Clarissa Canziani, giovani volontaria di 17 anni di SOS MALNATE, farà parte della rappresentativa nazionale di Anpas alla competizione internazionale giovanile di primo soccorso SAMARITAN CONTEST che si terrà a Riga (Lettonia) dal 26 al 29 luglio.
Samaritan International è un’associazione europea non governativa rivolta al bene comune e senza scopo di lucro che riunisce associazioni che si occupano, attraverso la partecipazione democratica e volontaria di molti cittadini e cittadine, di primo soccorso in caso di emergenze e malattie e nell’aiuto in situazioni di emergenza. Anpas, l’associazione Nazionale pubbliche assistenze della quale anche SOS Malnate fa parte, aderisce a Samaritan Intarnational. Il gruppo di lavoro Youth International, nato da Samaritan International, si occupa di sviluppare progetti giovanili internazionali per lo scambio di reciproche esperienze; in particolare organizza ogni due anni un concorso internazionale di primo soccorso per i giovani chiamato Samaritan Contest, che quest’anno si svolge a Riga, capitale della Lettonia, dal 26 al 29 luglio. “Io mi chiamo Clarissa e faccio parte del gruppo Junior di Sos Malnate; sono felice poiché sarò tra i giovani italiani che, grazie ad Anpas, affronteranno quella che, sono sicura, sarà una splendida lezione di vita” commenta Clarissa.
“Negli ultimi mesi mi sto preparando, aiutata dai volontari adulti di Sos Malnate, alle prove che ci vedranno protagonisti a Riga; mi sono stati insegnati i principi teorici e pratici del primo soccorso: saprò come muovermi nel caso dovessi trovarmi di fronte a fratture o ferite da taglio, colpi di calore o arresti cardiaci. Sono certa che crescerò moralmente: entrerò in contatto con giovani provenienti da tutta l’Europa con i quali potrò scambiare pareri ed opinioni (sperando che il mio inglese mi permetta di farmi capire). Sono solo pochi giorni ma li voglio vivere intensamente perché desidero che questa esperienza entri a far parte del mio bagaglio culturale. Vorrei in particolare sottolineare quanto conti, all’interno del nostro Paese, come in ogni altro, l’apporto del lavoro non retribuito di chi mette le sue competenze a disposizione degli altri; auspico che la mia, anche se piccola, partecipazione a questo evento contribuisca a mantenere alto il livello italiano nel campo della solidarietà.”
– Report paese sul volontariato nei paesi dell’Unione europea, impegno collaborativo di decine di organizzazioni partner che raccoglie dati disponibili sul terzo settore, definizioni e valori, normativa e approfondimenti sui centri e meccanismi per il supporto e la promozione del volontariato. http://www.spes.lazio.it/volontariatoeuropa/inglese/2Latvia.pdf
Carmelo Giugno, Marina Cannizzo e Aurora Bertoluccio, volontari della prociv di Niscemi, hanno fatte parte della squadra di Anpas al Samaritan Contest
Di seguito il loro racconto dell’esperienza.
Carmelo:
Uno dei momenti che mi ha colpito è stato l’arrivo a Riga: Il vedere tantissimi giovani provenienti da diversi paesi, il loro socializzare, il loro lavorare in squadra e il modo in cui competevano per vincere. Questo mi ha fatto riflettere ancor di più sullo spirito di gruppo , sull’importanza del lavorare assieme per raggiungere un obiettivo. Un’ esperienza che mi fa crescere e mi insegna che nella mia vita c’è sempre da imparare.
Martina:
Scenari così realistici da sembrare quasi veri che mi mettevano un po’ d’ ansia, questo è quello che mi ha colpito. Inoltre, anche se le squadre erano composte da ragazzi provenienti da varie parti d’Europa, “il linguaggio del soccorso” ci accomunava.
Aurora:
Il momento che più mi ha colpito è stato quando abbiamo preparato delle scenette raffiguranti le “ PARA OLIMPIADI” : un messaggio di speranza rivolto a tutti coloro che , nonostante siano colpiti da invalidità ,possono coronare il loro sogno atletico.
– Report paese sul volontariato nei paesi dell’Unione europea, impegno collaborativo di decine di organizzazioni partner che raccoglie dati disponibili sul terzo settore, definizioni e valori, normativa e approfondimenti sui centri e meccanismi per il supporto e la promozione del volontariato. http://www.spes.lazio.it/volontariatoeuropa/inglese/2Latvia.pdf
A Mirandola, le tende del campo Costa hanno sostituito le case di 300 persone. In apparenza contengonosolo letti dove riposare, in realtà sono “Camere Iperbariche”, dove ognuno liberamente può, nella suaintimità e con i suoi tempi, elaborare in sogno o in veglia, il vissuto personale del terremoto o quelloquotidiano, ricco di problemi e incertezze per il futuro. Sono luoghi sicuri dove si è protetti dalla minacciadi nuove scosse e dove ognuno cerca a modo suo di affrontare la realtà, risalendo lentamente in superficie,dagli abissi della paura e dell’angoscia, dove ci si è ritrovati, svegliandosi improvvisamente la notte del 20 Maggio mentre tutto intorno tremava. In questi piccoli microcosmi blu, ci sono 300 persone con le lorostorie uniche e personali, fatte di speranze infrante, certezze crollate, dubbi, gioie e dolori, unite per casoda un evento tanto terribile quanto naturale. Entrando in questi spazi protetti ci trovi beni personali cheraccontano le persone e che ricordano il loro passato, ma anche nuovi oggetti indispensabili al quotidiano,come lo spazzolino o il bagnoschiuma, che riconducono alla normalità di una casa, in un luogo anormalechiamato tenda. E’ allora che ti accorgi che queste tende sostituiscono veramente le case, riproducendonealmeno due ambienti: sono contemporaneamente camere da letto e luoghi di riunione e intimità dellafamiglia, lontano dagli sguardi e dalle orecchie. Fuori invece, passeggiandoci intorno, puoi incontrarepersone: bambini, adulti o anziani, che incrociano il tuo cammino, ti salutano, scambiano due chiacchere epoi proseguono, ognuno seguendo un sentiero preciso, che li porta in un luogo e verso uno scopo: i bagni,la mensa, il parco giochi, la segreteria, l’infermeria o l’uscita. Se poi ti fermi a pensare un attimo, potrestiimmaginare che ognuno di questi luoghi, che vengono raggiunti e vissuti tutti i giorni, in fondo, altro nonsono che la rappresentazione in scala maggiore di altri ambienti della casa, dove si passano le giornate, tuttiinsieme, con un unico obbiettivo comune: affrontare questo momento e superarlo. Tra le storie, che come Volontario e come Psicologo del campo Costa, mi capita di ascoltare tutti i giorni, cene sono alcune che mi hanno “colpito e affondato” più di una volta, sommergendomi sempre di emozioni.Una tra queste, parla di un ragazzo di 23 anni e coinvolge almeno altre 3 persone della sua età. Una di lorovive anche insieme al ragazzo, nel campo. Lui si chiama Antonio e ogni giorno si sveglia da circa due mesisotto il telo blu della sua tenda, saluta la sua ragazza e la madre di lei, con cui condivide gli spazi. Si prepara ed esce per andare a lavorare in una pizzeria.
