bene!

 


La galleria fotografica dei gruppi di lavoro

 

 

 DOCUMENTI:

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE, LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E IL TERZO SETTORE

documento di apertura

report finale

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE NELLO SCENARIO EUROPEO E INTERNAZIONALE

documento di apertura

report finale

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE, SCUOLE DI DEMOCRAZIA

documento di apertura

report finale

 

L’IDENTITA’ SOCIALE E SOLIDALE DELLE PUBBLICHE ASSISTENZE

documento di apertura

report finale

LE PUBBLICHE ASSISTENZE E LO SVILUPPO DEL MOVIMENTO

documento di apertura

report finale

 

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OST 2014: bellezza, di Angela Spinelli

La bellezza 

Ost Anpas 2014

Le giornate precongressuali di Pontassieve sono state fondamentali per tanti motivi e fra questi due in particolare mi paiono innovativi: il primo riguarda il processo, che ha visto i volontari per l’assemblea protagonisti della conduzione autonoma, autogestita, consapevole ed entusiasta dell’OST. Questo è un risultato che dimostra come il movimento abbia al suo interno risorse umane ed energie intellettuali da valorizzare con costanza ed attenzione perché ciò consente una crescita ed una spinta verso il nuovo, verso ciò che c’è da immaginare e costruire per il futuro.

L’altro aspetto che mi ha colpito, e su cui credo bisognerebbe riflettere, è stato il coincidere della dimensione estetica con quella etica. Il lavoro di cura che i volontari hanno svolto per rendere accogliente, colorato: in una parola “bello”. Lo spazio di lavoro ha aiutato tutti i partecipanti ad intervenire con interesse, impegno e rispetto. Ecco, credo che questo sia un risultato molto nuovo e da non sottovalutare perché ci aiuta ad avere attenzione per i particolari, per i dettagli, per ciò che è un dovere svolgere in un certo modo, e non in un altro.
È come se in queste giornate avessimo praticato, anche, la bellezza che Peppino Impastato opponeva quale arma all’abitudine e alla rassegnazione.

– di Angela Spinelli

OST Anpas 14 - I lavori della mattina

 

 

 

 

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Pensieri e parole di partecipazione

La libertà è una forma di disciplina.
Difendere il diritto alla disobbedienza
Bravi tutti. Angela grazie per il gioco, anche quello serve
Parlare, comunicare, partecipare … “la libertà è partecipazione” (Gaber)
L’orgoglio e l’emozione di “Essere Anpas”
Libera”mente” ci siamo confrontati … è dura precisare cosa vuoi essere e fare … ma l’OST è una bella pratica
Condividere le proprie idee nel movimento, ma soprattutto con voi non è solo democrazia ma sentire una libertà interiore che mi aiuta a sentirvi vicini. Grazie
Esperienza positiva, tante idee per crescere insieme
Bene!! Nuovo modo di discussione, speriamo che sia molto produttivo per il futuro. Andiamo avanti …
Esperienza positiva. Stanco ma soddisfatto (solo 2 gruppi!!)
Gestione del dibattito eccellente! Stimolante! Critiche spesso rese costruttive … faticosissimo! Spero di ripetere l’esperienza. Bravi!
Sempre un piacevole momento stare con gli amici di Anpas, perché non siete colleghi ma amici!!
Nuova esperienza favolosa! Grazie a tutti!
Assemblea ricca e stimolante. Ottima metodologia ed organizzazione. Grazie
Sono fiero di aver partecipato
Grazie 1000. Giorni indimenticabili! A presto
Innanzitutto, grande idea quella di questo “quadernetto del pensiero” e sempre grazie a tutti per la partecipazione, l’ospitalità, la simpatia dimostrata!
W l’OST, W l’Anpas … coriacea e convinta. Vi voglio bene!