E’ giovane, ma la vita spesso non guarda quanti anni hai eAntonio malgrado i pochi anni sulle spalle, dietro di lui ne ha già vissuti molti difficili, nei quali si è misuratocon tanti problemi e ora se ne è aggiunto uno nuovo, che si chiama terremoto. Il terremoto che ti rendeinagibile la casa è anche un terremoto che ti scuote all’interno, rendendo inagibili le emozioni e le sicurezzedelle persone e facendo crollare dentro di noi, i castelli costruiti sulla sabbia, come anche le fortezzecostruite sulla roccia. Antonio ha visto crollare alcuni dei suoi castelli interni e indebolirsi alcune delle suefortezze, ma nonostante tutto va avanti, senza mai perdere la rotta e sapendo sempre molto bene cosa sideve fare e cosa è giusto o sbagliato. Non è cosa da poco da trovarsi in un ragazzo cosi giovane, ed è ancorapiù sorprendente, se poi si viene a sapere che non è tutto. Tra i passi giusti che Antonio ha fatto e hasempre scelto di compiere fino ad oggi, c’è anche quello di decidere di affrontare i suoi problemi e ledifficoltà sempre di petto, senza mai scappare dalle proprie responsabilità. Cosi malgrado tutto, se oltre aiproblemi quotidiani si aggiunge anche il fatto che suo padre per cause di salute non potrà, per un certoperiodo, accudire il fratello costretto su una sedia a rotelle dalla “artrogriposi congenita multipla”, Antonio c’è, e si offre alla famiglia come sostegno, riuscendo a riorganizzare la sua vita e programmare uno spazio eun tempo per raggiungere il fratello che abita lontano, pur di stare con lui. Cosi, prima di tornare in tenda,dopo il lavoro, capita che lo vada a trovare, magari con la sua ragazza e la loro migliore amica, tutte le volteche può, perché le cose da fare per suo fratello sono tante e ci vuole qualcuno che le faccia. Quando Antonio decide di parlarmi meglio del fratello, lo fa con la fierezza che traspare da chi prova un grandeorgoglio per qualcuno che ama. Dalle sue parole e dai suoi racconti capisco il perché e scopro un’altrapersona speciale, vicina ad Antonio, che malgrado la sua disabilità guarda alla vita con coraggio, superandotutte le sfide con la forza, l’ironia e la sensibilità di una persona intelligente, che non si arrende al destino.Capisco meglio il legame che unisce questi fratelli, capisco meglio Antonio e mi rendo conto che anche lasua ragazza e la loro migliore amica, non sono solo un gruppo di ragazzi giovani e uniti che si voglionobene, ma forse significano e rappresentano qualcosa di più, di una semplice amicizia, nel grande e variegatocontesto di questa emergenza. Ne ho la certezza solo quando Antonio decide di farmi leggere una poesiascritta dal fratello, pochi mesi prima del terremoto. La leggo di un fiato e rimango a bocca aperta, poi miaccorgo che alcuni passi sono sottolineati e immagino che siano i preferiti da Antonio e chiedo conferma. Ineffetti ci sono andato vicino, ma non è tutto. Ognuno dei 4 passi sottolineati è il preferito di uno di loro.Allora scopro un progetto di 4 ragazzi, che ora più che mai, sentono il bisogno di sentirsi uniti e per questohanno scelto di farlo attraverso un simbolico tatuaggio. Ognuno di loro ha scelto un pezzo, preso dallapoesia, da scrivere indelebile sulla pelle, per portarlo sempre con se, non solo nel cuore e nella mente, maanche sull’avambraccio, per non doversi dimenticare mai il valore del loro legame, in ogni momento difficiledella vita. Questa storia mi ha fatto riflettere e ora vedo con accresciuto ottimismo al futuro di Mirandoladopo questo terremoto. Se ci sono ragazzi cosi, capaci di queste reazioni, non ci sono e non ci saranno maiterremoti o problemi abbastanza grandi che non si potranno superare. E se come credo, ci sono altri ragazzicosi, in questa comunità, allora le speranze di tornare presto alla normalità sono molte per gli Emiliani ingenerale e per tutti i mirandolesi in particolare, e gli ostacoli di fronte e da scavalcare diventano di colpoinsignificanti e molto più bassi del previsto.
di Kristian Talamonti
Su 4 ruote, di Antonio
SE MI VEDI IN GIRO GUARDI PRIMA LA CARROZZINA QUANDO INVECE DOVRESTI NOTARE CHI CI E’ SEDUTO DALLA MATTINA BENE ORA PUNTA I TUOI OCCHI VERSO I MIEI E PROVA A PENSARE CIO’ CHE VORREI…. VORREI BATTERE UN CINQUE CON UN AMICO MA NON POSSO FARLO, NON MUOVO IL BRACCIO, ALLORA SAI CHE FACCIO? FACCIAMO TESTA CONTRO TESTA ED UN PROBLEMA LO SCACCIO VORREI NON DOVER MAI DIRE NON CE LA POSSO FARE ED OGNI VOLTA CHE MI FERMO A PENSARE MI CONVINCO CHE ANCHE IO HO QUALCOSA DA DARE SO QUANTO LA MIA VITA PUO’ VALERE E CERCO OGNI GIORNO DI NON CADERE SORRETTO DAGLI AMICI CHE AMO VEDER FELICI VADO AVANTI SAPENDO CHE SARANNO LORO A CUCIRMI LE CICATRICI NON BADO AI PROBLEMI, NON SAREBBE VITA IO LEI ME LA GODO FINCHE’ NON E’ FINITA. E MENTRE TU TI CHIEDI PERCHE’ RIDO SEMPRE IO MI GODO UN ALTRO ATTIMO ALTRIMENTI QUESTO SFUGGE E DOPO CHI LO PRENDE UNA VITA SU 4 RUOTE RIEMPIENDO GIORNATE VUOTE GIORNI BELLI DA RICORDARE ALTRI DA NON AUGURARE NON SARA’ SEMPLICE STA VITA, ANZI SARA’ COMPLICATA MA SICURAMENTE NON SPRECHERO’ MAI NEMMENO UNA GIORNATA I PRIMI 3 ANNI LI HO PASSATI IN OSPEDALE, CON DEI DOTTORI CHE MI VOLEVAN SISTEMARE, MA… NIENTE DA FARE QUALCUNO PROPOSE A MIO PADRE DI FARMI UNA SIRINGA PER NON FARMI SOFFRIRE, MA MIO PADRE RISPOSE INIZIA A SCAPPARE O TE NE POTRESTI PENTIRE IO LUI LO RINGRAZIO MI HA DATO SPAZIO MI HA DATO MODO DI GODERMI OGNI MOMENTO PORTANDO AVANTI OGNI MIO PENSIERO SENZA TENERMELO DENTRO EH GIA’, UN PASSATO DA CANCELLARE, QUALCUNO DA NON AMARE MA DUE ALI PER VOLARE CONVINTO CHE SI POSSA FARE PERCHE’ BASTA VOLERLO E COSI E’ SE MI PARE NON MI VEDRAI MAI STRISCIARE, NEMMENO LO SO FARE PIUTTOSTO NOTERAI SEMPRE UN SORRISO SUL MIO VISO PERCHE’ COSI E’ LA MI VITA E COSI HO DECISO QUINDI RIDI QUANDO MI VEDI GIRARE SU STE 4 RUOTE E PENSA CHE QUESTA E’ SEMPLICEMENTE UNA MIA DOTE POI C’E’L’AMORE,GIA’, PERCHE’ ANCHE IO HO UN CUORE QUESTO SENTIMENTO PER QUALCUNA L’HO PROVATO MA AIME’ NON SON MAI STATO RICAMBIATO A 21 ANNI E’ UN PO’ DIFFICILE TROVARE UNA CHE VUOLE STAR CON ME MA CHISSA’, FORSE UN GIORNO LA TROVERO’ QUELLA CHE SARA’ TUTTO PER ME SO CHE SARA’ MOLTO DIFFICILE ANCHE SE SON CONVINTO DI AVER TANTO DA DARE PERCHE’ NON POSSO PENSARE CHE PER ME NON CI SIA MODO DI AMARE QUEL CHE HO DA DARE NON E’ NULLA DI MATERIALE MA SICURAMENTE IN AMORE UNO SGUARDO O UNA PAROLA DI PIU’ VALE E PUO’ FARTI VOLARE, COLMANDO TUTTO ANCHE IL BENE MATERIALE TROVERO’ UNA DONNACHE MI STARA’ SEMPRE ACCANTO UNA CHE MI DIRA’ TU PER ME NON SEI UN PESO ANZI DI TE MI VANTO E LE RISPONDERO’ CHE LEI è LA MIA UNICA RAGIONE DI SORRISO O DI PIANTO GIA, PERCHE’ ALLORA AVRO’ VINTO SOLO ALLORA AVRO’ COMPLETATO IL MIO DIPINTO PER ORA MI ACCONTENTO DEI SORRISI DI VOI RAGAZZE RIDENDO OGNI VOLTA CHE VI VEDO FAR LE PAZZE ED ASCOLTANDO OGNI VOSTRA SINGOLA PAROLA PROVERO’ PIACERE QUANDO NE TROVERO’ UNA CHE VI CONSOLA UNA VITA SU 4 RUOTE RIEMPIENDO GIORNATE VUOTE GIORNI BELLI DA RICORDARE ALTRI DA NON AUGURARE NON SARA’ SEMPLICE STA VITA, ANZI SARA’ COMPLICATA MA SICURAMENTE NON SPRECHERO’ MAI NEMMENO UNA GIORNATA
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
Terremoto: io non rischio
Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).
Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi:
La nuova cucina del campo di Novi donata da Ali Group
24 luglio 2012 – E’ stata inaugurata questa mattina la nuova cucina del campo di Novi di Modena, donata dal gruppo Ali Group ad Anpas. Un container lungo più di sei metri, contenente una cucina attrezzata con apparecchiature specialistiche in grado di soddisfare una elevata domanda di pasti in tempi brevi. Una donazione importante e di grande aiuto per offrire un servizio sempre più puntuale e veloce all’interno del campo.