 


La galleria fotografica dei gruppi di lavoro

 

 

 DOCUMENTI:

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE, LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E IL TERZO SETTORE

documento di apertura

report finale

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE NELLO SCENARIO EUROPEO E INTERNAZIONALE

documento di apertura

report finale

 

LE PUBBLICHE ASSISTENZE, SCUOLE DI DEMOCRAZIA

documento di apertura

report finale

 

L’IDENTITA’ SOCIALE E SOLIDALE DELLE PUBBLICHE ASSISTENZE

documento di apertura

report finale

LE PUBBLICHE ASSISTENZE E LO SVILUPPO DEL MOVIMENTO

documento di apertura

report finale

 

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Abi e l’ultimo giorno di Servizio Civile, in Emilia

L’ultimo giorno di Servizio Civile alla Croce Blu di San Prospero

Un racconto dell’esperienza di Abi, dal bando speciale per la ricostruzione dell’Emilia “Per Daniele straordinario come voi”

I giorni son passati in fretta, molto.

Siamo stati accolti da due dipendenti e da dei volontari veramente meravigliosi. Con loro abbiamo riso, discusso, condiviso, imparato, cresciuto, ma soprattutto stretto dei rapporti che valgono tutto l’anno trascorso qua dentro e molto molto di più.

Il Servizio Civile è finito ma io qui ho una seconda casa, una comunità e un gruppo di amici e questa non è una cosa che finisce.

Grazie mille di tutto e anche per questo ultimo bellissimo giorno.

di Abi, Croce Blu San Prospero

Servizio Civile: la storia di Abi

Il ringraziamento del Comune di Modena

Ai 450 giovani in servizio civile volontario del progetto “Per Daniele: straordinario come voi”, rivolto alle popolazioni dell’Emilia colpita dal sisma del maggio 2012, l’Amministrazione comunale, a nome di tutta la comunità modenese, vuole dire grazie. Un’impronta significa esserci. Grazie.

Nella nostra terra d’Emilia esiste un gruppo di 450 giovani che all’appello lanciato in occasione del sisma del maggio 2012 ha risposto con slancio e generosità facendo un passo avanti. 
E’ una squadra silenziosa, che ha operato nelle quattro province del cratere impegnandosi quotidianamente e con sensibilità per favorire la ricostruzione, la ripresa della vita sociale, il ritorno alla normalità. 
L’anno di servizio civile volontario previsto dal bando straordinario per le zone terremotate dell’Emilia con il progetto “Per Daniele: straordinario come voi” è giunto al termine. 
A tutti i giovani che ne sono stati protagonisti, l’ Amministrazione comunale, a nome di tutta la comunità modenese, vuole dire grazie. 
Grazie per non essere rimasti indifferenti, grazie per aver voluto partecipare, grazie per l’impegno, grazie per la serietà.


Le storie della Gente d’Anpas

  
          


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Radici di memoria, il racconto di Miriam della giornata di Libera, 22 marzo 2014 Latina

Radici di memoria 

Le emozioni da dentro il corteo della “Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” organizzata da Libera, in collaborazione con Anpas, Latina 22 marzo 2014.

Anpas alla "Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie"

Radici di memoria è, da oggi, una memoria colorata di arancione, come le nostre divise, ma anche di verde come gli occhi di Vittoria che ride continuamente.

È l’urgenza di fare presto, di andare più veloce per raggiungere il gruppo che sta davanti al corteo.

Radici di memoria è il sapore delle tigelle che preparavano i ragazzi del gruppo Niscemi, che non erano di Niscemi, ma di Modena.

È Don Ciotti che dice a centomila persone che non è più tempo di parole: è il momento di fare, di avere coraggio.

E abbiamo iniziato oggi ad avere coraggio ricordando tutti quelli che hanno avuto coraggio.

Per ogni nome detto al megafono c’era un applauso e un vuoto allo stomaco, per ogni frase di Don Ciotti c’era un applauso e il cuore che batteva più forte.

Radici di memoria è (ri)partire dai ricordi per andare avanti.

È la stretta di mano dei ragazzi del gruppo giovani di Anpas con don Luigi Ciotti, e poi un abbraccio e un grazie che lui dice a noi.

-Miriam Colaleo, Corpo Volontari Enna

La fotogallery

  
   

L’assistenza di Anpas

Si svolgerà a Latina il prossimo 22 marzo la diciannovesima edizione della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, promossa dall’associazione Libera e Avviso Pubblico.  La Giornata della Memoria e dell’Impegno ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie. Oltre 900 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.’Ma da questo terribile elenco – sottolinea Libera – mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare’.