L’ingegnere Oscar Imazio, di Ali Group, presente all’inaugurazione, rivolgendosi ai volontari ha dichiarato: «Questa donazione è l’espressa volontà della proprietà di Ali Group. Dico solo grazie all’Anpas: vi ho conosciuti in questa occasione e credo che siete uno di quegli esempi da prendere, anche in Europa. Vi ho visto entusiasti, vi vedo organizzatissimi. Grazie al supporto che date a tutti e spero che le nostre cucine riusciate a fare un po’ meglio ma siete già capaci da soli». Ali Group ha allestito la cucina portanto attenzione anche alle caratteristiche che una cucina da campo deve avere per permettere ai volontari di lavorare in sicurezza: dai pavimenti antisdrucciolo, alle pareti rei, fino a tutte le sicurezze riguardanti il gas e l’impianto elettrico.
Fausto Casini, Presidente Nazionale Anpas: «Quando parliamo di noi diciamo che non conta che lo facciamo gratis, conta che lo facciamo bene. È una cosa che ci distingue: non vogliamo la medaglia della gratuità: lo facciamo gratis perché ci piace farlo. E quando facciamo i volontari dobbiamo essere preparati: una ditta seria, come Ali Group ha scelto noi ed è un riconoscimento della qualità del nostro lavoro. La cucina per noi è il cuore delle nostre attività al campo. Si parlano mille dialetti dietro i fornelli ed è la nostra forza». Poi rivolgendosi ai volontari «Il terremoto è l’energia potenziale che nel tempo si immagazzina sotto terra aumentando la sua forza che tutto in un colpo si irradia, si trasforma in energia cinetica e provoca una rottura della crosta terrestre. Questa energia che esce, va da qualche parte e purtroppo va addosso alla gente. L’energia può essere quella del terremoto e può essere quella che usate voi quando fate qualcosa di buono per gli altri. Questa dovrebbe essere la differenza che dovrebbe fare l’uomo quando usa l’intelligenza: incanalare questa energia per fare cose positive che fanno bene agli altri».
Dario Zenoni, assessore alle politiche sociali del Comune di Novi ha dichiarato: «Il sisma del 29 maggio ci ha cambiato la vita anche a noi. Prima del 29 facevamo donazioni come alimentari, abbigliamento a Mirandola perché ci sentivamo fortunati. Colgo l’occasione per ringraziare Anpas perché il sisma è arrivato il 29 e Anpas la sera era già qui: alle due di notte avevano già messo le persone nelle tende. Quindi è stato un servizio ottimo per i nostri cittadini. Anche l’Amministrazione si è trovata a che fare con persone che ci hanno dato dei consigli per gestire l’emergenza: avere delle persone che hanno avuto esperienze precedenti in situazioni del genere ci ha dato una grossa mano. Ringrazio anche Ali Group. Grazie a tutti per tutto quello che fate».
Andrea Ursillo, funzionario Dipartimento Protezione Civile, Ufficio I Volontariato: «Non riesco a dimenticare quello che avete fatto per portare la cucina dell’Anpas a Monterosso: una situazione drammatica, dove non ci si riusciva ad arrivare. Avete mosso mari e monti, anche la marina: l’avete montata sugli scogli e avete dato assistenza alla popolazione. Se non ci foste stati voi, nessuno ci sarebbe stato. Io non mi meraviglio quando sento gli elogi nei confronti del volontariato. Nel giro di poche ore, ancor prima delle strutture delle istituzioni, i volontari sono presenti. Come fanno? l volontari sono da per tutto. Seminiamo un bagaglio di valore e costruiamo sensibilità e il corrispettivo è dato da queste donazioni».
Nel campo di Novi di Modena, dal 29 maggio si sono avvicendati 547 volontari provenienti da 161 pubbliche assistenze di tutta Italia, 134 mezzi. Attualmente risiedono al campo 278 cittadini e 30 volontari
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
Terremoto: io non rischio
Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).
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Pubblichiamo il report scritto da Rita Ciccaglione, antropologa, a Mirandola
Arrivo a Mirandola il 6 giugno e ci rimango per tre settimane di fila. Quando giungo alla stazione ho un indirizzo tra le mani a cui devo arrivare, ma non so come fare. È il deserto, se non per una coppia lì davanti. Chiedo a loro e lei mi dice che mi ci porta in auto al Campo Palazzetto, zona Piscine. Salita in macchina, partiamo e la donna mi chiede da dove vengo, se sono una volontaria. Le spiego che sono un’antropologa, che cerco di capire e studiare l’impatto sociale di un terremoto e le risposte culturali che esso può innescare. Le dico che sono Irpina, che sono stata a L’Aquila. Mi chiede se a L’Aquila si sono ripresi, lei sa di no e sono passati tre anni. Mi chiede quanto c’è voluto in Irpinia quando le dico che anche lì nell’80 c’è stato un terremoto distruttivo. E io metto da parte la mia rabbia per l’Irpinia e il mio spirito critico per L’Aquila e le dico che “le cose non sono proprio andate benissimo, ma che dipende sempre dal contesto”. La donna che ha 34 – due più di me – e una bambina di otto mesi, mi dice che abitava in centro storico, che anche i suoi genitori, che le loro case sono andate perse, tutti i risparmi di una vita, che sono tre settimane che stanno dormendo fuori nel cortile di un’altra casa che aveva il suo compagno, che hanno paura di entrare, paura che non si rialzeranno più, che questa cosa nella vita non passerà mai. Questo è l’inizio della mia esperienza di campo a Mirandola che l’Anpas nazionale, ricevendo la mia richiesta di un appoggio logistico, mi ha permesso di compiere. Ed è da qui, da antropologa, che provo a restituire qualche piccolo elemento di analisi. Sebbene la mia osservazione non si sia concentrata esattamente su questo, cioè sulla perdita dello spazio di vita intimo e privato della casa, riflettere su tale questione mi ha aiutato a comprendere un terremoto che da subito ho definito invisibile. Invisibile perché, arrivata a Mirandola, la delimitazione della zona rossa non mi permette di constatare visivamente i danni. Questa è stata creata intorno all’anello di circonvallazione esistente e in essa non si capisce cosa sia agibile e cosa no. L’impressione è che tale delimitazione sia stata creata seguendo il perimetro urbanistico preesistente e non nella reale esigenza di una sicurezza rispetto a crolli o altre problematiche legate all’agibilità degli edifici. La prima volta che circumnavigo la zona praticamente non riesco a vedere nulla, quasi non capisco se ci siano effettivamente dei danni.
Non che sia alla ricerca di macerie, ma per esperienza sono abituata ad altro, a edifici collassati e a tamponature scoppiate che ti fanno entrare con l’occhio in casa della gente senza essere invitata. Poi una mattina sento la cartolaia da cui vado regolarmente a comprare il giornale dire al telefono che la scuola elementare è crollata. La scuola elementare è a poche centinaia di metri e il crollo riguarda parte del tetto. Inizio a pensare che ci sia una drammatizzazione in atto degli effetti, dovuta all’altissima vulnerabilità psico-sociale della popolazione di fronte all’evento. La totale mancanza di percezione del rischio sismico che caratterizzava la situazione presisma ha esponenzialmente amplificato l’impatto dell’evento a livello emotivo e simbolico.
Così mi decido a chiedere una visita in zona rossa. Ho la fortuna di avere a che fare con un ufficio stampa comunale molto disponibile. Ho la possibilità di parlare un secondo con il sindaco e di spiegargli le mie impressioni e l’esigenza di verificare le trasformazioni che il terremoto ha provocato sullo spazio abitativo. Ho il permesso di entrare in quanto antropologa. La visita alla zona rossa la faccio con una coppia mirandolese che mi fa da guida per orientarmi negli spazi della città e un vigile del fuoco di Milano che ci scorta. Le chiese sono davvero collassate e i monumenti effettivamente danneggiati a vista. Il vigile mi spiega che molte case erano malandate e ci sono crolli interni. Molti edifici hanno danni strutturali e vanno demoliti. È ancora il terremoto invisibile un terremoto che non sembra, ma c’è.
Chiacchierare con le persone nei bar, nei campi spontanei o nella tendopoli dell’Anpas a Piazzale Costa, dove mi è stato data la possibilità di entrare come osservatrice esterna, mi conferma le idee acquisite. Riporto una frase segnata sul mio taccuino e pronunciata da una donna di mezza età: “Anche se le case non sono effettivamente crollate il centro è stato chiuso tutto, quindi la gente comunque non ha la possibilità di accedere alla propria casa. Una ragazza che non vive a Mirandola, ma la lavora qui da molti anni mi concede un’intervista e mi dice al riguardo: “Per loro anche avere un tetto danneggiato è un crollo. Tante persone sono terrorizzate. Una crepa che non è un danno strutturale per loro significa mancanza di sicurezza. Io dubito che si rendano conto della differenza. Non erano abituati a pensarsi come zona sismica. Qui i terremoti si sono sentiti sempre come le ondate degli altri, ma cose minime. Qui non erano preparati sotto nessun punto di vista. Mai nessuno qua ha detto che era zona sismica o che ci fosse la possibilità. Questa è la cosa che li ha destabilizzati di più. Avrebbero potuto pensare a qualsiasi altra cosa, perfino che venisse fuori il Po, ma non a un terremoto. Qui anche gli anziani dicevano che se pure fosse venuto un terremoto non succedeva niente perché è un terreno misto, con la sabbia, paludoso, l’acqua che attutisce. Saranno leggende. Ora c’è gente che dice che la faranno diventare zona sismica perché c’è stato il terremoto”.
Pian piano si aprono però altri spiragli di lettura. Un ingegnere in merito alla questione mi dice: “I VVFF mi hanno detto che a L’Aquila hanno visto le case in briciole e qui no. È vero che qui non c’è il collasso. Le case sono lesionate, non collassate. Non c’è crollata addosso la struttura, hanno tenuto, ma da lì ad essere abitabili. Ritornare in una casa che sia crollata completamente e non puoi o ritornare in una casa che abbia delle lesioni gravi non c’è poi tanta differenza. Dire è crollata è un’esagerazione però non è abitabile e quindi poco cambia nella condizione delle persone. La casa non è disponibile”.
Più tempo permango a Mirandola, più parlo con le persone e più comprendo che perdere casa non significa esclusivamente perdere quattro mura che ti ospitano. Abitare non significa solo questo, ma intrattenere relazioni valide con il proprio ambiente. Perdere fiducia nello spazio che scegli di abitare, in cui ti senti sicuro è un’esperienza dilaniante. Molti mirandolesi pur non avendo gravi danni alle abitazioni preferiscono dormire in tenda fuori casa. Nasce così il fenomeno dei campi spontanei, pratica dettata dalla paura più che da una reale esigenza. Una donna che ha scelto questa soluzione e con cui mi fermo a parlare mi dice: “Non rientro perché ho paura. Ci sono delle crepe, ma sono venuti a controllare e ci hanno detto che le case sono agibili. Nel condominio siamo otto appartamenti ed è vuoto. Fuori le scosse si sentono di meno, i casa molto di più. Dopo aver dormito in macchina dopo la prima scossa. Eravamo rientrati, ma la seconda è stata peggio. Già la prima aveva buttato giù mobili e oggetti. La paura è quella di rimanere schiacciati da qualcosa e dalla casa stessa. In casa si sente di più. Poi si sente dire che arriveranno altre scosse e questo non tranquillizza. Ma se non riusciamo a sentirci tranquilli noi, sicuri non è che si rientra in casa”.
Un’altra da poco rientrata in casa mi esprime le sue paure in merito: “Mio marito che era dentro il 29 si è visto ballare l’armadio e gli ha dato turbamento. Vedendola questa cosa ti preoccupi, poi storie di persone che hanno avuto armadi e librerie caduti. Io sono tornata in casa, ma non dormo nella stanza dove ho l’armadio, dormo in una stanza senza niente. C’è solo il letto. Per precauzione”.