Anpas Legalità

XIX giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, Latina 22 marzo.

Sul sito www.memoriaeimpegno.it i 100 passi verso la XIX giornata della memoria e dell’impegno

 


“Che rabbia: chiude la Jerry Masslo” Leggi l’appello di Roberto Saviano

  
                                           


Legalità e partecipazione a Casal di Principe: la P.A. Jerry Masslo


                                       

 


Il sito della pubblica assistenza Jerry Masslo www.associazionejerrymasslo.it/

Altri articoli:Legalità e partecipazione a Casal di Principe: la P.A. Jerry Masslo

 

Radici di memoria, il racconto di Miriam della giornata di Libera, 22 marzo 2014 Latina Leggi tutto »

Papà, non farò mai volontariato

19 marzo, festa del papà: Non farò mai volontariato

Una storia, come le tante che si incontrano nelle pubbliche assistenze, di una figlia che vede l’esempio del padre, volontario…

19 marzo: auguri papà

“Non farò mai volontariato”. Così era deciso e così sarebbe stato. A nove anni, forse, ero ancora troppo piccola per fare programmi a lungo termine, ma di questo ne ero certa: era la cosa più normale e giusta da dire! Arrabbiata e con il broncio pensavo a quegli individui in arancione: sempre allegri, sempre pronti a lasciare tutto per aiutare qualcuno.

Era il 1999, l’anno della “Missione arcobaleno”, delle serate passate insieme ai miei genitori e agli altri volontari a smistare la roba da mandare al campo di Comiso. L’anno in cui ho visto uscire mio padre con un grande zaino blu con la scritta gialla “Protezione Civile”.

L’ho visto uscire e tornare mesi dopo stanco, dimagrito e senza voce. Era anche l’anno della mia prima comunione. Tutto era pronto: la tunica bianca (che mi aveva lasciata scontenta, perché avrei preferito non metterla), il ristorante per festeggiare con i parenti, gli inviti alle amichette di scuola. C’era tutto e mancava tutto. Mamma continuava a insistere e cercava di convincermi che sarebbe stato meglio rinviare la comunione, perché probabilmente mio padre non avrebbe potuto raggiungerci quel giorno. Avrebbero parlato con il prete e, magari, avrei potuto farla da sola, e con il vestito che piaceva a me invece della tunica.Però, anche solo l’idea di fare tutto da sola, al centro della chiesa, senza i compagni del catechismo m’innervosiva. Mi terrorizzava.

Che avevano di speciale quei bambini kosovari di cui mi parlavano tutti e così tanto, che avevano per prendersi mio padre e per costringere me a rinviare la comunione? Era davvero così importante quella divisa? Più importante di me?Negli anni quell’idea si consolidò: mai e poi mai avrei indossato una divisa e nessuno avrebbe meritato così tanto del mio tempo.Era un pensiero che prendeva forza ogni volta che dovevo rinunciare a qualcosa per via dell’associazione: per i cenoni di capodanno fatti di fretta perché poi si doveva correre chissà dove, per i ferragosto passati in città invece che al mare, per le vacanze a cui si rinunciava, per i saggi di danza che mio padre si era perso, per tutte le domeniche senza di lui.

Quelle quattro mura tinte di blu dagli stessi volontari, sembravano tutto il loro mondo. Il loro mondo, appunto: non il mio! Li osservavo uno ad uno e non riuscivo mai a capirli fino in fondo. Quando la tua sorellina minore è un’associazione di volontariato, se è nata due mesi dopo di te e c’è sempre stata, anche più di te, è difficile far capire alla gente cosa si provi ed è ancora più complicato spiegarlo a te stessa. È insieme un sentimento buono per un posto che conosci come casa, dove hai detto le prime parole e buttato i primi passi, ma è anche la rabbia per quel qualcosa che ha assorbito il tempo di chi avresti voluto lo dedicasse solo a te. Durante gli anni del liceo mi dicevano di provarci, perché mi sarebbe piaciuto fare volontariato. E io ci provavo per qualche mese, ma poi tornavo sui miei passi. Era troppo lontano da me e da quello che volevo. Non m’interessava sapere montare una tenda o utilizzare una spinale. Iscrivermi in associazione, mettere la divisa, sarebbe stato come procurarmi una violenza, distruggere quel castello di idee dietro cui mi ero trincerata.Non immaginavo affatto che sarebbe bastato un niente per cambiare tutto. Il 2 ottobre del 2009, la pioggia si porta via una montagna. C’è tutta una città invasa dal fango, si parla di morti, forse più di trenta, di feriti, di sfollati.