Ristabilire il contatto con il luogo che ti ha tradito significa elaborare risposte emotive e cognitive, rielaborare le mappe mentali che erano diventate abituali nella fruizione di tale luogo. Una donna mi racconta la sua esperienza.” Quando entri a casa tua la prima volta è tremendo perché vedi tutto spostato, tutto per terra. Rimetti a posto e butti i cocci e ti guardi attorno e vedi che ci manca qualcosa, qualche pezzo. Ma la seconda ha rotto ancora di più e pensi a chi te lo fa fare di rimettere a posto. Io ho iniziato da poco, un po’ alla volta. Guardi la sedia dove leggevi, il letto dove dormivi e pensi se riuscirai a trovare la tranquillità e la serenità che trovavo prima. Era il mio mondo, adesso la sedia l’ho messa vicino alla porta e non riesco a leggere su. Le orecchie sono tese a ogni rumore. È molto difficile riprendere a vivere l’ambiente come facevi prima. Prima la casa era un rifugio, era tua, era sicura, contro le intemperie, ora non è nemmeno quelle. Si ripensa ai rumori. Lei te li fa vivere. Non la vivi più come un rifugio, quasi come una prigione”.
La casa che fino all’arrivo del terremoto era un luogo di protezione diventa per effetto dell’evento catastrofico una potenziale trappola. Di fronte a questo improvviso e necessario cambiamento degli schemi di lettura del proprio ambiente l’uomo attiva tutte le risposte che è in grado di produrre per non cedere al ruolo di vittima. Si sviluppa nei primi momenti un rapporto contraddittorio con la casa come spazio intimo della propria vita. Da un lato essa ha negato la protezione da sempre offerta, ma cedere alla tentazione dell’abbandono significherebbe ledere la propria capacità di agency, la propria capacità di scelta e di azione. Mi dice una giovane donna: ” Poi bisognerà conviverci perché io ad andar via proprio non ci penso… Perché non l’ho scelto, non sono io che sono voluta andare via. Può distruggere quello che gli pare, ma io qua ho un progetto. Io ho scelto di abitare in quella casa con mio marito. È un progetto che ho creato in questi anni”.
Chi rimane fuori casa con una tenda ha paura, ma anche la necessità di proteggere se stesso e il suo progetto di vita proteggendo la propria casa. Si sviluppa una forma di presidio che è innanzitutto presidio alla vita che nella casa si svolgeva sino al momento del sisma. Afferma una donna con cui mi fermo a chiacchierare una mattina nel caldo mirandolese: ” Chi aveva la casa si è arrangiato con le tende fuori casa. Ha voluto rimanere fuori casa, esserci, essere lì, con la casa. Se no è l’abbandono totale, voglio controllarla non abbandonarla definitivamente, se no è come dire ho perso tutto. Averla lì mi bastava, non era crollata, anche se tutte le cose sono dentro e non è più la stessa”. Questa forma di presidio mi viene ulteriormente chiarita da un signore che si lascia intervistare davanti ad un caffè: “Vado spesso a casa mia. Entro nella zona rossa senza i VV FF. Vado a vedere se qualcuno mi entra in casa di notte. Ci vado tutti i giorni. A me non fa soffrire il fatto che sia chiusa, è anche una questione di sicurezza e di rischio. Quello che mi fa star male è il silenzio, il fatto di non vedere nessuno, vedere queste vie abbandonate, queste vie morte. Quello che mi fa star male è entrare in casa mia e vedere questa casa abbandonata. Tu vai a lavorare al mattino e torni la sera, la casa è rimasta chiusa, ma è una casa che ti accetta, che è viva, che ti sta aspettando. Tu stai viva sette giorni al mare e comunque è una casa che ti accoglie. Adesso questa casa ti rifiuta, è una casa morta, abbandonata, una casa violata. È tutto a terra. È casa mia, però prima di ritornare ad avere un rapporto con la mia casa ci vorrà del tempo perché questa casa… Non c’è più l’odore di casa tua, c’è un altro odore. C’è l’odore della polvere che è entrata, delle altre case che sono cadute, della frutta che è marcita, odori che non avrei mai sentito nella mia vita, quando ero uguale a te”.
Di fronte a questa vulnerabilità consapevolmente esperita si sviluppa un innalzamento della percezione del rischio che si traduce in comportamenti concreti. Essi possono riguardare la fruizione interna dello spazio casalingo come sottolinea una donna dicendomi: “Anche sull’attenzione di come ti muoverai nella casa, di come disporre i mobili o apporre pensili e mensole alle pareti, sul letto. So già che volevo fare alcune cose che adesso non farò… Penserà a un arredamento sicuro, a capire quali sono i punti sicuri in casa mia… Imparare da questo è importante…”. Più generalmente un’acquisita percezione del rischio si traduce in una maggiore attenzione dei modelli costruttivi da applicare sul territorio: “Poi ho maturato subito la convinzione che qui bisogna cambiare tutto: la casa è agibile, ma non è antisismisica. O io mi do una casa antisismica o non potrò mai vivere tranquilla qua. Questa zona è sismica, altamente sismica, perché questo terremoto non è stato mediocre, quindi dobbiamo costruire al meglio. Si guardava all’aspetto estetico e non alla sostanza della costruzione prima. Una parvenza di cose confortevoli, ma labili. Io sto pensando alla costruzione di una nuova casa, perché non potrò vivere bene nella vecchia. Noi possiamo continuare a vivere qui, ma dobbiamo darci delle strutture sicure, a partire dagli edifici pubblici. Dobbiamo cambiare tutto, altrimenti vivremo con l’ansia”.
Tornare alla normalità, cioè tornare a fruire lo spazio dell’abitazione come proprio, come luogo di protezione e sicurezza, in cui è possibile spendere le proprie abitudini è comunque un processo graduale. Come mi fa notare una donna esprimendo il suo desiderio di vita normale: ” Tornare a perderti… Prima la mattina sceglievi i vestiti nell’armadio, adesso prendi le due cose che capitano e te le metti. Non stai a perdere tempo davanti all’armadio perché pensi che potrebbe accadere proprio in quel momento. Poi man mano che le scosse calano potremo pensare che è passata, ma certe cose rimarranno”.
E a me viene in mente un pezzo di Ernesto de Martino che leggevo quando iniziavo a lavorare sul terremoto aquilano: “Quando gli uomini non sono al loro giusto posto. Ma non soltanto gli uomini non sono al loro giusto posto, ma anche gli alberi, le case -in generale tutte le cose. Ha avuto luogo un cambiamento. (…)Gli uomini non hanno più le loro cose con sè e le cercano. (…) Essi vogliono riavere le loro cose e la loro patria. Il bel mondo non si può ricomporlo in modo giusto. Il mondo di prima non c’è più, il bel mondo. (Ora com’è?) Mutato. (Che cos’è mutato?) Le case, le strade. Il globo terrestre è rimpicciolito, i monti non ci sono più. Essi più non sanno dove passano i confini. Il mondo è più piatto. Gli uomini non sono più a loro agio, sono spaesati. Anche io non sono più al posto giusto. (Qual è il posto giusto?) Dove si è a casa. (…) (Quando andranno meglio le cose nel mondo?) Quando essi riavranno le case, quando saranno di nuovo a casa loro (avranno il loro ambiente domestico nel luogo giusto). Quando tutto tornerà in ordine”[1].
[1] E. de Martino (a cura di C. Gallini), La fine del mondo, 1977 (2002), Einaudi
Rita Ciccaglione, laureata in Discipline Etno-Antropologiche. Si occupa principalmente di antropologia dei disastri, del territorio e del patrimonio. Da circa tre anni si interessa alla gestione, fruizione e rappresentazione delle dimemsioni spazio-temporali oltre che delle relazioni sociali in situazioni legate a catastrofi naturali con attività di osservazione sul campo e analisi negli ultimi episodi sismici in Italia. A L’Aquila la ricerca si è focalizzata sull’analisi degli spazi delle tendopoli come luoghi istituzionali e istituzionalizzanti e su quella del mercato storico cittadino con una particolare attenzione alle dinamiche di narrazione e rappresentazione di esso in quanto luogo pubblico. Ad Avellino, città natale, l’analisi si è invece concentrata sulla memoria istituzionale del terremoto del 1980 cercando di comprendere le strategie e le tattiche attraverso cui essa si è prodotta tanto a livello nazionale quanto su quello locale. Inoltre, nello studio della memoria pubblica particolare rilievo hanno avuto i cosiddetti luoghi di memoria. Attualmente si propone di osservare in Emilia il tipo di connessione che possa emergere tra la gestione dell’emergenza che delimita istituzionalmente lo spazio, il tempo e le relazioni tra le persone e i meccanismi di costruzione che interessano il passato come memoria e il futuro come resilienza, entrambi collettivamente intesi. Gli elementi che si intendono osservare sono, da un lato l’abitare nelle tendopoli e nelle zone colpite dal disastro, dall’altro le modalità di rappresentazione che la popolazione sviluppa nei confronti del sisma, come frattura dello spazio e del tempo, delineando quei luoghi che sono veicolo di memoria e identità collettiva, monumenti e centri storici.
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
Terremoto: io non rischio
Clicca per ulteriori descrizioni dell’iniziatva promossa da Protezione Civile e Anpas, in collaborazione con INGV e ReLUIS (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).
Scarica il materiale di “Terremoto-Io non rischio”, prodotto nell’ambito del progetto Edurisk con la collaborazione di Giunti Progetti Educativi:
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
Terremoto: io non rischio
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“Non caricate sulla vostra schiena tutto il dolore che incontrerete: non cercate di strafare ma siate soltanto voi stessi: sarà più che sufficiente. Tornate con la divisa sporca e l’anima pulita”.
Con queste parole un collega, un amico, un volontario ci aveva augurato buon servizio alla vigilia della nostra partenza per il Campo di Mirandola.
Noi, Fabio ed Elena, marito e moglie e volontari Anpas da Aprile 2009, da quando, ancora individualmente, abbiamo sentito l’irrefrenabile istinto di correre in soccorso dei terremotati Aquilani. Noi, che quell’istinto non lo abbiamo mai perso e ci ha permesso di crescere come individui, come soccorritori ed ultimo, non per importanza, ci ha anche fatti conoscere ed innamorare. Noi e quell’istinto che non si può spiegare: quello che solo un volontario sa cosa sia e cosa intimamente rappresenti.
Siamo rientrati dal campo Costa di Mirandola dove abbiamo trascorso sette indimenticabili giorni: una settimana intensa che lascia nel cuore e nell’anima un ricordo dolce ed amaro allo stesso tempo. Dolce come lo sguardo dei bimbi del campo, dolce come il suono di un “grazie”. Amaro come la polvere che respiri nell’aria, amaro come la paura che leggi negli sguardi degli ospiti del campo.
Abbiamo cercato di essere un pezzetto di ognuno dei volontari che conosciamo e con i quali affrontiamo ogni giorno la vita associativa. Ne abbiamo conosciuti altri da tutta Italia, persone genuine, volontari veri, Maestri D’Umanità.
Siamo stati felici ma anche profondamente tristi: tristi per chi, alle tre e mezzo di notte, usciva per andare a lavorare e, passando davanti alla porta carraia, sorridendo, ci dava il buongiorno, cercando di riprendere una normalità che è ancora un traguardo lontanissimo. Tristi per chi ci chiedeva una bottiglietta di acqua fresca ma i frigoriferi non facevano in tempo a fare il loro lavoro. Tristi per chi, all’inizio, ci guardava con diffidenza e, alla fine, ci ha abbracciato piangendo: in un abbraccio pieno di gratitudine, in un abbraccio che voleva dire speranza, amore, comprensione.