Non c’è troppo tempo per riflettere e non me lo chiedo nemmeno. Arriva naturale l’istinto di andare, con l’incoscienza dei miei 19 anni e l’inconsapevolezza di quello che poi avrei trovato. Arrivata a Giampilieri e Scaletta mi guardo intorno e vedo solo fango. Le strade non esistono più e su case e macchine si vede solo terra. L’aria è pesante e c’è un odore che ti entra in testa e non esce.Sono rimasta lì per quasi un mese senza sentire mai il bisogno di tornare a casa. Ogni volta che la pioggia tornava incessante e qualcuno aveva paura, sapevo che anche una pacca sulle spalle avrebbe fatto la differenza.Una mattina di Novembre, quando eravamo quasi al termine dell’emergenza e io tutta presa dalle carte della segreteria, è venuto Manuel. Era alto quasi quanto la scrivania, una felpa rossa con il cappuccio e gli occhi grandi. Si è avvicinato con delicatezza, ha messo le mani sulle mie gambe e guardandomi mi ha detto: “Tu sei quella che è venuta a togliere il fango dai miei giocattoli?”. Quella mano sulla mia divisa arancione, quel sorriso spontaneo, quegli occhi pieni di fiducia mi hanno dato le risposte a tutte le domande che per anni mi ero posta.

Vicino alle tende blu dei volontari, mentre Manuel mi tirava la palla per giocare, ho capito che la vita che mi ero imposta di non fare era quella che, probabilmente, mi avrebbe resa più felice. Dopo Giampilieri non sono più riuscita a fermarmi. È stato facile preparare la divisa e partire per l’Emilia a qualche giorno dal sisma, ancora più facile tornarci la seconda volta. Mi dicono spesso che sono cresciuta “a latte, biscotti, zucchero e volontariato”, ed è vero: sono cresciuta tra queste divise arancio e sono stata una ragazzina arrabbiata. Ma con gli anni, ogni volta che ho incontrato il sorriso di un bambino, la mano di un anziano, gli occhi di qualcuno che aveva bisogno, ho capito che tutto il tempo che mi era stato tolto, tutte le attenzioni che non avevo ricevuto, erano servite a qualcosa di più importante e più grande. Non sono mai mancate le difficoltà sul campo: il confronto, lo scontro con i compagni di viaggio, i problemi che nell’emergenza finiscono sempre per moltiplicarsi, l’identità fragile di volontario che viene spesso considerato come qualcuno che ti “deve” qualcosa, subito e senza compromessi. Ma sono cresciuta e adesso so che è sempre utile avere un cambio veloce a disposizione in associazione, so che se fuori nevica è meglio tenersi pronti per una notte da passare in bianco, so che se il telefono suona è perché bisogna correre.

Un giorno, in Emilia, al Campo Costa di Mirandola, una donna mi ha fermato e mi ha detto che era bello vedere giovani come me, che il mio sorriso le migliorava la giornata. Poi ha pianto e mi ha abbracciato. Stretta in quell’abbraccio, ho pensato alla bambina che ero, alla determinazione che avevo messo nel non diventare come mio padre, a tutte le parole cattive che in certi momenti avrei voluto dirgli. In quella morsa di amore gratuito ho capito quanto, invece, sono diventata come lui. Quanto sarei stata una donna diversa se lui non fosse stato il padre che è stato.

“Io non farò mai volontariato” avevo detto, e non sapevo quanto mi sbagliavo.

-Miriam Colaleo, volontaria

 

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Maltempo Emilia: i giorni di Marco

23 gennaio – Non è semplice descrivere questi giorni. Non è semplice onorare attraverso le parole la passione dei tanti amici volontari che da subito si sono attivati per dare il loro contributo.

Chi osserva le immagini dei soccorritori impegnati nell’emergenza probabilmente pensa al sacrificio che stiamo facendo in questi momenti, pensa al tempo che stiamo dedicando agli altri.B hè lo inviterei ad indossare quella divisa. Capirebbe che è naturale indossarla, che in casi come questi diventa il prolungamento di se stessi.

Come per il terremoto, così per l’alluvione, tantissimi soccorritori volontari sono venuti immediatamente a dare la propria disponibilità senza che nessuno gli avesse ancora chiesto nulla.

In momenti come questi non ti chiedi quanto tempo stai dedicando agli altri e quanto ne dovresti dedicare a famiglia, fidanzati e fidanzate, amici ecc…, pensi solo che la sede e i mezzi della tua associazione siano gli unici posti nei quali puoi e devi stare, perché c’è bisogno di te.

Non ci interessa dei grazie, delle frasi di compiacimento (anche se qualche volontario purtroppo ne va alla ricerca costante), noi facciamo tutto questo perché vogliamo esserci, vogliamo essere parte di un volontariato organizzato e vorremmo che il nostro lavoro oltre che suscitare ammirazione, portasse la gente ad indossare la nostra divisa.

Questi ultimi due anni ci hanno dimostrato che le pubbliche assistenze sono determinati per affrontare l’emergenza, che sono le prime a muoversi sul territorio e a dare risposte alle persone che hanno bisogno di aiuto già dai primi minuti…

Questi ultimi due anni ci hanno anche dato un’assoluta certezza: che ci siamo stati, ci siamo e ci saremo sempre…qualunque cosa accadrà, anche se ci coinvolgerà direttamente. Noi ci saremo.

 

Marco Bongiorno, volontario Croce Blu San Prospero                          

 

Allertameteo San Prospero

 

 

Rischio idrogeologico: cosa fare


Regione Emilia Romagna

Le immagini dell’intervento dei volontari Anpas

 

 

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Maltempo Emilia: il racconto di Mariagiulia

“Secchia. Argine. Evacuare. Vieni a Marzaglia”.

La telefonata mi sveglia all’improvviso domenica Mattina, poco dopo le dieci. Ricordo solo queste parole. Con gli occhi ancora impastati di sonno cerco di riordinare le idee; caffè, divisa, zaino.

Stivali? Sì dai, metti che servano. Spiego al volo la situazione ai miei genitori ed esco. “Stai attenta” mi dice mia madre. E in un attimo torno con la mente a maggio 2012.
Lungo la strada, con una telefonata mi esortano a fare in fretta: in quel momento capisco che la situazione è più grave del previsto.
Il CUP di Marzaglia, sede del Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile di Modena, è gremito di persone e nonostante la confusione in pochissimo tempo veniamo registrati e destinati: San Matteo, bisogna evacuare il pensionato Villa Anna.
Io e altri colleghi partiamo con due pullmini, ai quali successivamente si aggiungerà una nostra ambulanza incontrata lungo il percorso.

Molte strade sono chiuse, passiamo per una Bastiglia non ancora raggiunta dall’alluvione, poi a un certo punto la vediamo: acqua. Ovunque. Ci ritroviamo circondati da fango, campi completamente allagati e case isolate. La visione ci spiazza, rimaniamo senza parole: qualche ‘mamma mia’ riempie il silenzio, ma nient’altro.
Arrivati sul posto ci mettiamo a disposizione dei Vigili Del Fuoco: c’è chi aiuta durante la staffetta umana, chi predispone i mezzi, chi si prende cura dei pazienti e scambia due chiacchiere con loro mentre aspettano di essere evacuati.
Fa freddo, l’acqua entra negli stivali diventati ormai inutili.
Un signore più volte mi chiede di portarlo via in fretta, di andare “in un posto in cui non c’è acqua perché ho paura”.
Il livello continua a salire, la sirena di allarme di Villa Anna suona a ripetizione. Ci viene detto di fare in fretta perché potrebbe sorprenderci un’altra piena. Nonostante il caos e la concitazione, l’evacuazione va per il meglio e in un’ora siam fuori.
Scaricati i pazienti all’ospedale di Baggiovara facciamo ritorno a Marzaglia: siamo stanchi, infreddoliti e bagnati, ma dopo una tazza di the caldo ci rimettiamo a disposizione.
“Andate a casa, riposatevi”, ci viene detto. E così, lasciato il fango alle spalle, facciamo ritorno.
I giorni seguenti prestiamo servizio nel centro di smistamento di Modena Est, in quello di accoglienza di Gesù Redentore e al CUP di Marzaglia: mentre i nostri colleghi lavorano sul posto noi registriamo sfollati, gestiamo l’assistenza e aiutiamo il coordinamento regionale di Protezione Civile ad organizzare le squadre che operano sul territorio.
L’acqua pian piano si sta ritirando, molte persone sono tornate a casa. 
Ma c’è ancora tanto da fare.