Ci sentiamo però, sopra ogni cosa, dei privilegiati. Privilegiati nel poter essere stati d’aiuto ma, soprattutto, privilegiati nell’aver toccato con mano cosa significhino le parole “ forza” , “determinazione”, “coraggio”. La forza, la determinazione ed il coraggio che solo gli ospiti del campo potevano insegnarci. Un insegnamento che vale più di mille teorie. Privilegiati nelle lacrime che scendevano quando, alla partenza dal campo, abbiamo salutato gli ospiti con le nostre sirene. Privilegiati nel rientrare alle nostre attività quotidiane con una consapevolezza in più: quella di credere fermamente nelle persone e nel loro valore.
La nostra divisa è tornata sporca ma, per mille altre volte ancora, vogliamo pulirci l’anima
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
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Terremoto: io non rischio
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…passo e ripasso i momenti della settimana passata al campo Costa di Mirandola,dai momenti più simpatici e tragicomici alle situazioni di estrema delicatezza in cui a fare i conti eran le sensibilità e lo spirito d’umanità d’ognuno,d’ogni singola unicità … e come pensiero fisso mi ritorna il nobile valore del servizio, il mettersi accanto gli uni gli altri in un unica direzione: la strada del Bene e della Speranza. Del Bene che, come un genuino seme, lo si lascia germinare sì su fertili terreni che sull’aridità che fa parte della quotidianità..nei tempi e nei modi che non sempre ci son chiari e comprensibili… E della Speranza che alimenta il nostro esser uomini di buona volontà,vivi del presente ma soprattutto fiduciosi che il buon operato sia stimolo per cio’ che verrà… continuate a mantenere la vostra unicità,misurandovi con l’Amore che inonda le vostre vite ogni giorno … mi resta un ultimo augurio (che solo un arabo può spiegarvi per bene 🙂 ) …. SALAM !!!
-Francesco Cantatore, della pubblica assistenza Sermolfetta
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
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Terremoto: io non rischio
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Sette giorni vissuti intensamente, consapevole del fatto che la segreteria è il cuore dell’attività e l’imbuto verso il quale converge ogni richiesta, ogni necessità ogni esigenza del campo.
Sabato 23 al mio arrivo, insieme a Nello e Silvia, abbiamo ricevuto le consegne dai volontari che ci hanno preceduto. Eravamo spaventati dalla grande mole di cose che ci sono state dette e temevamo di non essere all’altezza. Con Nello e Silvia ci siamo intesi subito e senza bisogno di parlarci ci siamo divisi i compiti in modo naturale: Nello agli ordini e al protocollo, Silvia e io al programma che gestisce la colonna mobile e tutto quello che gli ruota intorno. L’intesa è stata subito perfetta e questo è stato il nostro punto di forza.
Da subito abbiamo iniziato a far fronte alle esigenze quotidiane: c’è da ordinare il pane, i pasti per i celiaci… Poi bisogna fare una scheda di intervento per la squadra che esce per un servizio esterno. Nel frattempo l’ambulanza deve uscire per una emergenza, prendi i nomi dell’equipaggio. Squilla il telefono: è il COC richiede i dati dei presenti e dei volontari. È necessario imparare in fretta dove sono i raccoglitori con i documenti di registrazione e archiviazione, la rubrica con i nomi, gli appunti delle procedure.
Entra Sabrina l’infermiera del Posto Medico Avanzato (PMA): ci porta l’elenco delle medicine da ordinare, dobbiamo scrivere i nomi di tutti i referenti del campo, bisogna inserire tutte le schede dei volontari registrati in ingresso ed i loro mezzi. Dove è il modulo per la distribuzione delle radio? Ci chiamano da fuori. Vieni c’è una donazione da registrare. Il caldo aumenta il ritmo diventa vertiginoso. Il campo e i cittadini che lo vivono non possono attendere. Anche Laura e Simona, alla segreteria della popolazione, lavorano a ritmi serrati
Quando pensi di aver fatto tutto, ti accorgi che bisogna ordinare le bombole del gas. Poi domani c’è la ditta della disinfestazione. C’è da fare i turni per la sorveglianza: bene abbiamo fatto anche questo. Non è finita: i bagni sono intasati e bisogna chiamare l’autospurgo. Inviare l’elettricista alla tenda numero 3. Mercoledì bisogna ritirare tutta la biancheria da letto e portarla a lavare. Poi arriva la AUSL per il controllo della cucina. Incaricare i volontari deputati di fare il carico e scarico quotidiano dei magazzini.
Orario non stop dalle 7,00 alle 24,00 con turni alternati tra di noi per colazione pranzo e cena. Qualche numero della nostra settimana: oltre 40 interventi inseriti, 80 protocolli registrati, innumerevoli messaggi di chiamata via radio alla logistica, all’elettricista, alla cucina, al magazzino e al capocampo.
Tutto questo sempre con tanta voglia di fare e sempre col sorriso sulle labbra, al servizio di tutti.
Abbiamo cercato anche di prevenire le necessità e le richieste in maniera tale che quando sorgeva il bisogno effettivo c’erano già le condizioni per soddisfarlo. Insomma si è fatto di tutto e di più: il miglior corso di formazione che ci poteva capitare.
Ringrazio per la esperienza condivisa Nello e Silvia ma in generale tutto il 5° contingente che ha operato al Campo di Novi del quale serberò un ricordo indelebile. A presto
Durante il terremoto • Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli • Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso • Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire • Se sei in auto, non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami • Se sei all’aperto, allontanati da costruzioni e linee elettriche. Potrebbero crollare
• Stai lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti • Stai lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami • Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale. Bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli • Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere per non intralciare i soccorsi Dopo il terremoto
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di soccorso • Non cercare di muovere persone ferite gravemente. Potresti aggravare le loro condizioni • Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci • Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti addosso
Prima del terremoto • Informati sulla classificazione sismica del comune in cui risiedi. Devi sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza • Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce. Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto
• Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti. Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso
• Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti
• A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza. Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza
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