24 gennaio 2014

Mariagiulia Nozzi, volontaria Croce Blu Modena

           

Albareto - l'intervento della Croce Blu Modena

 

 

 

Rischio idrogeologico: cosa fare


Regione Emilia Romagna

Le immagini dell’intervento dei volontari Anpas

  
     

 

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Pisa: #laltronatale13 di Alessandro

26 dicembre 2013 – Era addirittura un mese fa quando ci siamo segnati per fare il turno di notte tra Natale e S. Stefano. Natale a parte, il vero evento sarebbe stato che insieme a Massimo e a me, Alessandro, era di turno anche Marco, l’Agostini.

Solo che poi lui non è riuscito a fare il suo secondo turno del 2013 perché, dice, si è sentito male. Crediamo sia una forma di allergia o intolleranza ai turni di emergenza. Comunque, Marco è stato sostituito da Daniele che ha fatto l’autista al suo posto e si vedeva dal tachimetro.

Poi c’era Rachele, detta Lele, che faceva tirocinio, e Valter, il medico del 118, che come me adora la forchetta. “Ceneremo con gli avanzi dei nostri pranzi” ci eravamo detti. Come sarebbe andata la questione gastronomica era già chiaro  alle 20 quando è iniziato il turno e in sala volontari il tavolo era pieno di dolci residui del giorno che si aggiungevano ai nostri avanzi.

La frase più gettonata delle 20 è stata “Io non ceno, ho mangiato come un 

maiale oggi“. Come non detto, naturalmente, e tra il secondo e il terzo servizio abbiamo spolverato tutto con l’aiuto di Elisabetta, la centralinista e di Eleni (con la i, è greca) che ci è venuta a trovare ma si sentiva male e non avrebbe mangiato assolutamente niente finché, poi, ha mangiato praticamente tutto.

Poi c’è stato il terzo servizio con i suoi prodotti naturali che ha interferito con la digestione, ma non entriamo nei dettagli. La fortuna è che a tre servizi ci siamo fermati. Perché in una notte come quella di Natale le cose sono due: o si esce per una maxiemergenza di quelle serie che ti fa ricordare per sempre il Natale del 2013, o si rimane in sede a guardare un film dietro l’altro. Le vie di mezzo sono poco gradite.

Insomma, se uno fa il volontario sul 118 spera sempre che tutti stiano bene, ma soprattutto spera in un’emergenza seria, di quelle dove c’è roba ganza da fare. Poi sul come si possano conciliare le due speranze, nessuno si è mai posto il problema. Comunque noi non ci possiamo lamentare: siamo usciti tre volte su servizi banali, ma solo fino all’una di notte e dopo non ci ha cercato più nessuno (bravi pisani).

Quindi all’una di notte, dopo la pulizia dell’ambulanza conseguente al servizio digestivo, è partito il poltrimento davanti alla TV con una puntata sul fegato della serie “Esplorando il corpo umano“, appositamente scelta per capire cosa stesse 
succedendo dentro di noi in quel momento.

Tutti tranne Massimo, che doveva formattare il suo computer ed era l’unico ad aver tenuto fede all’impegno “Io non ceno…“. Poi è partito Spy Game che fortunatamente è un film già visto, perché il divano concilia troppo bene il sonno. Cosa sia successo dopo non lo so, perché io ho trasferito la mia attività sul letto del dormitorio.

Suppongo che la situazione in sala volontari sia stata la solita di sempre, anche in mia assenza. “Si mette un altro film!” e poi tutti sul divano, appoggiati uno 
sull’altro e caduti in rapida sequenza tra le braccia di Morfeo.

Così lo scenario che si apre a chi la mattina alle 7 viene a dare il cambio è sempre il solito, che sia Natale o Ferragosto: un intrigo di divise arancioni che russano sul divano e un tavolo che mostra chiari segni di un ricco e nutrito banchetto. Tutta vita! 
Poi io sono uscito sbadigliando dal dormitorio alle 8.15 e non c’era più nessuno… ma quella è altra storia!

– Alessandro, pubblica assistenza Pisa

 

 

Pisa, #laltronatale13

#laltronatale13 la fotogallery

Pisa: #laltronatale13 di Alessandro Leggi tutto »

Sestri ponente: #laltronatale13 di Paul

27 dicembre 2013 – Ci sono due particolari situazioni per cui mi emoziono ogni giorno: una è quando mi tiro sù i calzettoni da calcio e l’altra è quando mi tiro sù i pantaloni della divisa. Questa sera il turno è iniziato esattamente come al solito cioè col brivido sulla schiena che saliva di pari passo coi pantaloni.

In Sala militi saluto e faccio gli auguri al turno serale del martedì e salgo in dormitorio con tutta calma: il mio turno inizierà per le 22.30. Tiro fuori le coperte dal mio armadio e mi faccio già il letto in modo tale da trovarmelo pronto al primo segno di cedimento o stanchezza.

 

Scorro la pagina del social network sullo smartphone così giusto per passare il tempo e attendere l’arrivo dei miei “colleghi” visto che sono in anticipo sul mio turno, quando all’improvviso entra dalla porta Lele in “divisa natalizia”. Lo guardo bene e scorgo in lui una cravatta bianca perfettamente intonata alla camicia blu da soccorritore sopra i classici pantaloni fluo: “Lele ma come mai sei vestito così?” e di tutto punto mi risponde che lui per la vigilia si veste sempre elegante perché vuole fornire un servizio elegante.

Il tempo di farsi due risate insieme che parte subito la pastasciuttata della vigilia. Si aggiunge anche Marco e un piatto per un volontario in più non manca mai. Poi ci raggiunge Elisa stracolma di sacchetti, pacchi e pacchetti. Questa sarà una cosa ricorrente all’arrivo dei volontari per il turno della vigilia: sacchetti , doni, regali e una divisa indosso.

Ore 22:30 il dormitorio si sta animando di persone e mancano giusto quei pochi ritardatari per poter iniziare il turno notturno del 24 dicembre.

Per le 22.45 squilla il telefono per un “118” codice Verde,  e così la prima squadra parte con il sorriso nonostante il tempo sia inclemente. Giunti sul posto io e Gian riconosciamo l’etilista nota e quindi il servizio si semplifica notevolmente. La nostra paziente non è in apparente pericolo di vita e riesce comunque a ringraziarci, a modo suo, dopo averla accompagnata al pronto soccorso.

Ritornati in sede dopo aver terminato le check list si sale tutti in dormitorio per poter fare il brindisi di Natale e scartare i regali tra vari colleghi, volontari, amici.

Poco dopo la mezzanotte il rumore dei brindisi và all’unisono con quello dei regali scartati e con quello dei telefonini impazziti per i mille messaggi d’auguri e il tutto proseguirà per almeno venti minuti.

È giunta l’ora della ritirata per molti, ma non per la seconda squadra che deve uscire su un giallo per un caso pediatrico quindi la destinazione sarà l’ospedale Gaslini e di conseguenza il ritorno non prima di un ora.

Io e altri tre rimaniamo in cucina per le consuete chiacchiere da stanchezza giornaliera che non faranno altro che conciliare il sonno. Non abbiamo preparato nessuno piattino coi biscotti e il latte e neanche le carote per la slitta di Babbo Natale: ci perdonerà? Credo di si, anzi: spero di si.

Driin è il telefono che ci sveglia alle 7:30 per il primo servizio di Natale. La terza squadra esce veloce per quest’altra “avventura” natalizia. La mattinata terminerà con un grosso augurio alla squadra montante composta da quattro persone che con profondo spirito di abnegazione decidono di passare il loro Natale “in ta Cruxe”. Neanche il tempo di digerire i suntuosi banchetti di Natale che arriva il messaggino con l’eventuale disponibilità per l’allerta 2 meteo.

Buon Natale… e ora c’è  Santo Stefano!

– Paul, pubblica assistenza Croce Verde Sestri Ponente

 

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Lizza: Le norme sulla pianificazione non sono vincoli inutili: dalla Sardegna alla Sardegna, passando per Saponara: cosa è cambiato?

Carmine Lizza: Le norme sulla pianificazione non sono vincoli inutili

Dalla Sardegna del 1951 alla Sardegna di oggi, passando per Saponara: cosa è cambiato?

Foto: i volontari Anpas durante l’alluvione di Saponara del 2011.

Saponara

22 novembre 2013 – Oggi sono cinque giorni da quello che i meteorologi hanno definito (correttamente) durante le previsioni il fenomeno che si stava abbattendo sulla Sardegna come “Ciclone Mediterraneo”. 

Molti siti fai da te e una parte dei mass media, non conoscendo la terminologia meteorologica, (o peggio ancora per fare sensazionalismo ed aumentare il numero dei click)hanno generato confusione nella popolazione associando tale evento (piuttosto frequente nel mediterraneo anche se non, per fortuna, con questa forza) con lo stesso che ha colpito recentemente e in modo devastante le Filippine o peggio ancora con i tornado (vortici di immensa violenza ma di limitatissima estensione) che hanno devastato proprio in questi giorni gli Stati Uniti, inducendo ad assumere comportamenti scorretti se finalizzati al fenomeno. 

La cattiva o l’errata comunicazione, anche durante le fasi di emergenza e la totale assenza di formazione sul da farsi durante le fasi critiche, ha peggiorato il bilancio di un fenomeno che, per quanto estremo, non è stato unico. Senza scomodare gli eventi degli ultimi anni, la stessa Sardegna, nell’autunno del 1951, è stata oggetto di precipitazioni molto più intense: caddero fino ad oltre 500mm di pioggia in 24 ore, 1000 in due giorni e 1400 in tre giorni. 

Oggi sono due anni dall’alluvione di Saponara. Sono Sette anni dall’alluvione di Vibo Valentia, in Calabria, che poi si è ripetuto ai primi di gennaio del 2010. Nell’ottobre 2009 ci sono state le frane  di Giampilieri, a Messina. Nei primi giorni di novembre 201o c’è stato l’alluvione, con la piena del Bacchiglione, che ha sommerso Vicenza e la Bassa Padovana. Il 25 ottobre 2011 sono state colpite le Cinque terre e pochi giorni dopo, il 4 novembre, si è ripetuta la stessa cosa a Genova. Nel frattempo: cosa è cambiato in peggio? La devastazione del territorio ad opera dell’uomo a seguito di un’espansione urbanistica selvaggia e non rispettosa delle indicazioni che ci vengono date dalla lettura attenta del territorio. Riguardo alle costruzioni basterebbe applicare le norme riguardanti la pianificazione che non sono dei vincoli inutili, ma strumenti importanti per la corretta gestione della sicurezza del territorio e dei cittadini

 Ecco perché, da volontari di un sistema, che è quello della Protezione Civile, ma anche come cittadini attivi di ogni singola comunità, facciamo appello alla responsabilità di tutti, da tutti i punti di vista.

– Carmine Lizza, geologo, responsabile Protezione Civile Anpas nazionale

Terralba, l'intervento dei volontari Anpas

Gli aggiornamenti del Dipartimento della Protezione Civile


Rischio idrogeologico: cosa fare

 


Le immagini dell’intervento dei volontari Anpas

  
                                 


La storia di Francesca: Il momento peggiore


#ajòSardegna – La fotogallery dei volontari Anpas per i volontari delle pubbliche assistenze sarde

Lizza: Le norme sulla pianificazione non sono vincoli inutili: dalla Sardegna alla Sardegna, passando per Saponara: cosa è cambiato? Leggi tutto »

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